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Una lettera accorata, inviata per email e per posta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, contiene la storia di sofferenza e abbandono di Bennardo Raimondi, artista e vittima della mafia, costretto a vivere in condizioni di estrema difficoltà economica e sociale. La sua missiva, carica di amarezza, è un appello diretto alle istituzioni, accusate di averlo lasciato solo dopo anni di sacrifici per la legalità.
“Egr. sig. Presidente, sono sempre io, mi pare che gli abbia scritto almeno 20 volte”, scrive Raimondi sottolineando la sua insistenza nel cercare un dialogo con lo Stato. Denuncia una situazione insostenibile: “In Italia si è arrivato a un punto dove per curarsi bisogna vendersi un rene o andare a rubare”, continua, le spese mediche per sé, la moglie e la cognata ammontano a oltre “500 euro al mese”, una cifra impossibile da sostenere per chi dipende da un sussidio statale, che, come scrive, “quando te lo dà”, è accompagnato da richieste di rendicontazione che Raimondi considera umilianti: “Non è pensabile che se da un lato lo Stato ti dà un sussidio e dall’altro vuole il rendi conto”.
L’artista si scaglia contro l’inerzia delle istituzioni, in particolare la Prefettura di Palermo, a cui le sue richieste sarebbero state inoltrate senza esito: “Per favore non mi mandi la solita risposta che ormai ritengo offensiva, ‘abbiamo inoltrato la sua richiesta alla Prefettura di Palermo’, che senso ha se tanto poi la Prefettura di Palermo non fa nulla? Voi vi siete accertati che hanno fatto qualcosa? No”. La sua frustrazione è palpabile, così come il senso di abbandono da parte dello Stato, che egli accusa di averlo spinto verso il baratro: “Mi state portando voi Stato, voi Regione al suicidio”.
Raimondi racconta una vita segnata dalla lotta contro la mafia, un impegno che gli è costato caro: “Oggi io sono invalido, ho perso tutto a causa della mafia, ho fatto il mio dovere di denunciare e forse ho sbagliato”. Per 47 anni, ha dedicato la sua esistenza a trasmettere “i valori dell’arte, della cultura, della legalità”, senza chiedere nulla in cambio, ma oggi si sente trattato “come un sacco di immondizia”. La sua denuncia non risparmia nessuno: “È una vergogna anche da parte dello Stato”, che, a suo dire, si limita a offrire “belle parole” senza mai tradurle in “fatti veri, concreti”.
La lettera si chiude con un ultimo, disperato appello: “Io ho fatto i fatti e sono anche vivo per miracolo, spero che da domani voi facciate veramente qualcosa prima che sia troppo tardi”. Raimondi non chiede solo aiuto economico, ma riconoscimento per il suo contributo alla società e una risposta concreta a una vita di sacrifici.

Per sostenere la raccolta fondi: clicca qui!

Raimondi Bennardo Mario: tel. 3391327950

Info: bennardomarioraimondi.weebly.com

La pagina facebook.com/bennardo.raimondi

Foto © Imagoeconomica

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