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Secondo quanto dichiarato da Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle ed ex presidente del Consiglio, la collaborazione promessa dal presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi sul Caso Regeni “non si è mai concretizzata in azioni efficaci”. Durante l'udienza odierna sulla morte del giovane ricercatore friulano, ucciso in Egitto nel 2016, Conte ha ribadito che, nonostante le ripetute richieste italiane di accertare la verità, il governo egiziano ha sempre mantenuto un atteggiamento ambiguo.
L’ex premier nel corso del suo mandato tra il 2018 e il 2021 ha avuto diversi incontri e conversazioni telefoniche con Al Sisi, sottolineando l'importanza di una reale collaborazione nelle indagini. Tuttavia, l'unico momento di tensione tra i due è stato durante la conferenza di Palermo del novembre 2018, organizzata dall'allora premier per discutere la crisi libica. In quell'occasione, Al Sisi assunse un atteggiamento rigido, avanzando richieste che Conte ha definito “pretestuose”. Un'altra fase critica si verificò nell'aprile 2019, durante il Forum Belt and Road a Pechino, quando l'ex presidente del Consiglio adottò un tono più “perentorio nei confronti del leader egiziano, manifestando apertamente la propria insoddisfazione per la mancanza di progressi concreti nel caso Regeni”.
Conte ha inoltre riferito di aver insistito affinché fosse data una risposta alla rogatoria della Procura di Roma, ricevendo però solo risposte vaghe e dilatorie. E di aver rifiutato inviti a visitare ufficialmente l'Egitto o a partecipare a eventi istituzionali al Cairo, spiegando che una normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi sarebbe stata possibile solo dopo un effettivo chiarimento sul caso Regeni.
Riguardo alla vendita di due fregate all'Egitto da parte di Fincantieri, invece, Conte ha precisato di non aver bloccato l'operazione. Interrogato dall'avvocata della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, ha spiegato che la decisione di non sospendere la vendita “non ha influenzato la sua costante richiesta di collaborazione nelle indagini”. Ai cronisti presenti all'udienza, ha ribadito di non essersi pentito della vendita delle fregate, sottolineando che, nonostante le continue richieste di cooperazione, questa non si è mai concretizzata: “Questo processo è merito della nostra magistratura, dei nostri investigatori, della nostra intelligence”.

Foto © Imagoeconomica

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