Un declino inarrestabile: il nostro Paese ultimo in Europa occidentale per pluralismo e indipendenza dell’informazione
Alla vigilia della Giornata internazionale per la libertà di stampa, il nuovo rapporto di Reporters sans frontières (Rsf) fa emergere un quadro non solo allarmante, bensì desolante. L’Italia scivola dal 46° al 49° posto nella classifica mondiale sulla libertà di stampa, piazzandosi ultima tra i Paesi dell’Europa occidentale.
Un segnale evidente che, nel nostro Paese, la libertà d’informazione è sempre più sotto attacco da molteplici fronti, infatti il report dell’organizzazione evidenzia come “la libertà di stampa in Italia continua a essere minacciata dalle organizzazioni mafiose, in particolare nel sud del Paese, nonché da vari gruppi estremisti che commettono atti di violenza”. Ma non sono solo le minacce esterne a preoccupare. Rsf sottolinea il ruolo delle istituzioni politiche nel tentare di limitare la libera informazione, in particolare con la cosiddetta “legge bavaglio”, che impedisce la pubblicazione delle intercettazioni nelle inchieste giudiziarie. Un provvedimento che, secondo molti giornalisti e osservatori, rischia di silenziare l’informazione su temi di interesse pubblico.
Il rapporto si basa su cinque categorie di analisi: contesto politico, economico, quadro legale, situazione socio-culturale e sicurezza. In ognuno di questi ambiti, l’Italia mostra segnali di arretramento. In particolare, pesa l’aumento delle cause legali temerarie – le cosiddette SLAPP – usate per intimidire i giornalisti e scoraggiare la pubblicazione di inchieste scomode. L’Italia però non è un caso isolato, Rsf denuncia che “più di metà della popolazione mondiale vive in Paesi con una situazione molto grave, la situazione della libertà di stampa globale nel 2025 è ai minimi storici” e aggiunge come, secondo le analisi, tre quarti dei 180 paesi presi in esame presentino “condizioni problematiche e molto gravi”, “per la prima volta si evince una situazione difficile su scala mondiale” a conferma di una crisi che non risparmia nessuna area del globo. Nonostante l’Europa rimanga la zona con maggiori possibilità di svolgere libera informazione, si registrano dei ribaltamenti eclatanti in particolare la discesa della Germania dal 10° all’11°posto a causa di “un clima di lavoro sempre più ostile per i professionisti dei media, soprattutto a causa degli attacchi dell’estrema destra”, per l’appunto i giornalisti che hanno avuto rapporti con questa realtà hanno denunciato minacce, insulti e infine segnalato numerosi ed elevati ostacoli nel riportare informazioni riguardanti il conflitto in Medio Oriente.
Persino la situazione statunitense appare molto preoccupante. Washington scende al 57° posto superata addirittura dalla Sierra Leone, si è espressa a riguardo Anne Bocandé, direttrice editoriale dell’organizzazione: “la situazione già non appariva brillante nel 2024, ma si è ulteriormente aggravata con l’investitura di Trump, autore di attacchi quotidiani contro la stampa, è il primo significativo e prolungato declino della libertà di stampa nella storia moderna”. Una delle principali cause della crisi della libertà di stampa, secondo Rsf, è la crescente fragilità economica dei media. “Oltre a una situazione di sicurezza fragile e al crescente autoritarismo, la pressione economica in particolare sta causando problemi ai media di tutto il mondo”, il rapporto pone l’attenzione sull’influenza dei grandi colossi tecnologici – i cosiddetti GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft) – che contribuiscono a concentrare il potere dell’informazione, mentre la chiusura di numerose testate locali indebolisce il pluralismo. La direttrice generale Anja Osterhaus avverte che “il giornalismo indipendente è una spina nel fianco degli autocrati”, “ma se i media sono finanziariamente in difficoltà, chi smaschererà disinformazione e propaganda?”.
Unica nota positiva è la conferma della Norvegia al primo posto per l’ennesimo anno, simbolo di una democrazia solida e di un sistema mediatico sano e indipendente: gli stessi valori di trasparenza e libertà di espressione incarnati da questo risultato, sembrano scomparire in Italia e in molti altri paesi occidentali che un tempo li distinguevano, dunque ci si domanda in che direzione stiamo andando?
Rsf lancia a governi e cittadini un messaggio implicito, “se la stampa non è libera, non è possibile parlare di democrazia pienamente funzionante”.