Procuratore Tescaroli: “Evoluzione preoccupante delle dinamiche criminali”
A Prato, un'indagine coordinata dalla procura della Repubblica ha portato all'emissione di sei ordinanze di custodia cautelare in carcere con l'accusa di estorsione e sfruttamento della prostituzione, in un contesto che evidenzia uno scontro tra bande per il controllo del mercato del meretricio. L’operazione ha coinvolto sei persone: quattro cittadini cinesi (di 31, 33, 35 e 36 anni, tutti originari della regione del Fujian), un cittadino italiano di 36 anni e un pakistano di 48 anni. Le misure sono state disposte dal giudice per le indagini preliminari del tribunale toscano.
L’indagine, diretta dal procuratore Luca Tescaroli, si è concentrata su un episodio avvenuto nella notte del 1° ottobre 2024, che ha assunto i contorni di una vera e propria intimidazione mafiosa. In quell’occasione, un’autovettura Hyundai, riconducibile a Hui Chen, cittadino cinese e titolare di fatto di una pelletteria a Campi Bisenzio (Firenze), fu incendiata dolosamente in viale della Repubblica, a Prato. L’azione fu resa ancora più inquietante dal rinvenimento, davanti all’hotel dove l’uomo alloggiava, di una bara in legno con la sua fotografia incorniciata: un messaggio inequivocabile, che secondo gli inquirenti mirava a costringerlo a saldare un debito maturato nello sfruttamento della prostituzione e a ritirarsi dall’attività, all’epoca esercitata all’interno della struttura ricettiva.
Hui Chen, ritenuto fino a poco tempo prima un elemento dominante nel mercato pratese della prostituzione cinese, sarebbe stato vittima di una scissione interna al suo gruppo criminale. A guidare la fazione rivale sarebbe stato Haije Hu, detto "Cris", che avrebbe deciso di emanciparsi e gestire in proprio l’attività illecita, generando così un conflitto violento. La bara utilizzata per la minaccia sarebbe stata conservata in un autolavaggio di via delle Fonti, adibito a base logistica del gruppo.
Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile e rese possibili anche grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno permesso di ricostruire le dinamiche di un’organizzazione criminale di carattere transnazionale. È emersa una rete capace di stringere legami operativi con soggetti della criminalità italiana e pakistana, superando i confini etnici che storicamente caratterizzavano la criminalità organizzata pratese.
Anche la posizione di Hui Chen si è rivelata ambigua: pur vittima del gesto intimidatorio, è stato a sua volta colpito da una misura cautelare per sfruttamento della prostituzione, che coinvolgeva anche donne di nazionalità giapponese. La procura sottolinea il suo atteggiamento reticente e omertoso durante le dichiarazioni, segnale di una pressione criminale ancora presente e del timore di ulteriori ritorsioni.
Il procuratore Tescaroli ha sottolineato come il caso rappresenti un’evoluzione preoccupante delle dinamiche criminali: “Contrariamente al tradizionale isolamento della comunità cinese, si assiste oggi alla capacità criminale di alcuni gruppi di consorziarsi con organizzazioni di altre etnie, con una spiccata attitudine alla gestione strategica di attività illecite”. Un fenomeno che, secondo la procura, va monitorato con particolare attenzione per la sua pericolosità e complessità crescente.
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