Daphne Caruana Galizia, giornalista maltese uccisa il 16 ottobre 2017 con un’autobomba, di fronte alla sua casa di Bidnija, nel nord dell’isola: le indagini rivelarono che furono usati tra i 00 e i 400 grammi di TNT, piazzati sotto il sedile del conducente.
Galizia aveva spesso criticato il governo maltese nei suoi articoli, incluso il primo ministro dell’epoca, Joseph Muscat, e altri membri del suo governo, accusandoli di essere coinvolti in attività illecite. Il suo lavoro le aveva procurato molti nemici, tanto da ricevere minacce e atti intimidatori per anni.
La giornalista si era occupata per diverso tempo di inchieste “scomode”, come i Malta Files e i Panama Papers, entrambe legate a questioni finanziarie, evasione fiscale e corruzione a livello globale. Per il brutale omicidio della giornalista investigativa sono stati dichiarati colpevoli Robert Agius, 41 anni, e Jamie Vella, 42 anni. Entrambi, secondo la giuria, sarebbero colpevoli di aver fornito l'ordigno di tipo militare che ha fatto esplodere l’auto.
Per la morte di Galizia sono stati già condannati a 40 anni di prigione i fratelli George e Alfred Degiorgio, dopo che entrambi hanno deciso di dichiararsi colpevoli, quasi certamente per evitare la pena dell’ergastolo. Ciò che ha permesso di arrivare a loro sono state soprattutto le dichiarazioni rese alle autorità maltesi da parte di alcuni pentiti. Tra questi, quelle di Melvin Theuma, un ex tassista e usuraio, che ha ottenuto il condono totale in cambio delle prove che hanno incastrato anche il mandante dell’omicidio di Daphne Caruana Galizia, il tycoon maltese Yorgen Fenech, libero da febbraio di quest’anno dopo aver versato circa cinquanta milioni di euro.
La morte della giornalista, oltre ad essere stata caratterizzata da una grande risonanza mediatica a livello internazionale, ha provocato una profonda indignazione tra la popolazione maltese che ha apertamente criticato l'ex primo ministro Joseph Muscat, accusato di aver protetto amici e alleati durante le indagini. Accuse pesantissime che hanno contribuito in maniera significativa alle sue dimissioni nel dicembre 2019. Difatti, anche se un’inchiesta del 2021 non è riuscita a dimostrare un coinvolgimento diretto dello Stato nell’omicidio della giornalista investigativa, ha comunque sottolineato il fatto che il governo maltese si è reso protagonista di un “clima di impunità” per coloro i quali hanno voluto mettere a tacere Galizia.
Ma non fu solo Fenech a voler morta Galizia: nel 2014l'allora ministro per l'economia Chris Cardona, aveva contattato lo stesso gruppo di sicari e offerto 150mila euro per uccidere la giornalista maltese. A testimoniarlo in aula nel tribunale della Valletta è stato il 'pentito' Vince Muscat.
Il ministro ha negato tutto, ovviamente.
Mattew Caruana Galizia, il figlio di Daphne, ha dichiarato nel 2021 che la madre sarebbe stata uccisa prima che potesse pubblicare la rivelazione completa di quanto si celava dietro il progetto e la gestione della centrale termoelettrica di Malta, vicina alla bancarotta, nonché dietro al contratto di fornitura del gas azero. Inoltre Matthew, il primo esponente della famiglia Caruana Galizia ad essere ascoltato come testimone nell'inchiesta giudiziaria, ha fornito prove che dimostrerebbero come Fenech fosse il perno dell'intero progetto ed il contatto chiave con il governo, al punto che "gli altri azionisti avevano paura di lui". Una delle email, inviata dal direttore commerciale di Electrogas, Catherine Halpin, allo stesso Fenech indica chiaramente che gli altri investitori erano "molto preoccupati" perché le banche erano sul punto di ritirare i finanziamenti concessi al megaprogetto. In un'altra comunicazione Halpin spiegava a Fenech che gli altri investitori non avevano intenzione di subentrare alle banche nei finanziamenti necessari. "Mia madre era sul punto di pubblicare tutto questo, ma è stata interrotta dall'assassino" ha detto Matthew, più volte interrotto dai legali della difesa.
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