Il crimine si sposta online, l’IA amplifica le minacce e la corruzione aumenta, ma in Italia viene abolito l’abuso d’ufficio
Non ci sono dubbi: il processo di trasformazione che ha investito le reti criminali attive su scala internazionale è in continua e profonda evoluzione. Già da diversi anni - ma in modo ancora più marcato con l’inizio della pandemia da Covid-19 e la profonda trasformazione tecnologica che sta attraversando il tessuto sociale - anche l’ecosistema criminale si è aggiornato, adottando nuovi sistemi che lo hanno reso più sofisticato, flessibile e, spesso, ancora più difficile da contrastare. Questo è lo scenario delineato dall’ultimo rapporto pubblicato pochi giorni fa da Europol, attraverso l’EU SOCTA 2025 (European Union Serious and Organised Crime Threat Assessment), una valutazione strategica che l’agenzia rilascia ogni quattro anni per fare il punto sulla minaccia rappresentata dalla criminalità organizzata in Europa, anche in relazione allo scenario globale. Ciò che emerge dal rapporto di quest’anno è sconcertante. La criminalità organizzata ha smesso di essere una realtà “statica” legata ai traffici tradizionali e si è trasformata in un sistema molto più connesso, interattivo, tecnologicamente avanzato e, soprattutto - ed è questo l’aspetto più allarmante - più globale e lungimirante. Come dimostrano le numerose indagini condotte negli ultimi anni in Europa e non solo, oggi il crimine organizzato non si limita più a sfruttare le debolezze del sistema: mira a destabilizzarlo attivamente, minando le istituzioni, l’economia e il tessuto sociale. L’obiettivo principale sembra essere quello di compromettere le regole del gioco: indebolire la governance, sfruttare la corruzione per infiltrarsi nelle istituzioni e adattarsi alla digitalizzazione con sorprendente rapidità.
Questo cambiamento è ancora più evidente se si osservano le modalità con cui vengono condotte le attività illecite, oggi per buona parte trasferite online. Il cyberspazio è diventato, infatti, il nuovo campo di battaglia criminale: vi si commercia, si comunica, si recluta e, quando necessario, si attacca. In questo contesto, non poteva mancare l’impiego dell’intelligenza artificiale che, insieme ad altre tecnologie emergenti, ha potenziato in modo significativo le dinamiche criminali, rendendole più rapide, automatizzate e spesso invisibili. Le attuali reti criminali hanno dunque mutato radicalmente ruolo e modalità operative, tanto da assomigliare sempre più a vere e proprie holding, ben lontane dal vecchio stereotipo di clan o banda armata. Dimostrano grandi capacità di marketing, offrono veri e propri “servizi” ai loro clienti, seguendo una logica economica parallela, che spesso risulta essere molto più redditizia di quella legale. Esistono dei veri e propri broker della corruzione: figure ibride in grado di mettere in contatto corrotti e corruttori, spesso attraverso strumenti e piattaforme digitali. Si tratta di un aspetto poco rassicurante che ha favorito la nascita delle cosiddette “minacce ibride”: gruppi o entità che operano in una zona grigia tra criminalità e geopolitica. In pratica, si tratta di realtà che sono perfettamente in grado di sabotare infrastrutture, condurre campagne di disinformazione, orchestrare attacchi informatici e sfruttare flussi migratori o traffici illeciti per destabilizzare interi Paesi. Spesso collaborano con le reti criminali per convenienza reciproca: i criminali offrono competenze, infrastrutture e anonimato; gli attori ibridi garantiscono protezione e, in alcuni casi, persino supporto statale.
In ogni caso, il mondo digitale rappresenta oggi l’infrastruttura più potente, abilitante e insidiosa per la nuova criminalità. Ambienti come il dark web, i social media e le piattaforme di e-commerce sono diventati luoghi in cui tutto può essere comprato, venduto, organizzato. Dall’attacco informatico alla frode, dalla pedopornografia al traffico di dati, l’online è la nuova piazza criminale. E per comunicare in modo sicuro, le reti criminali utilizzano app crittografate sviluppate appositamente per eludere i controlli delle forze dell’ordine. Sistemi come EncroChat o Sky ECC garantiscono la massima riservatezza, fornendo anche strumenti efficaci per cancellare prove e occultare identità. Il cuore pulsante delle attività illecite, tuttavia, resta legato alla finanza. Anche qui, la trasformazione è radicale. Il contante è ancora in uso, ma criptovalute e tecnologie di finanza decentralizzata (DeFi) offrono possibilità di anonimato e occultamento prima impensabili. Il denaro illecito può ora viaggiare in tempo reale, superare confini, essere ripulito e reinvestito con estrema facilità. Schemi come il chain hopping - ovvero il passaggio continuo tra diverse valute digitali - servono a rendere invisibili le tracce finanziarie. I servizi di crypto swapping, che permettono scambi istantanei tra criptovalute, sono sempre più utilizzati per operazioni di riciclaggio.
Corruzione e crimine digitale
Una delle operazioni più significative condotte da Europol, che dimostra quanto la criminalità sia sempre più avanzata dal punto di vista tecnologico, risale al marzo 2023. In collaborazione con le autorità di Belgio, Polonia e Svizzera, Europol ha smantellato ChipMixer, una piattaforma di criptovalute nota per essere utilizzata dalla criminalità informatica. Attivo dal 2017, ChipMixer consentiva di occultare l’origine dei fondi in criptovalute, rendendoli irrintracciabili e facilitando così il riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite, tra cui traffico di droga e armi, ransomware e sfruttamento minorile. Il servizio, accessibile sia sul web che nel dark web, permetteva di convertire i depositi in “chips” - token anonimi - per poi rimescolarli e far perdere ogni traccia delle transazioni. Il 15 marzo 2023, le autorità hanno sequestrato server, dati e criptovalute per un valore superiore a 44 milioni di euro. Le indagini suggeriscono che, tramite ChipMixer, siano stati riciclati oltre 2,7 miliardi di euro, anche grazie al coinvolgimento di gruppi specializzati in ransomware e alla possibile connessione con furti di criptovalute legati al crollo di un noto exchange avvenuto nel 2022. Tra tutte le evoluzioni possibili, una costante rimane immutata: la corruzione, “l’evergreen” del crimine. Una vera e propria chiave di volta che tiene insieme l’intero sistema. Non a caso, la corruzione consente ai criminali di infiltrarsi nelle istituzioni, ottenere protezione, manipolare decisioni pubbliche e sfruttare il potere politico o economico a proprio vantaggio. È il canale attraverso cui il crimine organizzato acquista impunità, influenza e accesso. Tanto è efficace quest’arma da essersi ormai digitalizzata. Sempre più spesso i pagamenti avvengono in criptovalute, il reclutamento di funzionari corrotti si svolge online, e gli obiettivi privilegiati sono i soggetti con accesso a sistemi informatici sensibili, pubblici o privati. In alcuni casi, la corruzione diventa persino uno strumento di ingerenza straniera, con funzionari pubblici coinvolti in scandali che travalicano i confini nazionali.
Un esempio concreto è rappresentato dall’operazione internazionale condotta tra novembre e dicembre 2023, volta a colpire la corruzione a ogni livello: dai funzionari pubblici alle reti criminali internazionali, passando per imprese private e appalti pubblici. Le autorità di diversi Paesi europei - tra cui Francia, Albania, Belgio, Grecia, Irlanda, Paesi Bassi e Portogallo - hanno effettuato perquisizioni, interrogatori e arresti, arrivando a congelare beni per un totale di 5,5 milioni di euro. L’indagine ha interessato 49 casi e coinvolto oltre 230 persone. Parallelamente, anche Austria, Croazia, Finlandia, Ungheria e Spagna hanno partecipato ad azioni simili nei mesi precedenti. Gli investigatori hanno fatto emergere reati che vanno dalle tangenti alla manipolazione di gare d’appalto, dal traffico di influenze al nepotismo. Alcuni casi particolarmente gravi hanno coinvolto politici o funzionari pubblici accusati di appropriazione indebita o abuso di potere. In Portogallo, ad esempio, un’indagine ha riguardato l’uso illecito di fondi pubblici da parte di un partito politico. Nei Paesi Bassi, tre persone sono state arrestate per aver diffuso informazioni riservate su un appalto petrolifero, con il conseguente sequestro di 2,5 milioni di euro. In Francia, un funzionario eletto nei territori d’oltremare è stato arrestato per aver favorito un’impresa a lui collegata, attraverso contratti pubblici del valore di oltre 2 milioni di euro.
E l’Italia?
In Italia, invece, si è scelto di abrogare il reato di abuso d’ufficio, su iniziativa del ministro della Giustizia Carlo Nordio: una decisione che va in netta controtendenza rispetto alla direzione intrapresa dal resto d’Europa. Come dimostrano le operazioni coordinate da Europol e sostenute da numerosi Stati membri, la corruzione è oggi considerata una delle principali minacce alla sicurezza, alla trasparenza e alla fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Per questo motivo, la tendenza europea è quella di rafforzare strumenti investigativi e giuridici per intercettare le dinamiche corruttive, in particolare quelle più sottili e pervasive, spesso annidate nelle pieghe della pubblica amministrazione. In questo contesto, il reato di abuso d’ufficio rappresenta - o meglio, rappresentava - un presidio importante per indagare e punire condotte che, pur non configurandosi come corruzione diretta, producevano comunque vantaggi indebiti, favoritismi e scambi di influenze. Non si trattava quindi di criminalizzare le scelte politiche o gestionali, ma di contrastare comportamenti opachi e ambigui, spesso legati a relazioni di potere. Inoltre, l’abuso d’ufficio ha spesso permesso di aprire indagini che hanno poi fatto luce su casi di corruzione e concussione, rivelando connessioni altrimenti difficili da individuare.
Tornando alla criminalità informatica e all’intelligenza artificiale, quest’ultima ha rappresentato, senza dubbio, un potente acceleratore per i reati di natura digitale. Man mano che le sue capacità si sono evolute, l’IA è riuscita a diventare uno strumento sempre più pericoloso nelle mani dei criminali: può imitare perfettamente la voce o il volto di una persona per realizzare truffe, ma può arrivare anche a simulare lo stile di scrittura e le conoscenze di un individuo, rendendo gli inganni sempre più credibili e dannosi. Può, inoltre, automatizzare l’intero ciclo di un attacco informatico: dalla ricerca di vulnerabilità, all’organizzazione dei dati rubati, fino alla gestione di trattative per il riscatto o alla conduzione di truffe online complesse. Non a caso, negli ultimi anni si sta assistendo a un aumento costante dei furti di dati. Secondo le tendenze emerse dalle operazioni condotte dalle autorità di diversi Stati membri, si sta diffondendo in modo impressionante il fenomeno dei cosiddetti servizi “crime-as-a-service”: il crimine venduto come un prodotto pronto all’uso, spesso sostenuto proprio dall’intelligenza artificiale generativa. A dimostrazione di quanto la tecnologia stia abbattendo ogni confine etico e legale, vi è un caso particolarmente inquietante, purtroppo uno tra tanti, legato all’abuso sessuale sui minori. A febbraio di quest’anno, 25 persone sono state arrestate in varie parti del mondo per la distribuzione di materiale pedopornografico interamente generato dall’intelligenza artificiale. Il principale indagato, un cittadino danese, aveva creato e gestiva una piattaforma online che, dietro un pagamento simbolico, offriva l’accesso a immagini e contenuti di alta qualità, interamente realizzati dall’IA. Per attirare nuovi utenti, pubblicava immagini non esplicite ma chiaramente problematiche sui social media, collegate a un sito pubblico dove si trovavano anteprime del materiale pedopornografico. Oltre a questo episodio, è stato rilevato che molti trasgressori tendono a muoversi in ambienti virtuali ben strutturati, che spaziano dal dark web al cosiddetto clear web, frequentando forum, chat e gruppi criptati in cui si discute di adescamento, scambio di materiale e strategie per evitare di essere rintracciati. Le conversazioni avvengono anche in spazi più ristretti, tramite app di messaggistica con crittografia end-to-end, spesso all’interno di comunità internazionali longeve e difficili da infiltrare.
Catherine De Bolle © Imagoeconomica
Il traffico di droga internazionale
Ciò che preoccupa sempre di più, sia dentro che fuori dal Vecchio Continente, è il traffico di droga, che continua a crescere ed evolversi. A destare particolare allarme è l’espansione delle reti di narcotraffico, che non solo stanno aumentando in termini di dimensioni, ma anche per influenza, risorse e strategie. La domanda di sostanze stupefacenti resta alta, così come l’offerta: due fattori che si alimentano a vicenda e che garantiscono ai gruppi criminali profitti straordinari, in grado di finanziare attività sempre più sofisticate e pericolose. Anche in questo ambito, le operazioni condotte nella lotta al traffico di droga hanno evidenziato una tendenza crescente alla creazione di nuove sostanze e la manipolazione di quelle già esistenti per eludere i controlli doganali. Come se non bastasse, la tecnologia digitale ha rivoluzionato le modalità di vendita e distribuzione degli stupefacenti, rendendo sempre più difficile intercettare le comunicazioni e identificare i responsabili. Criptovalute, piattaforme di messaggistica crittografata e marketplace nel dark web sono solo alcuni degli strumenti oggi utilizzati per espandere il commercio al dettaglio delle droghe.
Si stima che il traffico di droga continuerà a rappresentare un nodo critico anche nei prossimi anni. Le reti criminali che lo alimentano si dimostrano estremamente adattabili e abili nello sfruttare le opportunità offerte dalla globalizzazione, dalla tecnologia e dalle falle nei sistemi normativi. Utilizzano aziende di facciata, servizi legali, strumenti digitali e metodi di produzione innovativi per incrementare l’offerta e stimolare la domanda. Con un giro d'affari che si misura in miliardi di euro, il traffico di droga è oggi una delle principali fonti di finanziamento per le organizzazioni criminali su scala globale. Anche le rotte e i metodi di trasporto della droga stanno cambiando. In America Latina, ad esempio, si registrano spostamenti nei punti di partenza e nei Paesi di transito per la cocaina destinata al mercato europeo. All’interno dell’Unione Europea, le autorità hanno sequestrato grandi quantità di droga sia nei principali porti marittimi sia in scali secondari, meno sorvegliati. Il trasporto marittimo, in particolare quello via container, continua a essere il canale preferito per le spedizioni di cocaina su larga scala. Ma stanno diventando sempre più comuni anche l’utilizzo di imbarcazioni a vela, gli sbarchi diretti e l’impiego di piccoli porti o punti d’ingresso alternativi. Alcune reti criminali, per ridurre il rischio di sequestro, suddividono i carichi in quantità più piccole da distribuire in porti diversi, una strategia che abbassa i rischi pur mantenendo alta la redditività.
Recentemente, la direttrice esecutiva di Europol, Catherine De Bolle, ha dichiarato:
“Le reti criminali operano senza soluzione di continuità attraverso gli oceani e la nostra risposta deve essere ugualmente interconnessa. Rafforzare la cooperazione con i Paesi latinoamericani è essenziale: affrontare la criminalità organizzata richiede uno sforzo globale. Ogni Paese lungo la filiera svolge un ruolo cruciale nello smantellamento delle reti criminali violente, a ogni livello, dalla produzione alla distribuzione. Solo attraverso un'azione internazionale coordinata possiamo interrompere le loro operazioni, indebolire la loro influenza e garantire la sicurezza dei nostri cittadini”.
Le sue parole seguono un’importante operazione antidroga condotta solo pochi giorni fa in collaborazione con le forze dell’ordine europee e sudamericane, che ha portato allo smantellamento di una potente cellula criminale ecuadoriana coinvolta nel traffico internazionale di cocaina. Il gruppo rappresentava una rete intercontinentale, in grado di movimentare tonnellate di stupefacente dall’Ecuador ai principali porti europei - in Belgio, Germania, Paesi Bassi e Spagna - sfruttando i container marittimi. L’organizzazione non si occupava solo del trasporto, ma anche della gestione dei flussi finanziari, utilizzando società di copertura e prestanome per riciclare i proventi del narcotraffico, mentre altre cellule, operative in Germania e Spagna, curavano la logistica e la distribuzione sul territorio europeo. L’operazione, avviata nel 2024, si è conclusa, infatti, il 13 marzo scorso con una massiccia azione in Ecuador, che ha portato all’arresto di 36 persone a Guayaquil e all’esecuzione di 50 perquisizioni domiciliari, con il sequestro di documenti, veicoli e materiale elettronico. In totale, le autorità sono riuscite a sequestrare 73 tonnellate di cocaina, arrestando altri 14 individui tra Germania e Spagna.
Per quanto riguarda le modalità di smistamento globale della droga, anche il traffico aereo rimane tra i metodi più utilizzati. In questi casi, la cocaina viaggia spesso sotto forma di merce o viene trasportata da singoli individui, talvolta con tecniche di occultamento particolarmente sofisticate. Il prodotto finale - la cocaina in polvere - viene solitamente importato in “mattoni”, ma anche la base di cocaina (un composto intermedio) viene trafficata per essere poi raffinata in laboratori europei. A volte, la sostanza viene incorporata in materiali diversi e poi estratta tramite procedimenti chimici, una tecnica che ne rende difficile l’individuazione durante i controlli. I laboratori dedicati a queste operazioni si concentrano soprattutto nell’Europa occidentale e meridionale, ma ci sono segnali che indicano una crescente diffusione di queste attività su tutto il territorio europeo. D'altra parte, le reti del traffico di cocaina sono ormai di dimensioni globali: operano simultaneamente in più aree del mondo, sfruttando una logistica avanzata e alleanze transnazionali. Anche in questo ambito, la corruzione resta una delle armi principali: nei porti, ad esempio, vengono pagate tangenti a funzionari compiacenti per garantire il passaggio dei carichi senza controlli. Ma accanto al traffico di cocaina, come già più volte registrato, sta emergendo con forza anche il commercio di droghe sintetiche, che offrono un vantaggio strategico per le organizzazioni criminali: possono essere prodotte localmente, riducendo costi e rischi legati al trasporto internazionale. Un esempio significativo di questo fenomeno è rappresentato dai laboratori scoperti nell’agosto 2024 in Polonia e Ucraina, dove le forze dell’ordine hanno smantellato diverse strutture destinate alla produzione di oppioidi sintetici. Tra queste, il più grande laboratorio di metadone mai individuato in Polonia. L’operazione ha portato all’arresto di sette persone e al sequestro di quasi 200 kg di metadone e oltre 150 kg di Alpha-PVP, oltre a una notevole quantità di precursori chimici provenienti in gran parte dall’Asia.
Le armi e la questione ucraina
Con l’approssimarsi - almeno si spera - della fine del conflitto in Ucraina, ciò che potrebbe aumentare è il rischio che nuove instabilità post-belliche aprano spazi di manovra per la criminalità organizzata. Per quanto la pace possa portare auspicabili miglioramenti, sia sul piano economico sia in termini di rinnovata speranza, paradossalmente le fragilità generate da una fase di transizione potrebbero agevolare - come già accaduto in passato - una diffusione massiccia e capillare di armi. Il surplus bellico tanto invocato dai leader europei, Italia compresa, non scomparirà come per magia. Al contrario, molte delle armi inviate a Kiev potrebbero finire sul mercato nero, alimentando i traffici illeciti e accrescendo notevolmente la potenza delle reti criminali, in Europa e oltre. A questo scenario si aggiunge un ulteriore punto critico legato a un eventuale cessate il fuoco: i fondi destinati alla ricostruzione delle aree devastate dalla guerra potrebbero attirare fortemente gli interessi del mondo criminale. Le risorse economiche stanziate per ricostruire infrastrutture, servizi e interi comparti produttivi, tramite investimenti pubblici e privati, rischiano infatti di rimpinguare ulteriormente le casse della criminalità organizzata. Gli aiuti internazionali potrebbero trasformarsi in un momento particolarmente propizio per sfruttare l’ultima “gallina dalle uova d’oro”, fatta di appalti truccati, finanza opaca e appropriazione indebita di risorse pubbliche.
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