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L'indagine ha messo in luce la permanente operatività del clan "Laudani” e il condizionamento illecito del mercato degli agrumi

Dalle prime ore di questa mattina oltre 80 finanzieri della Guardia di finanza hanno eseguito, nelle province di Catania e Pavia, una ordinanza che ha coinvolto 20 indagati e disposto misure cautelari personali e reali nei confronti di 8 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, ricettazione, detenzione di armi, trasferimento fraudolento di valori, e spaccio di sostanze stupefacenti tutte aggravate dal metodo mafioso. Le fiamme gialle hanno sottoposto a sequestro preventivo due imprese (una Srl e una ditta individuale) ad Aci Sant'Antonio per un valore complessivo di un milione di euro e contestualmente sono stati notificati, nelle Province di Catania, Messina, Monza, Pavia, Prato e Reggio Calabria, gli avvisi di conclusione delle indagini a tutti i coinvolti. L'indagine ha messo in luce la permanente operatività del gruppo criminale appartenente al clan "Laudani" o "Mussiificurinia”, attivo nella provincia di Catania e, in particolare, nei territori di Acireale, Aci Sant'Antonio, Aci Catena e zone limitrofe. Le indagini, che si sono avvalse di intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno preso avvio da una segnalazione anonima, con la quale veniva indicato il condizionamento illecito del mercato degli agrumi - soprattutto dei limoni - e dei relativi trasporti, da parte della cosca criminale legata a Orazio Salvatore Scuto, attraverso il controllo di fatto di talune società, tra le quali la Friscus Srl, già sottoposta a sequestro preventivo nel 2020 nell'ambito dell'operazione "Report". E' stato così avviato un nuovo contesto investigativo che avrebbe messo in luce il consolidamento del potere mafioso in capo a Orazio Scuto, 66 anni, il quale, sebbene in stato di detenzione nel periodo d'indagine, si sarebbe avvalso di un gruppo di uomini di fiducia per monopolizzare la filiera del mercato agrumicolo dei territori dei paesi pedemontani: tra questi AngeloPuglisi, 44 anni, (detto "pitbull grande"), IvanoAleo, 42 anni, detto il "pugile" o "pitbull nico"), il nipote SalvatoreFaro, 49 anni, detto "Mantellina" o "u scecco" o "Campagnolo", Antonino Di Pino, 28 anni, "upicciriddu", GiuseppeScuto, 62 anni, detto "Zio Pino", Orazio Sciuto, 68 anni, noto come "Mafalda", e AlessandroSettimoBonaccorso, 53 anni. OrazioScuto avrebbe impartito gli ordini dal carcere, utilizzando schede telefoniche fittiziamente intestate a extracomunitari ("utenze citofono") e abusivamente introdotte nell'istituto penitenziario, anche con un drone, per mantenere regolari contatti con le persone a lui più fedeli che, chiamandolo "papà”, lo tenevano costantemente aggiornato in merito alle attività illecite del clan. In particolare, Di Pino, nonostante la giovane età sarebbe uno dei membri principali dell'organizzazione tanto che sarebbe stato, inizialmente, l'unico a veicolare all'esterno gli ordini impartiti dal carcere da Scuto, in quanto materiale detentore dell'utenza "citofono" utilizzata; si sarebbe occupato di gestire e organizzare le attività degli affiliati e di provvedere al mantenimento in carcere di alcuni sodali detenuti. Altra figura di rilievo emersa dalle indagini, sarebbe Puglisi, che avrebbe concorso alla definizione delle modalità organizzative e operative della cosca, provvedendo inoltre al sostentamento economico delle famiglie degli affiliati detenuti. Sarebbe stato spesso incaricato dallo stesso Scuto di dirimere controversie tra soggetti vicini o appartenenti al gruppo nonché tra il gruppo stesso e altre frange della medesima famiglia. Allo stesso sarebbe stata affidata la gestione di fatto della società Vetrans Srl attraverso cui il gruppo avrebbe affermato la propria egemonia sul territorio e nel mercato d'interesse. Significativa sarebbe la posizione di Aleo, considerato il braccio destro del capo del sodalizio, nelle estorsioni e nella gestione di un punto scommesse di Acireale e di parte della cassa comune del clan. Anche Giuseppe Scuto avrebbe ricoperto una funzione rilevante all'interno del gruppo, fungendo quale punto di riferimento e reggente pro-tempore, almeno fino a quando i rapporti si sarebbero deteriorati per il mancato pagamento di una partita di droga acquistata direttamente da alcuni fornitori calabresi. Altro fedelissimo del "vetraro" sarebbe risultato Fato che sarebbe stato deputato a gestire l'attività di compravendita di auto anche per conto di Orazio Scuto e sempre coinvolto nelle vicende più rilevanti dell'organizzazione. Infine, gli affiliati Sciuto e Bonaccorso sarebbero risultati addetti alla gestione degli affari illeciti dall'associazione. Forte anche il condizionamento del mercato degli agrumi sul territorio di Acireale da parte di Orazio Scuto attraverso i suoi affiliati, anche tramite l'imposizione ad alcuni imprenditori di contratti di "procacciamento d'affari" a favore del clan, a copertura di elargizioni economiche periodiche erogate tramite le società delle vittime; attraverso l'imposizione agli operatori economici delle aziende a cui affidarsi; la richiesta da parte degli affiliati di somme di denaro a vario titolo per consentire agli imprenditori di rimanere sul mercato. Sarebbero inoltre emerse talune ipotesi in cui imprenditori e titolari di esercizi commerciali si sarebbero rivolti al clan per la tradizionale attività di "recupero credito" o per bloccare legittime pretese creditorie, per essere protetti dai furti, in tal modo accrescendo il potere e il prestigio del gruppo. 

Foto © Imagoeconomica

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