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Due persone sono state fermate a Caulonia, nella Locride, per una tentata estorsione ai danni di un imprenditore impegnato nei lavori di ristrutturazione di una chiesa. Contestato dalla Dda di Reggio Calabria, il reato è aggravato dal metodo mafioso. Stando alle indagini della Squadra mobile di Reggio Calabria, la vittima sarebbe stata avvicinata dai due soggetti che hanno chiesto esplicitamente un "contributo" per la "gente che ha bisogno", intendendo esponenti locali della 'Ndrangheta. Secondo gli inquirenti, il 3 settembre scorso, gli indagati si sono recati al cantiere e, non trovando sul posto il titolare, avrebbero manifestato agli operai la necessità di incontrarlo quanto prima. Informato dell'accaduto dai suoi dipendenti, l'imprenditore si è rivolto alla Polizia che ha subito avviato le indagini coordinate dalla Procura distrettuale diretta da Giuseppe Borrelli. Le richieste di incontro rivolte agli operai si sono susseguite fino al 22 settembre, quando il furgone a bordo del quale viaggiavano le maestranze è stato fermato per strada dai due soggetti che avanzavano l'ennesima richiesta urgente di "parlare con il titolare". L'indomani, all'interno del cantiere, l'imprenditore è stato quindi "rimproverato" dagli indagati che lo hanno accusato di aver iniziato i lavori senza "aver bussato da nessuna parte", chiedendo poi una "mano d'aiuto per un paio di famiglie che non se la passano bene". Il contributo preteso dai due soggetti era di 20mila euro, con uno sconto sulla percentuale, di solito applicata del 4 o 5% sull'importo totale dei lavori appaltati per ottocentomila euro circa. Da qui la decisione della Dda di procedere con un provvedimento di fermo, eseguito dalla mobile che ha portato i due in carcere in attesa che il gip convalidi l'arresto ed emetta un'ordinanza di custodia cautelare. 

Foto © Imagoeconomica
 

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