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Il legale della famiglia chiede nuove indagini: tra sospetti di corruzione e fondi distratti, l’ambasciatore sapeva troppo?

Forse una possibile svolta sul caso Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano ucciso in Congo il 22 febbraio 2021 insieme al carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e all’autista del World Food Programme, Mustapha Milambo. Dopo che la Procura di Roma sembrava ormai orientata all’archiviazione per mancanza di prove sufficienti utili a individuare esecutori e mandanti, né a ricostruire con certezza la dinamica del delitto, nuovi elementi già acquisiti dagli inquirenti sembrano riaccendere qualche speranza. In un primo momento si era ipotizzato che la morte dell’ambasciatore fosse il drammatico esito di un sequestro finito male. Tuttavia, diversi elementi emersi nel tempo, così come le modalità con cui le autorità congolesi hanno gestito il caso, hanno sempre alimentato dubbi sulla versione ufficiale. Ora, alcune testimonianze sembrano indirizzare la vicenda verso un’altra verità. Rocco Curcio, legale della famiglia Attanasio, ha presentato un’istanza per chiedere un approfondimento delle indagini, collegando la morte del diplomatico a un presunto giro di corruzione e distrazione di fondi. A darne notizia è stato il settimanale L’Espresso, che già mesi fa aveva pubblicato un’inchiesta in netto contrasto con la ricostruzione ufficiale. Alcune testimonianze sostengono infatti che Attanasio fosse il vero obiettivo dell’agguato e che sospettasse di essere spiato. Questo timore, che non aveva condiviso con la famiglia, era stato riferito alla sua scorta. Un carabiniere della sicurezza, Luigi Arilli, aveva segnalato anche un tentativo di intrusione su un iPhone in uso al collega Iacovacci, proveniente da un’area del Rwanda.
Oggi L’Espresso riferisce che alcuni testimoni avrebbero parlato di comportamenti gravi da parte di funzionari italiani, ben noti sia nella capitale Kinshasa che a Goma, nel Nord Kivu.
Inoltre - si legge in un articolo firmato dalla giornalista Antonella Napoli - il vulcanologo Dario Tedesco, profondo conoscitore della regione di Goma, ascoltato dai Carabinieri del ROS, avrebbe riferito che Attanasio potrebbe aver scoperto che alcuni progetti del Programma Alimentare Mondiale (WFP) tra Bukavu e Rutshuru erano praticamente fermi, nonostante i fondi ricevuti. L’Italia aveva contribuito con circa un milione di dollari. L’ipotesi, infatti, è anche quella che questi fondi possano essere stati utilizzati in modo improprio. Pare inoltre che Attanasio stesse cercando di far luce su irregolarità nel rilascio dei visti, possibile altro movente dell’agguato. Secondo quanto riportato dal settimanale, alcune denunce parlano di somme “tra i 5 e i 6 mila dollari” pagate sottobanco per ottenere i visti. Situazioni anomale sarebbero state segnalate anche dal suo successore, l’ambasciatore Alberto Petrangeli, che avrebbe parlato di “messaggi che costituivano tentativi di corruzione da parte di chi cercava di ottenere un visto”. A tutto ciò si aggiungono altri elementi ancora da chiarire, come le testimonianze locali secondo cui gli assalitori erano già presenti nel luogo dell’imboscata, a conferma di una possibile premeditazione. O la perizia balistica che mette in discussione la versione dello scontro a fuoco: i proiettili che hanno colpito Attanasio e Iacovacci sarebbero compatibili con un’esecuzione mirata, piuttosto che con uno scontro accidentale. L’attentato in cui hanno perso la vita Attanasio, Iacovacci e Milambo è avvenuto lungo la Route Nationale 2, tra Goma e Rutshuru. Il convoglio del WFP su cui viaggiava l’ambasciatore non aveva né scorta armata né mezzi blindati, nonostante l’area fosse considerata ad alto rischio per la presenza di miliziani e bande armate. Il convoglio fu attaccato da un commando armato: Milambo fu ucciso sul colpo, mentre Attanasio e Iacovacci vennero rapiti e condotti nella boscaglia vicina, dove morirono poco dopo durante un presunto scontro a fuoco con le forze locali. Ma proprio questa ricostruzione è sempre più messa in discussione alla luce delle testimonianze e della perizia che, come detto, suggeriscono invece un attentato pianificato nei minimi dettagli.

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