Il Presidente della provincia di Imperia (città di cui è anche Sindaco) Claudio Scajola è indagato dalla procura europea per tentata truffa insieme a due persone legata a fondi europei (Pnrr): Michele Russo, ex dirigente della Provincia, oggi in pensione, e Riccardo Demicheli, l’amministratore delegato di Avalon Srl, società di consulenze di Piacenza.
Si tratta di un progetto per costruire un biodigestore per i rifiuti a Taggia, che costerebbe centinaia di milioni di euro. La Provincia aveva chiesto 6,4 milioni di euro di fondi europei per questo progetto.
Il problema è che, per ottenere questi fondi, nel progetto presentato non si parlava di una discarica necessaria per far funzionare il biodigestore. Questo è importante perché le regole europee (chiamate Dnsh - Do no significant harm) non permettono di finanziare progetti con discariche. Gli inquirenti pensano che questa "omissione" sia stata fatta apposta per ingannare chi doveva approvare i fondi.
Quando sono emersi dubbi, la Provincia ha chiesto un parere al Ministero dell’Ambiente, che alla fine ha detto che il progetto non rispettava le regole e ha revocato il finanziamento a gennaio 2025. Ora la Procura Europea (Eppo) sta indagando.
Due giorni fa la Procura europea ha convocato Russo, assistito dal suo legale di fiducia Giuseppe Maria Gallo. L’ex dirigente della Provincia che era Responsabile unico del procedimento nel bando per il biodigestore è rimasto per oltre cinque ore di fronte al pm Scudieri. L’avvocato ha dichiarato che “il mio assistito ha risposto punto per punto a tutte le domande del magistrato”.
Né Claudio Scajola né Riccardo Demicheli sono stati convocati dal pm che ha sede a Torino. Una volta ricevuto l’avviso di chiusura indagini, potranno chiedere di farsi sentire, se lo riterranno opportuno. Lo stesso Scajola ha commentato così: “Il finanziamento Pnrr che avevamo richiesto rappresentava solo una parte marginale dell’investimento complessivo per il biodigestore. Spero che questa vicenda non rallenti il progetto. Dell’indagine l’ho appreso dai giornali e non è la prima volta”.
Inoltre secondo gli inquirenti qualcuno stava cercando un soggetto su cui scaricare tutte le responsabilità in caso di eventuali guai.
Si sarebbe trattato di un’associazione temporanea di imprese – composta da Idroedil Srl e Waste Treatment Technologies – dietro cui c’è la presenza della famiglia Ghilardi, imprenditori del settore che gestiscono da decenni i siti della provincia di Imperia. Massimo Ghilardi, amministratore di Idroedil, si era infatti rifiutato di sottoscrivere una richiesta formulata dalla Provincia di Imperia, che certificasse che il progetto rispettava i principi del Dnsh.
Foto © Imagoeconomica
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