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Firenze-Prato-Osmannoro al centro di un conflitto per spartirsi una torta da 100 milioni di euro l’anno

In Toscana è in corso una guerra tra mafie, ribattezzata la "guerra delle grucce". L'epicentro del conflitto è il triangolo Firenze-Prato-Osmannoro, cuore delle attività cinesi nel pronto moda in Italia e centrale operativa della criminalità organizzata. I tre pacchi incendiari esplosi nelle aziende di Prato e Campi Bisenzio quasi simultaneamente segnano un'escalation del conflitto, scatenato per il controllo di un mercato da 100 milioni di euro l'anno. Ad attenzionare il caso è La StampaSalvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto e consulente sulle mafie straniere della Commissione Bicamerale antimafia, lancia l'allarme sui rischi di recrudescenza della violenza, tra incendi dolosi, intimidazioni, minacce e tentati omicidi.
Il procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli, nei primi otto mesi di mandato ha già chiesto rinforzi per fronteggiare questa faida che potrebbe diventare sanguinosa. Prima ancora della nota della procura che ha collegato i pacchi esplosi al racket attivo da 10 anni nel distretto, Tescaroli ha inviato diverse relazioni al Governo e denunciato alla Commissione d’inchiesta contro lo sfruttamento nei luoghi di lavoro la pericolosità della situazione criminale nell'area di Prato. Ha quindi richiesto un incremento di magistrati e forze dell’ordine, oltre alla proposta di istituire una sub direzione distrettuale antimafia a Prato.
Il termine "guerra delle grucce" può sembrare infantile, ma dietro questo oggetto di uso quotidiano si nasconde una guerra per il controllo della fornitura di accessori e della logistica per le oltre 5.000 aziende tessili operanti nell'area. Secondo Salvatore Calleri e i dati forniti dai sindacati, la produzione di grucce ha un valore che supera i 100 milioni di euro. Diverse famiglie cinesi rivali sono attive nella produzione di questi accessori e nella logistica, alimentando il conflitto. La prima sentenza che riconobbe l’esistenza della criminalità organizzata cinese in Italia risale agli anni 2000, con l'inchiesta "Gladioli Rossi" sulle triadi a Prato, raccontata anche in un libro.
Il primo episodio noto della guerra delle grucce risale a 10 anni fa, con l’arresto di tre cinesi per estorsione ai danni di produttori di grucce. Da allora la faida è proseguita con episodi violenti, come riportato nella relazione del procuratore Tescaroli all’apertura dell’anno giudiziario. Il più eclatante avvenne il 31 agosto 2022, quando un commando irruppe in un circolo ricreativo e sparò alle gambe di quattro imprenditori cinesi, un chiaro avvertimento preceduto dall’incendio dell’auto di un imprenditore nel piazzale della sua azienda. Si sono susseguite altre estorsioni legate all’acquisto delle grucce e il tentato omicidio di un imprenditore cinese nel luglio 2024 al Number One, con l'arresto dei quattro aggressori. Intimidazioni e messaggi minacciosi non sono mancati, come la bara lasciata vicino a un’auto bruciata nell’ottobre 2024.
Secondo Calleri, almeno una triade è coinvolta nel conflitto. A differenza delle cosche mafiose, le triadi hanno una struttura verticistica al loro interno ma orizzontale nei rapporti con le altre triadi, senza camere di compensazione per i conflitti o cupole per negoziare accordi. Questo rende gli scontri una costante e aumenta il rischio di ulteriori violenze. Tuttavia, conclude Calleri, è fondamentale evitare semplificazioni e comprendere a fondo la dinamica del conflitto, poiché potrebbe diventare ancora più sanguinoso.

Tratto da: lastampa.it

Foto © Francesco Ciotti

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