Le parole del giornalista di Report a Palermo durante la presentazione del suo libro “La scelta”
“Mi preoccupa le condizioni di lavoro dei giornalisti in Italia e le leggi che vengono proposte. C'è stato un aumento della pressione politica sui giornalisti e sulla libertà di informazione”. Così Sigfrido Ranucci, giornalista Rai e conduttore di Report, durante la presentazione del suo libro “La scelta” (ed. Bompiani) avvenuta ieri alla Libreria Tantestorie di Palermo. Una sintesi giornalistica, la sua, sugli ultimi fatti di cronaca che hanno interessato il Paese. Un dialogo con lo storico giornalista Rai, Salvatore Cusimano.
“La Credibilità della trasmissione è stata conquistata negli anni - ha detto -. Essere ancora qui dopo vent’anni è un successo legato proprio all'immagine che ha Report e al fatto che nonostante gli attacchi politici e giudiziari è rimasta fedele alla propria mission. Il segreto di Report è aver posto il proprio sguardo su chi ci governava ed essere rimasta coerente”. “È il contrario della riforma Renzi riguardante la Rai - ha aggiunto -, che ora con il European Media Freedom Act l’Ue ci chiede di cambiare. Oggi i dirigenti e i manager Rai non vengono decisi dal Parlamento, con la riforma Renzi vengono nominati dal Governo. E se questa è l’informazione voi non potrete mai aspettarvi dalla Rai un racconto veritiero. Penso che il pubblico non sia stupido, si è accorto di questo in questi anni e ha capito l'importanza di questo presidio di Libertà e indipendenza che è Report, che è rimasto in Rai con molta fatica”.
Ad aggravare il quadro c’è la legge Cartabia entrata in vigore a gennaio del 2025. “Col meccanismo dell'improcedibilità - ha spiegato - una persona sotto processo per uno dei reati che impattano sulla qualità della nostra vita può adire al meccanismo dell'improcedibilità. Uscendo così dal processo. E il processo si chiude in maniera tombale. E quello che in pochi sanno è che la legge gli consente anche l’anonimato a queste persone, cioè la possibilità di cancellare il nome, mettere delle singole sigle all'interno degli atti giudiziari”. Una combinazione che renderà impossibile sapere cos’è avvenuto, “perché non potremo raccontarlo”. Ecco, dunque, la “scelta” di continuare la trasmissione nonostante le difficoltà. Un servizio alla collettività che controlla l’esercizio del potere. Una sorta di cane da guardia a difesa dei cittadini.
Foto © ACFB
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