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di-vincenzo-pietro-webL’ex presidente di Confindustria sottraeva soldi ai suoi impiegati
di Maria Loi - 15 novembre 2011
Caltanissetta. Condanna pesante per l’imprenditore nisseno Pietro Di Vincenzo. L’ex presidente dell’Ance Sicilia e Confindustria Caltanissetta è stato condannato a dieci anni di reclusione per avere estorto i suoi dipendenti.


La sentenza è stata emessa dal Tribunale di Caltanissetta, presieduto da Giacomo Montalbano (giudici a latere Carla Aurora Valenti e Valerio Sasso), che ha condannato l’imprenditore anche all’interdizione dai pubblici uffici. Dovrà risarcire anche i sindacati Cgil, Cisl e Uil che si sono costituiti parti civili.
Arrestato nel febbraio 2002 nell’ambito dell’operazione Cobra con l’accusa di associazione mafiosa e poi assolto dalla Corte d’appello di Roma nell’aprile del 2008, Di Vincenzo è finito nuovamente in carcere con l’operazione della Guardia di Finanza del giugno 2010.
Secondo l’accusa Di Vincenzo avrebbe costituito fondi neri e riciclato ingenti capitali, buona parte dei quali probabilmente finiti all´estero, appropriandosi indebitamente di parte delle retribuzioni dei suoi dipendenti che, minacciati di licenziamento, avrebbero restituito quote dei loro stipendi che venivano depositate in conti correnti intestati a prestanome, a volte gli stessi lavoratori.
Il pm Alessandro Aghiemo, il 27 ottobre scorso, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto la condanna a 12 anni nei confronti di Pietro Di Vincenzo, per le accuse di estorsione, intestazione fittizia di beni e ricettazione ma il Tribunale nisseno l’ha dichiarato colpevole per il primo capo di imputazione, con una condanna che arriva come un macigno per l’imprenditore presente in aula al momento della lettura della sentenza.
Reato prescritto invece per la vicenda che riguarda l’intestazioni fittizie dei libretti al portatore (che Di Vincenzo avrebbe aperto a nome di altri suoi lavoratori in banca per depositare il denaro che i dipendenti gli restituivano e creare così dei fondi neri ndr); assolto perché i fatti non sussistono anche dall’accusa di ricettazione di un fonogramma della Guardia di Finanza in cui era contenuto l'elenco dei beni che il Gico si apprestava a sequestrargli nel 2006 (che l’imprenditore avrebbe ricevuto un giorno prima che scattasse tale misura di prevenzione ndr).
La Procura aveva contestato all’ex presidente dell’Ance anche la cessione fittizia di un ramo d’azienda della “Nova Costruzioni” (impresa che si occupava della gestione dei rifiuti a Caltanissetta) ai Sirigu di Siracusa. Uno stratagemma, secondo gli inquirenti utile per evitare qualsiasi provvedimento di natura patrimoniale anche se il controllo di tale attività, sempre secondo l’accusa, sarebbe rimasto a Di Vincenzo. Anche per questo capo d’imputazione Di Vincenzo è stato assolto perché il fatto non costituisce reato.
Per Di Vincenzo i guai giudiziari non sono finiti, a breve infatti la Corte d’appello si dovrà pronunciare su un altro procedimento, quello relativo alla confisca di un patrimonio riconducibile all’imprenditore stimato in circa 300 milioni di euro.


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