Il Rapporto 2024 dell’Osservatorio regionale della legalità, presentato oggi a Firenze presso palazzo Bastogi, dipinge un quadro complesso della criminalità in Toscana, evidenziando due fenomeni principali: il ruolo strategico del porto di Livorno come snodo internazionale per i traffici illeciti e la crescente preoccupazione per le gang giovanili, in particolare nelle grandi città.
Porto di Livorno: crocevia delle mafie
Il porto di Livorno si conferma “snodo strategico di traffici illeciti a livello internazionale, con operatività di gruppi criminali riconducibili alla camorra, alla ‘Ndrangheta, ai clan mafiosi siciliani, alle organizzazioni pugliesi e laziali”, come riportato dall’Osservatorio. Non solo mafie italiane: il rapporto segnala la presenza di organizzazioni straniere, “in particolare albanesi, per il traffico di droga, e nigeriane”. Secondo la Direzione centrale per i servizi antidroga, il porto è in asse con i porti del centro e sud America, oltre che con Genova e Gioia Tauro. Un’operazione recente condotta dalla Guardia di Finanza e dal reparto antifrode dell’ufficio delle Dogane ha colpito un traffico di droga lungo l’asse Ecuador-Livorno, gestito da clan albanesi, con il sequestro di oltre due tonnellate di cocaina. “Da tempo tra le principali porte di ingresso del narcotraffico ad opera soprattutto della ‘Ndrangheta, la grossista dell’Europa”, ha sottolineato don Andrea Bigalli, presidente dell’Osservatorio e referente di Libera Toscana, evidenziando la sinergia tra mafie italiane e straniere: “Le mafie locali appaltano alle mafie straniere alcuni servizi essenziali. Si sa, per certo c’è un rapporto molto forte fra ‘Ndrangheta e mafia albanese per quanto riguarda il narcotraffico”.
Gang giovanili: un fenomeno in crescita
Un altro allarme emerso dal rapporto è la diffusione delle gang giovanili, con almeno 200 gruppi stimati in Toscana, di cui oltre 40 solo a Firenze. “È urgente convocare tavoli, almeno per le grandi città, per mettere a punto piani che non siano solo repressivi”, ha dichiarato don Bigalli. “C’è bisogno di dialogare con le varie comunità etniche, e c’è bisogno di riappropriarsi di spazi pubblici attraverso iniziative che in qualche modo devono essere finanziate. Bisogna capire, per riprendere un bellissimo motto associato al movimento ‘Non una di meno’, che le strade sicure sono quelle percorse da tutti e tutte”. Un’operazione di polizia condotta a febbraio 2025, che ha coinvolto le province di Firenze, Arezzo, Livorno, Lucca, Pisa e Prato, ha portato al controllo di 13mila giovani, di cui 3mila minorenni, con 73 arresti (13 minorenni), 142 denunce, e il sequestro di armi, droga e 50mila euro in contanti. Sono stati individuati anche 600 profili social che incitano all’odio, alla violenza e all’uso di armi. “So di andare controcorrente, ma ricordatevi che i delitti violenti in questo Paese diminuiscono e continuano a diminuire. Aumentano altri tipi di delitti, gravissimi: il cosiddetto femminicidio o i delitti intrafamiliari”, ha aggiunto Bigalli, sottolineando un “disagio costante e diffuso che non può essere sottovalutato”.
Mafie e nuove tecnologie
Il rapporto ha messo in luce anche l’uso dell’intelligenza artificiale e del web da parte delle organizzazioni criminali. “Questi strumenti sono a disposizione di tutti e serve un controllo costante”, ha avvertito Bigalli, evidenziando come le mafie sfruttino le nuove tecnologie per ampliare le loro attività. Inoltre, il rapporto ha affrontato la vicenda Keu, definita “il più grave caso di inquinamento ambientale mai verificatosi in Toscana”, con la Regione che si è costituita parte civile e ha stanziato circa 15 milioni di euro per le bonifiche nei siti di Pontedera, Bucine e lungo la Sr 429. “Faccio un appello forte affinché questo processo non finisca in prescrizione”, ha detto Bigalli.
Una Toscana resiliente, ma sotto osservazione
Nonostante le criticità, la Toscana mantiene “un tessuto produttivo economico, finanziario, decisamente solido, con delle buone prospettive di evoluzione”, secondo Bigalli, che però avverte: “Questi livelli di infiltrazione vanno tenuti d’occhio”. Il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, ha ribadito che “la Toscana ha tutti gli anticorpi necessari, ha un sistema di relazioni tra Istituzioni regionali, locali, forze dell’ordine, molto solido e capace di contrastare l’illegalità organizzata”, ma “non dobbiamo e non possiamo abbassare la guardia”. Il questore di Firenze, Fausto Lamparelli, ha sottolineato l’importanza della “sicurezza partecipata”: “La sicurezza non è solo appannaggio degli addetti ai lavori, tutti devono concorrere: Istituzioni, scuola, famiglie”. Il generale della Guardia di Finanza Fabrizio Cuneo ha confermato il potenziamento delle attività di contrasto, con focus su confische e sequestri, mentre Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto, ha osservato che la presenza mafiosa e il caporalato “rimangono negli standard del recente passato: non siamo assolutamente migliorati, ma non siamo nemmeno tremendamente peggiorati”.
Un appello per il futuro
Bigalli ha rinnovato la richiesta alla Regione di finanziare un’analisi approfondita sui legami tra mafie italiane, straniere e comunità straniere locali, sottolineando che “le mafie straniere agiscono solo sotto l’egida delle mafie nazionali e le prime vittime sono proprio le comunità straniere stesse”. La Toscana, pur solida, si trova a un bivio: contrastare con decisione l’infiltrazione criminale e investire in prevenzione per arginare fenomeni come le gang giovanili, garantendo che il territorio resti “una terra che ha scelto da che parte stare”.
Foto © Imagoeconomica
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