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Sarà la scienza a sciogliere il primo dei tanti misteri sul bandito
di Anna Petrozzi - 15 ottobre 2010

Sarà il test del dna a risolvere il mistero, l’ennesimo, sulla morte del bandito Giuliano. Il 5 luglio scorso, esattamente a 60 anni dall’omicidio, la procura di Palermo aveva aperto un fascicolo di “atti relativi”...
   


...per verificare una circostanziata denuncia nella quale si affermava che il corpo sepolto nella tomba del celebre fuorilegge di Montelepre non era in realtà il suo, ma quello di un sosia.
A sostegno di tale tesi, l’analisi del professor Alberto Bellocco, docente di Medicina legale all’Università Cattolica di Roma, il quale, dopo aver confrontato alcuni reperti fotografici che ritraevano il presunto corpo di Giuliano nel cortile dell’avvocato Di Maria (dove la storia finora ha raccontato che sia stato ucciso) e all’obitorio di Castelvetrano, ha decretato che si trattava di due cadaveri diversi. Lo studioso era stato sentito nel luglio scorso dai magistrati Francesco Del Bene, Marcello Viola, Lia Sava e Paolo Guido, coordinati dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia, ma le fotografie e il meticoloso esposto da cui è partita l’indagine, curato dagli storici Giuseppe Casarrubea e Mario J. Cereghino, non sono stati sufficienti a colmare i dubbi. Per questo, ha spiegato Ingroia, “a breve daremo l’incarico ai medici legali del policlinico di Palermo di riesumare il cadavere sepolto nella tomba di Salvatore Giuliano”. Solo l’esame dei resti, che dopo sessant’anni sarà presumibilmente ridotto a ossa, polvere e denti, utili per la comparazione del codice genetico con quello dei parenti ancora in vita, potrà dire se si tratta di congetture o meno. La Procura si muove con molta cautela, ma non ha potuto che procedere in questa direzione, con piena soddisfazione dei familiari dello stesso Giuliano, ma anche delle molte vittime del bandito.
L’ipotesi cui lavorano gli inquirenti è di “morto ignoto ucciso con premeditazione” probabilmente al fine di inscenare la provvidenziale scomparsa di Giuliano protagonista e quindi pericoloso testimone della strage di Portella della Ginestra ma anche di patti e ricatti tra mafia e Stato che segnarono i primi passi della Repubblica e gettarono ben più di un’ombra sull’operato dei vertici della nazione come il ministro degli Interni Mario Scelba.
La leggenda costruita attorno al personaggio anche dopo la morte vorrebbe Giuliano riparato nell’amata America alla quale avrebbe voluto fosse annessa la nuova stella di Sicilia, ma qualcuno racconta che sia scappato in Tunisia, altri in Grecia, altri persino a San Giovanni Rotondo travestito da prete cappuccino.
Forse con questi accertamenti favoriti dall’evoluzione delle tecnologie si comincerà ad uscire dalla leggenda per dirigersi verso la reale ricostruzione storica che potrebbe andare ben al di là della sola vicenda Giuliano.


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