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La Direzione investigativa antimafia (Dia), in seguito a mirate indagini personali e patrimoniali, ha posto i sigilli ad un complesso imprenditoriale e patrimoniale di origine mafiosa. A seguito dell'accoglimento da parte della Sezione misure di prevenzione del tribunale di Catania della proposta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale formulata congiuntamente dal Procuratore della Repubblica di Catania e dal direttore della Dia, il Centro Operativo etneo ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro di beni nei confronti di Vizzini Giuseppe e di altri tre soggetti a questi vicini, così colpendo nuovamente ed a distanza di poco l'organizzazione criminale di stampo mafioso denominata "Clan Giuliano", operante principalmente nel comprensorio territoriale di Pachino e Portopalo di Capo Passero, consorteria criminale storicamente legata al clan "Cappello" di Catania. La manifesta pericolosità di Vizzini Giuseppe, classe ‘64, è cristallizzata negli atti processuali di numerose inchieste giudiziarie, i cui frutti, in termini di proventi illecitamente accumulati, si trovano a tutt'oggi nel libero godimento da parte del medesimo, che ne ha direttamente o indirettamente la disponibilità. Vizzini annovera pregiudizi penali in ordine a delitti di grave allarme sociale, quali l'associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, detenzione e cessione illecita di sostanze stupefacenti, traffico di sostanze stupefacenti, minaccia a pubblico ufficiale, violazione di sigilli, furto, truffa ed altro ancora. Lo stesso, come emerso nel corso dell'operazione di polizia denominata "Araba Fenice", risulta essere il braccio destro del boss Giuliano Salvatore, nonché il suo socio in affari, con riferimento alle vicende che hanno interessato la società Agricola La Fenice Srl. Eventi, che sono costati al Giuseppe Vizzini, la condanna, in primo grado, con sentenza del 17.01.2022 emessa dal Tribunale di Siracusa, alla pena di anni 18 e mesi 6 di reclusione. Il decreto di sequestro eseguito m data odierna dagli uomini della Direzione investigativa antimafia, ha permesso di porre i sigilli ai beni a vario titolo riconducibili al proposto ed in particolare n. 1 impresa individuale e l'insieme dei beni aziendali e strumentali, tre autovetture, un bene immobile (fabbricato), nonché rapporti bancari e postali di valore non inferiore ad euro 1.000,00, per un valore complessivo presunto di circa 1mln di euro.

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