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Scarpinato: Il Gruppo 5 Stelle si impegna dinanzi agli elettori ad abolirla per ripristinare la legalità costituzionale

“Il pacchetto di sicurezza è un condensato culturale e ideologico di questo animus anticostituzionale che viene da lontano. Una declinazione trasparente della concezione autoritaria dello Stato e classista della società che viene allo scoperto”. Con queste parole, l’ex procuratore generale di Palermo e oggi senatore Roberto Scarpinato ha aperto il suo duro attacco al decreto Sicurezza, convertito in legge dal Senato con 109 voti favorevoli, 69 contrari e un astenuto. Il provvedimento, denominato “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, tutela del personale in servizio, vittime dell’usura e ordinamento penitenziario”, è stato approvato in un clima di forte tensione, segnato da un sit-in delle opposizioni e da un confronto acceso. 
Scarpinato ha criticato aspramente il decreto, ribattezzato “decreto paura”, sottolineando una scelta simbolica del governo: “Questo decreto ribattezzato non a caso il decreto paura, il governo, tanto per fare capire meglio l’aria che tira, ha promosso al nuovo questore di Monza Filippo Ferri, condannato con sentenza definitiva per i fatti del G8 di Genova alla pena di anni tre e mesi otto di reclusione, con interdizione dei pubblici uffici per cinque anni. Una scelta politica che veicola il messaggio che coloro che in passato sono stati considerati criminali per avere disonorato la divisa, la funzione pubblica, oggi vengono riabilitati e indicati alle forze di polizia come modello di riferimento di comportamento, sdoganando così culturalmente l’uso della violenza da parte delle istituzioni”. Per il senatore, “gli storici affermano che la storia delle forze di polizia è la storia dei governi, nel senso che il modus operandi delle forze di polizia è fortemente condizionato dalle direttive e dagli input culturali che vengono dall’alto. Se così è, siamo fortemente preoccupati per il futuro di questo Paese”.
Scarpinato ha poi puntato il dito contro le restrizioni al diritto di manifestare: “Evidente come questa grave restrizione del diritto costituzionale di manifestare il dissenso, la protesta, penalizzi le minoranze. Nell’attuale società dell’indifferenza, il ricorso a manifestazioni pacifiche, ma ad alto impatto simbolico, è l’unica risorsa delle minoranze per avere un minimo di copertura mediatica, per attirare l’attenzione della pubblica opinione. Dopo aver ridotto al silenzio le minoranze nel Parlamento, ora si riducono al silenzio le minoranze nelle piazze”. Inoltre, ha denunciato l’approccio del governo verso la “criminalità di sussistenza”:Per accreditarsi come tutore dell’ordine e della sicurezza sociale, il Governo ha previsto in questa legge una serie di veri e propri bazooka penali di nuovi reati puniti con pene elevatissime e sproporzionate nei confronti degli esponenti della cosiddetta criminalità di sussistenza. Si tratta di una massa di persone che, per mettere insieme il pranzo con la cena, per sopperire all’esigenza più elementare della vita quotidiana in un paese come l’Italia, nel quale ormai la povertà è diventata una condizione permanente di vita per milioni di cittadini, si danno al crimine di strada, alle truffe, ai furti, al piccolo spaccio e a tanti altri reati. Proprio perché i loro comportamenti sono in larga misura determinati da condizioni miserabili di vita e sono finalizzati a procurarsi mezzi per la sopravvivenza, la maggior parte degli autori di questo tipo di reati è assolutamente indifferente alla minaccia e alle sanzioni penali”. Infine, ha annunciato l’impegno del Movimento 5 Stelle: “Il Gruppo 5 Stelle dunque non solo voterà contro la fiducia, ma si impegna dinanzi agli elettori di inserire nel proprio programma politico al primo punto l’abolizione di questa legge vergogna per ripristinare la legalità costituzionale”.  


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Tensioni in Aula

L’approvazione del decreto, su cui il governo ha posto la questione di fiducia, è stata accompagnata da un’atmosfera incandescente. Le opposizioni, rappresentate da Pd, M5s e Avs, hanno fatto il primo sit-in della legislatura, occupando l’emiciclo e alzando le mani in segno di protesta con il grido “arrestateci tutti”. Le tensioni sono esplose dopo le parole del presidente della commissione Affari costituzionali, Alberto Balboni (FdI), che ha accusato le opposizioni di “stare dalla parte della criminalità organizzata” e di sostenere la “dottrina Salis” e le occupazioni abusive. Dichiarazioni che hanno scatenato la reazione di diversi senatori. Le opposizioni hanno denunciato un’“umiliazione del Parlamento” e promesso di proseguire la battaglia anche fuori dall’Aula, in vista delle manifestazioni previste nel fine settimana. Italia Viva e Azione, pur contrarie al provvedimento, non hanno partecipato al sit-in, rivendicando una postura più “istituzionale”. Il capogruppo M5s Stefano Patuanelli ha scelto di non votare in segno di protesta contro le affermazioni di Balboni.

Le novità del decreto

Il decreto Sicurezza, che ha sostituito il disegno di legge arenatosi al Senato dopo i rilievi del Quirinale, introduce 14 nuovi reati e 9 aggravanti, modificando il codice penale e di procedura penale. Tra le misure principali, spicca l’introduzione del reato di resistenza passiva, definito dalle opposizioni “norma anti-Gandhi”, e l’inasprimento delle pene per l’occupazione abusiva di immobili, con una procedura d’urgenza per lo sgombero e pene fino a 7 anni di reclusione. Controversa è la norma che amplia i poteri dei servizi segreti, consentendo, secondo le critiche, di “uccidere, diventare capi di organizzazioni terroristiche e mafiose, organizzare rotte di narcotraffico, sequestrare persone e dissidenti politici, il tutto impunemente.
Il provvedimento prevede aggravanti per reati commessi vicino a stazioni ferroviarie o metropolitane e inasprisce le pene per il danneggiamento durante manifestazioni pubbliche, con condanne fino a 5 anni e arresto in flagranza differita. Include misure contro il terrorismo, come la detenzione di materiale con istruzioni per atti terroristici, e pene più severe per l’accattonaggio che coinvolge minori. Vengono introdotte norme per le detenute madri, una stretta sulla cannabis light e disposizioni per velocizzare la realizzazione dei centri di permanenza per i rimpatri. Sul fronte delle forze dell’ordine, il decreto autorizza l’uso di body cam per la videosorveglianza e prevede benefici economici per le spese legali di agenti indagati per fatti legati al servizio. Tra le modifiche rispetto al testo originario, spicca quella sulle sim telefoniche per cittadini extra Ue, che ora richiedono un documento d’identità anziché il permesso di soggiorno.

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