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Landini: “Non è una vittoria ma andiamo avanti”. Conte: “Rispetto per chi ha votato

Esito negativo per i quattro referendum sul lavoro e per quello sulla cittadinanza. L'affluenza alle urne si è fermata poco oltre il 30% per tutti e cinque i quesiti, venti punti sotto il quorum necessario per la validità della consultazione popolare (50% +1 degli aventi diritto). “Oggi non è una giornata di vittoria”, ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in conferenza stampa dopo la chiusura dei seggi, nella sede del Comitato promotore per i referendum sul lavoro, dove ha atteso i risultati insieme al resto della segreteria confederale.
"Il nostro l'obiettivo era raggiungere il quorum, è chiaro che non lo abbiamo raggiunto - h detto -. Oggi non è una giornata di vittoria. Contemporaneamente gli ultimi dati ci dicono che sono oltre 14 milioni le persone che hanno votato nel nostro paese cui si aggiungeranno gli italiani all'estero: un numero importante, un numero di partenza. I problemi che abbiamo posto con i referendum rimangono sul tavolo”.
Il segretario generale della Cgil ha poi continuato: "Una certa politicizzazione dei referendum non ha permesso di discutere di contenuti. Negli ultimi giorni alcuni esponenti di governo interrogati sui quesiti non sapevano i contenuti e contemporaneamente chiedevano di non andare a votare. Un elemento di responsabilità grave. Non stanno mettendo in discussione la Cgil, in gioco c'è la democrazia del Paese". Landini si è poi espresso sulle polemiche relative ai costi della tornata referendaria: "Sì, la democrazia costa. Mi dovrei preoccupare che per ridurre i costi non si debba andare a votare?", domanda, ricordando che "avevamo chiesto si votasse insieme alle comunali, al primo turno”.
Esulta la maggioranza, invece, che rivendica il “flop”, così lo hanno chiamato, come una vittoria, dopo che nelle ultime settimane i partiti di centrodestra hanno invitato il popolo all’astensione. “Il governo ne esce ulteriormente rafforzato e la sinistra ulteriormente indebolita”, ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovan Battista Fazzolari, accusando un passo falso nell’aver trasformato il referendum in un test politico sull'esecutivo Meloni.
Nonostante il mancato raggiungimento del quorum, il centrosinistra ha rivendicato di aver portato a votare oltre 14 milioni di elettori: più di quanti, nel 2022, votarono per i partiti di centrodestra portando al governo Giorgia Meloni. "Ne riparliamo alle politiche", ha detto la segretaria dem Elly Schlein. "Portate rispetto per oltre 12 milioni che hanno votato sì" ai quesiti sul lavoro, ha aggiunto il presidente del M5Stelle Giuseppe Conte: “Noi saremo sempre dalla loro parte". Per Avs il 30% che ha votato rappresenta il "cuore dell'alternativa" al centrodestra. "Ha vinto l'astensionismo organizzato ma non ci sentiamo sconfitti", ha detto invece Riccardo Magi, promotore del quinto quesito referendario, perché abbiamo "riportato al centro" un tema importante come la riforma della legge sulla cittadinanza. 

Foto © Imagoeconomica

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