Parla il criminologo che recentemente è stato audito presso il Parlamento europeo
Professor Musacchio sono davvero preoccupanti i rapporti tra mafie e politica nel nostro Paese e in Europa?
Sono preoccupanti perché esistono e vivono una continua evoluzione tenuto conto che le nuove mafie intrattengono rapporti stretti con la politica, il mondo economico e finanziario. Questi contatti le fortificano e le rendono più pericolose rispetto alle organizzazioni criminali del passato. Il voto di scambio, soprattutto se mafioso, è un pericolo anche per la democrazia. È radicato in tutti gli apparati democratici, per questo c’è l’assoluta necessità di continuare a vigilare mantenendo sempre la guardia alta.
Come avviene questo voto di scambio? Lo può spiegare in maniera semplice?
Le mafie scelgono il candidato e puntano sempre sulla squadra vincente e, purtroppo, raramente sbagliano. Offrono pacchetti di voti in cambio di affari e guadagni di ogni genere. La mafia non è di destra, di sinistra o di centro, ma sa trovare dentro di ognuno dei tre schieramenti le persone “giuste” e utili ai propri interessi criminali. Per ora questo legame si è rafforzato. Nel Paese tra i più corrotti dell’Unione europea l’onestà è un “quasi crimine”. In Italia, mafia e politica sono ormai simbiotiche. Un tempo erano i mafiosi ad andare dai politici a chiedere favori, oggi accade il contrario, sono i politici che cercano i mafiosi e con loro s’integrano e fanno affari.
L’Italia e gli Stati membri dell’Unione europea cosa potrebbero fare nella lotta a queste collusioni?
Lo Stato ha il compito di fare buone leggi. In questo caso dovrebbe farne di ottime per incidere concretamente nella lotta a tali forme di criminalità. Serve poi una vera rivoluzione morale e culturale in grado di incidere anche sulla mafiosità. Oggi conviene delinquere, per cui mi auguro che presto divenga sconveniente. Per ora, purtroppo, non è così.
Com’è cambiato il rapporto mafia-politica negli ultimi anni?
Come dico sempre ai miei studenti, le mafie non s’infiltrano più nella politica o nell’economia ma s’integrano sia con l’una sia con l’altra. Oggi si assiste a un funzionale completamento reciproco mediante opportune unioni e compensazioni. Le nuove mafie entrano a far parte stabilmente di un gruppo politico o economico, di una struttura pubblica, di una società o comunità, assimilandosi e fondendosi con chi ne fa parte. Si hanno obiettivi condivisi e interessi comuni. Questo stato di cose deve preoccupare e non poco.
L’abrogazione dell’abuso d’ufficio crede che incida nel contrasto ai rapporti tra mafia e politica?
Rispondo alla sua domanda senza mezzi termini. Abrogare l’abuso d’ufficio, modificare il traffico d’influenze illecite e ridimensionare i poteri di controllo della Corte dei Conti vuol dire favorire le infiltrazioni mafiose nella pubblica amministrazione e quindi anche i rapporti tra mafie e politica.
Giacché siamo in tema, cosa ne pensa del limite di quarantacinque giorni alle intercettazioni introdotto dal ddl Zanettin?
È senza dubbio alcuno una grande limitazione all’attività d’indagine e produrrà anche effetti negativi nella lotta alla criminalità organizzata che agisce mediante i cd. reati spia e cioè i delitti comuni per i quali il limite troverebbe applicazione. Non si potranno più intercettare delitti come l’estorsione, l’usura, la corruzione, il riciclaggio, la rapina, lo spaccio di sostanze stupefacenti, i molteplici cyber crimes e probabilmente persino l’omicidio.
Gli episodi di voto di scambio politico-mafioso aumentano, che immagine dobbiamo farci della politica attuale?
Come premessa alla sua domanda è bene ricordare che la responsabilità penale è personale. Di conseguenza dobbiamo sempre distinguere tra responsabilità nell’esercizio delle proprie funzioni e responsabilità individuale. Nel primo caso credo che, in una democrazia sana, le prime sanzioni dovrebbero arrivare proprio dalla politica che, invece, in tutti questi anni, non ha affatto sviluppato gli anticorpi necessari per espellere le cd. “mele marce”. La politica attuale non è a oggi in grado di fare pulizia al proprio interno. La sua immagine per questo motivo è ampiamente compromessa.
Il governatore della sua Regione (Molise) sarebbe indagato per corruzione all’interno di una maxi operazione della DDA di Campobasso, possiamo chiederle che opinione ha in merito?
Da giurista dico che occorrerà attendere gli sviluppi del processo, ammesso che ce ne sarà uno. Da cittadino esprimo, invece, un’opinione molto negativa. Se ci dovesse essere un rinvio a giudizio credo che il Presidente della Regione dovrebbe dimettersi immediatamente dal suo incarico pubblico. Le faccio comprendere meglio il mio pensiero. Se lei fosse un genitore, affiderebbe suo figlio a un imputato di violenza sessuale su minore? Credo di no. Perché, dunque, noi cittadini dovremmo continuare ad affidare la guida della Regione a un imputato per corruzione? Ribadisco che la mia è soltanto un’opinione di matrice etica e politica e non giuridica. Ricordo, tuttavia, che l’art. 54 della nostra Carta Costituzionale, da tanti dimenticato, stabilisce che i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore. Un imputato per un delitto grave qual è la corruzione a mio parere violerebbe quest’articolo continuando a esercitare una funzione pubblica. Si ritorna al discorso di prima. Dovrebbe essere la politica a fare pulizia al suo interno e non aspettare le sentenze della magistratura. Questo, purtroppo, non accadrà.
Professore, quali sono i settori dell’attività politica più soggetti a infiltrazioni mafiose?
Quelli dove girano ingenti quantità di denaro. In primis, gli appalti, come dimostrano le tante inchieste fatte in questi anni sia in Italia sia in Europa. Poi sicuramente sovvenzioni e aiuti economici nazionali ed europei. Il settore della sanità, dei rifiuti pericolosi e non. La corruzione ormai percepita quasi come necessaria la fa da padrona creando danni incommensurabili che inevitabilmente ricadono sui cittadini.
Alla luce di quanto abbiamo detto sino ad ora, cosa possiamo fare affinché l’attuale patologia non si aggravi ulteriormente?
Per contrastare efficacemente le nuove mafie occorre affinare le strategie di lotta contro la criminalità finanziaria e la corruzione. Questo dovrebbe essere il primo passo. Le moderne organizzazioni criminali di stampo mafioso hanno nel loro patrimonio genetico la capacità di adattamento alla variabilità dei contesti territoriali in cui operano. Hanno un importante tessuto di relazioni anche a livello sovranazionale. Lo Stato, l’Unione Europea, la Comunità Internazionale, purtroppo, non si sono adeguate a queste trasformazioni mafiose. Oggi non siamo sufficientemente preparati in termini di modernità delle indagini e non abbiamo strategie di contrasto realmente efficaci. Su questi aspetti occorrerà lavorare tanto e bisognerà agire nel più breve termine possibile.
ARTICOLI CORRELATI
Limite di 45 giorni alle intercettazioni è regalo a criminalità organizzata
Mafia albanese, Musacchio: ''Elevata capacità operativa e di investimento economico''
Vincenzo Musacchio: ''Sottrarre i minori alla mafia è una efficace strategia di lotta''
Scudo penale per gli agenti? È norma incostituzionale. È da ''Stato di polizia''