L’intervento del procuratore generale di Cagliari
“Le recenti inchieste in tema di gestione illecita di appalti pubblici hanno evidenziato la centralità nelle investigazioni delle intercettazioni di comunicazioni, in particolare di quelle ambientali a mezzo trojan, che riforme legislative da ultimo, in nome di una non sempre condivisibile estrema tutela della privacy, vogliono limitare in modo formale e sostanziale”. Così il Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Cagliari (e già Procuratore capo della Repubblica di Agrigento), Luigi Patronaggio sul tema del limite imposto alle intercettazioni, come riportato da ‘Grandangolo Agrigento.it’. “In particolare - ha continuato - il termine di 45 giorni delle operazioni di ascolto appare assolutamente incompatibile con indagini che vogliono penetrare ambienti omertosi e politicamente coesi dove si trattano complicati e oscuri affari imprenditoriali che si articolano in trattative e mediazioni che si protraggono anche per diversi mesi. Ugualmente non pienamente condivisibile appare il divieto di pubblicare le ordinanze cautelari e il contenuto delle intercettazioni svolte perché il controllo della opinione pubblica su determinati argomenti sensibili è garanzia di un corretto svolgimento della vita democratica”.
Il magistrato ha anche parlato del bavaglio alla stampa definendo “non pienamente condivisibile appare il divieto di pubblicare le ordinanze cautelari e il contenuto delle intercettazioni svolte perché il controllo della opinione pubblica su determinati argomenti sensibili è garanzia di un corretto svolgimento della vita democratica". “Il cittadino - ha poi aggiunto - ha diritto di farsi una opinione su chi e come viene gestita la cosa pubblica a prescindere dalla rilevanza penale di determinate condotte. La valutazione politico-sociale di determinate condotte non può appiattirsi sul giudizio formalistico del processo che spesso interviene a distanza di anni quando il danno per la collettività è divenuto irreparabile”.
Fonte: Grandangoloagrigento.it
Foto © Davide de Bari
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