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di Maria Loi - 17 novembre 2010 - VIDEO, FOTO E AUDIO ALL'INTERNO!
Brescia.
Piazza della Loggia è un’altra strage senza colpevoli e va ad aggiungersi alle altre stragi impunite a partire da Piazza Fontana ad Ustica, dalla stazione di Bologna fino alle stragi di Falcone e Borsellino.
      


La formula scelta ieri dalla Corte di Assise di Brescia per assolvere i cinque imputati è stata l’articolo 530 comma 2 assimilabile alla vecchia insufficienza di prove. Assoluzione con formula dubitativa invece per Pino Rauti, l’ex segretario del Movimento sociale italiano e fondatore di Ordine Nuovo.
L’accusa rappresentata dai due pubblici ministeri Roberto Di Marino e Francesco Piantoni ha chiesto quattro ergastoli per gli ex ordinovisti veneti Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi, per il generale dei carabinieri Francesco Delfino e per il collaboratore dei servizi segreti Maurizio Tramonte (fonte Tritone).
La strage di Piazza della Loggia avvenne il 28 maggio 1974 quando alle 10,12 un’auto bomba nascosta nel cestino della spazzatura esplose durante una manifestazione antifascista uccidendo otto persone (Giulietta Banzi Bazoli 34 anni, Livia Bottardi Milani 32 anni, Clementina Calzari Trebeschi 31 anni e suo marito Alberto Trebeschi 37 anni, Luigi Pinto di soli 25 anni, Euplo Natali 69 anni, Bartolomeo Talenti detto Bartolo 56 anni e Vittorio Zambarda 60 anni) e ferendone altre cento. Questo processo era una occasione per ricostruire i fatti ma non è stato così. Sul verdetto hanno pesato le ritrattazioni dei testimoni che si sono avvicendati, i numerosi depistaggi e i tanti non ricordo.
Ad aprire la terza inchiesta, quella sfociata nel processo appena conclusosi, è stata la scoperta, nel 1993, dell’identità della fonte “Tritone”. Nel 2001 i pm avevano chiesto l’arresto di Maggi, Tramonte e Zorzi e nel 2007 sulla base delle dichiarazioni di Carlo Digilio (morto nel corso dell’inchiesta) avevano incriminato il neofascista Gianni Manfredi (morto nel 2009), il generale dei carabinieri Francesco Delfino e Pino Rauti.
Per quanto riguarda gli altri due filoni, il primo, iniziato nel 1974 e conclusosi il 25 settembre 1987 con la sentenza della corte di Cassazione, aveva confermato l’assoluzione dei giudici della Corte d’Appello di Venezia assolvendo gli imputati per insufficienza di prove. Il secondo filone invece ha avuto inizio il 23 marzo 1984 ed è terminato con la sentenza di Cassazione del 13 novembre 1989.
“Sentenze come quella di oggi rendono difficile avere fiducia nelle istituzioni nonostante il lavoro straordinario svolto dalla magistratura” sono state le prime dichiarazioni di Manlio Milani, presidente dell’Associazione familiari caduti della strage di Piazza della Loggia. “I processi per strage non possono più entrare in un’aula di giustizia. Capisco che la verità giudiziaria, diversa da quella storica, sia difficile da trovare ma a questo punto non è facile avere fiducia nelle istituzioni”.
A commentare la sentenza anche il sindaco di Brescia, Adriano Paroli. “Provo un sentimento di impotenza per Brescia perché la città voleva due cose: verità e giustizia” ha detto il primo cittadino, “ma Brescia continuerà a cercare la verità e la giustizia”.
Anche Giovanna Chelli, presidente dell’Associazione della strage di via dei Georgofili,  si è stretta al dolore dei parenti della strage di Piazza della Loggia. “Non fanno altro in questo Paese da 65 anni a questa parte i familiari delle vittime delle stragi, leggono motivazioni di sentenze che non danno mai giustizia ai morti”.

AUDIO Piazza della Loggia, l'esplosione




VIDEO
Ricostruita in 3D l'esplosione in piazza della Loggia a Brescia




AUDIO ''36 anni dopo mi trovo come se niente fosse mai successo''




FOTOGALLERY

- Le lacrime dei parenti

- Brescia, la strage di piazza della Loggia

- La ricostruzione della bomba in 3D



Tratto da: repubblica.it

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