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Non vi è dubbio che se questa riforma fosse stata adottata prima i colleghi Falcone e Borsellino non avrebbero mai condotto le inchieste contro la mafia come hanno fatto. Perché entrambi sono stati prima giudici, magistrati, giudicanti e poi inquirenti. L'essere stati giudici ha consentito loro di condurre le indagini sapendo benissimo come farle e quali prove avrebbero dovuto portare alla Corte di Assise di Palermo. Per questo le condanne numerose emesse dai giudici di Palermo sono state confermate tutte in Cassazione e per questo Falcone e Borsellino sono stati uccisi. Questa esperienza esemplare e così importante per il nostro paese non ci sarebbe stata se questa riforma costituzionale fosse stata adottata prima. E debbo aggiungere anche che la mia esperienza personale va nello stesso senso. Io sono stata prima giudice e poi per oltre 30 anni per scelta magistrato inquirente”.
Lo ha detto Maria Monteleone, già procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Roma, davanti alla commissione affari costituzionali del senato che oggi è tornata ad occuparsi della riforma della separazione delle carriere.
Il “mio giudizio” in merito è “nettamente e assolutamente negativo” ha detto la magistrata analizzando i vari punti della riforma, in primis l’istituzione di un’Alta Corte disciplinare per giudici e pm, separata dal Csm, poiché indebolirebbe un equilibrio costituzionale del 1948, privando il Csm di una funzione essenziale. Ha contestato l’idea di una “giustizia domestica”, difendendone l’efficacia e definendo le critiche come propagandistiche. Nel suo intervento ha criticato il sorteggio come metodo per la selezione dei membri togati, che ha squilibrato i rapporti di forza a favore dei laici e del Parlamento, minando l’indipendenza della magistratura. Si è poi chiesta perché il sorteggio, metodo “cieco” privo di merito, sia stato applicato solo ai magistrati e non ai laici, e come abbia potuto garantire un autogoverno basato sulla sorte, rischiando di subordinare la magistratura alla politica.
E poi: “La separazione delle funzioni già c'è nei fatti e lo sappiamo bene. Il problema del giudice condizionato dal pubblico ministero è smentito nettamente anche dalle statistiche” e le percentuali di proscioglimenti e di assoluzioni sono “molto rilevanti”.
Monteleone ha ripreso anche il tema del controllo del pm da parte del Governo: “Non è una questione di fare il processo alle intenzioni o di ipotecare il futuro” ma questa riforma porterà inevitabilmente il pubblico ministero “sotto il controllo diretto e indiretto dell'esecutivo”. La magistrata Monteleone, forte della sua esperienza, ha affermato: “non soltanto questa riforma non migliorerà la situazione, ma sotto certi profili potrebbe addirittura complicarla” nel contrasto alla violenza di genere e domestica. Ha sostenuto che “i tanti problemi che affliggono questa materia sicuramente non verranno risolti dalla separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici”. Ha portato l’esempio della durata dei processi, citando un caso a Roma rinviato al 2027, e si è chiesta: “Pensate che nel momento in cui entrerà in vigore questa riforma costituzionale si anticiperà di un giorno la celebrazione di questo processo? Io credo di no”.
Ha sottolineato che “il migliore pubblico ministero è quello che ha svolto le funzioni di giudice”, ricordando che con la separazione delle carriere magistrati come Falcone e Borsellino non avrebbero potuto passare da giudici a PM, con un impatto sulle indagini antimafia. Ha spiegato: “esercitando la funzione giurisdizionale del giudicare il magistrato comprende, impara cosa serve per giudicare una persona ed emettere una sentenza”, un’esperienza che ha rafforzato il PM nel raccogliere prove solide, sapendo che doveva condannare “solo quando vi sono prove certe al di là di ogni ragionevole dubbio”. Ha concluso distinguendo il PM dalle parti private: “non è una parte uguale alle altre parti private. È una parte pubblica”.

Presidente della Repubblica in due Csm: avrà difficoltà a svolgere il suo ruolo

Il Presidente della Repubblica che si trova a dover presiedere due distinti Csm aumenta la sua difficoltà di svolgere il suo ruolo che, punto organo di garanzia e di applicazione della Costituzione, è appunto in un possibile conflitto” ha detto nel suo intervento il professore ordinario di diritto costituzionale all'Università di Cagliari Gianmario De Muro.
Contestato il sorteggio: “Se lo scopo è eliminare il peso delle correnti in Consiglio Superiore della Magistratura chissà che le correnti non possano in qualche modo aumentare il numero dei loro iscritti per aumentare la possibilità che il sorteggio possa vederle partecipare al Consiglio”.
Inoltre la separazione delle carriere creerà una sorta di “iperrafforzamento della funzione requirente rispetto alla funzione giudicante” portando ad un possibile scontro tra il Csm dei pm e il Csm dei giudici.
Alla fine è stato sentito l’ex ministro della giustizia Carlo Martelli che ha espresso un parere favorevole alla riforma manifestando alcune riserve. Pur avendo condiviso l’obiettivo della riforma, ha ritenuto che essa non abbia risolto pienamente il problema della responsabilità del pubblico ministero. Martelli ha richiamato un’osservazione del procuratore capo della Cassazione, riportata dal Corriere della Sera, sui rischi di una deriva del PM dovuta a questa separazione, senza un’adeguata definizione dei suoi rapporti con il potere esecutivo.

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