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calvi-roberto-bigAssoluzioni confermate per Carboni, Calò e Diotallevi
di Maria Loi - 18 novembre 2011
Roma. Senza colpevoli l’omicidio di Roberto Calvi. Assolti in via definitiva Flavio Carboni, Pippo Calò ed Ernesto Diotallevi. Con il rigetto della Prima sezione penale della Cassazione non ci sarà la riapertura del processo sollecitata dal pm Luca Tescaroli, che aveva accusato Carboni, Calò e Dioltallevi  di aver organizzato la morte dell´ex presidente del vecchio Banco Ambrosiano “per punirlo di essersi impadronito di notevoli quantitativi di denaro appartenenti a organizzazioni criminali”.

Dalla vicenda erano già usciti di scena, con sentenza di assoluzione passata in giudicato, Silvano Vittor e Manuela Kleinzing.
Per anni la tesi del suicidio è stata contrapposta a quella dell´assassinio. E soltanto il 7 maggio 2010 la Corte d´Assise d´appello di Roma ha sancito che Roberto Calvi “è stato ucciso”.
I magistrati hanno scritto con chiarezza che “Cosa Nostra impiegava il Banco Ambrosiano e lo Ior come tramite per massicce operazioni di riciclaggio”.
Quanto ai possibili mandanti del delitto, i giudici d'appello avevano ritenuto che in tanti avevano a cuore l'eliminazione del banchiere “dalla mafia alla camorra, alla P2, allo Ior e ai politici italiani (beneficiari delle tangenti o interessati a cambiare l'assetto del Banco Ambrosiano o a mutare gli equilibri di potere all'interno del vaticano)”. Persino i servizi segreti inglesi, “essendosi acclarato che Calvi aveva, tra l'altro, finanziato l'invio di armi in Argentina durante il conflitto per le Falklands”.
Nel ricorso in Cassazione il pm Tescaroli - con 130 pagine di motivazione - aveva messo in evidenza le numerose falsità che, a suo avviso, erano emerse dagli interrogatori di Carboni che, tra l'altro, all'epoca del delitto si trovava a Londra nello stesso hotel, il Chelsea Cloister, dove alloggiava Calvi. Secondo il pm, Carboni - finito recentemente sotto inchiesta nell'indagine sulla cosiddetta loggia P3 - aveva un movente in quanto “la soppressione del banchiere gli avrebbe assicurato l'impunità per i delitti di bancarotta del Banco Ambrosiano e di riciclaggio in cui era coinvolto”.
Solo tra un mese si conosceranno le motivazioni in base alle quali la Suprema Corte ha deciso di mettere una pietra tombale sulla possibilità di fare luce sul caso Calvi uno dei tanti misteri della storia del nostro Paese.

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