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Uccidere, spegnere la vita; la mano che impugna l'arma però è sempre più giovane.
Sale sempre di più la percentuale degli omicidi commessi dagli under 18; eppure non ne parla nessuno, nessun allarmismo, nessuna parola dagli organi ufficiali.
Il criminologo forense Federico Carbone in un articolo pubblicato su Dark Side espone cifre assai preoccupanti.
Nell'Italia del 2024 gli omicidi diminuiscono ma base all'ultimo rapporto della Criminalpol i minori che commettono omicidi sono passati dal 4% nel 2023 all’11% nel 2024. Quasi il triplo.
Perché questa crescita nelle file dei baby assassini?
Per Carbone i fattori sono molteplici. In primis la società che ha smesso di difendere i suoi ragazzi lasciandoli in balia di un "cocktail micidiale di degrado sociale, crisi educativa e nuove forme di devianza", ha scritto il criminologo.
Esempi sono le droghe, il disagio sociale, disturbi mentali non visti, famiglie sempre più assenti e fragili, la violenza come spettacolo, veicolata il più delle volte attraverso i social network e le piattaforme digitali che diffondono contenuti estremi.
"YouTube e TikTok diffondono video di risse, pestaggi, rapine"; "le baby gang usano i social per reclutare nuovi membri", "la violenza diventa uno spettacolo. Chi non partecipa è un debole".
Tutto questo normalizza l'uso della forza creando l'illusione che la violenza sia un'opzione valida per risolvere i problemi.
E di esempi ce ne sono in abbondanza: come l'omicidio commesso a Pescara a giugno 2024. Thomas Christopher Luciani, 17 anni era stato ucciso con 25 coltellate in un parco pubblico da due ragazzi di 16 anni. Il movente? Un debito per qualche centinaio di euro.
I due killer quando vengono arrestati non danno segni di pentimento. Anzi, uno di loro si era messo a ridere. Oppure un altro a Paderno Dugnano, racconta sempre Carbone, ad agosto del 2024. Un 17enne uccide la madre, il padre e il fratello minore a coltellate.
Quando lo arrestano aveva detto agli agenti: "Non so perché l'ho fatto".
Gli inquirenti durante le indagini scoprono che il ragazzo soffriva di problemi mentali mai diagnosticati oppure semplicemente 'soppressi' tramite l'uso massiccio di farmaci. Le risposte delle autorità vertono semplicemente verso la repressione; come il decreto Caivano che permette di arrestare anche i quattordicenni, la confisca degli smartphone per chi diffonde video violenti e la 'Daspo' per chi frequenta aree a rischio.
Tutto questo creerà solo una generazione di giovani detenuti se no si agisce direttamente anche sulle cause profonde. "Le soluzioni esistono: più educazione, più psicologi, più prevenzione. Se non si interviene subito, il futuro della sicurezza in Italia sarà sempre più incerto", ha scritto il criminologo.

Fonte: Darksideitalia.it

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