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Cinque anni, due mesi e 19 giorni dopo il suo rocambolesco arresto Yorgen Fenech è uscito dal penitenziario in cui è rimasto dal 20 novembre 2019 con l'accusa di essere il presunto mandante dell'omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia.
L’uomo è accusato di aver pagato 150mila euro per eliminare la cronista uccisa con un’autobomba a ottobre del 2017.
Il 25 gennaio la giudice Edwina Grima, a fronte di una carcerazione preventiva in attesa di giudizio durata oltre un lustro, ha deciso di concedere la libertà su cauzione, fissandola ad un valore di circa 50 milioni di euro (l'equivalente della quota azionaria del 15,45% della holding di famiglia, messa a garanzia dalla zia Moira Fenech). Da oggi Yorgen potrà circolare liberamente tra le 11 e le 17 ma non potrà avvicinarsi né all'aeroporto né alla costa. Nelle altre ore dovrà risiedere in una abitazione che sarà sorvegliata giorno e notte dalla polizia e dovrà firmare in commissariato prima di rientrare. Ma non pochi sospettano che Yorgen possa comunque trovare il modo per lasciare il Paese.
Decine di precedenti ricorsi presentati dai legali di Fenech negli anni sono stati respinti per rischio di fuga, viste le disponibilità economiche dell'uomo che prima dell'arresto era il capo del Tumas Group (principale holding del paese, fondata sul cemento, proprietaria tra l'altro di due Hilton, casinò e assicurazioni).
Basti pensare che il suo arresto avvenne con l'intervento di una motovedetta delle forze armate che bloccava prima del limite delle acque territoriali uno degli yacht di famiglia con cui stava tentando la fuga da Malta.
Il figlio della reporter assassinata, Matthew Caruana Galizia, poco prima del rilascio di Fenech ha scritto sui social: “Sono stato appena informato che Yorgen Fenech sarà rilasciato entro un’ora. Il primo ministro ha avuto 5 anni di tempo per riparare il nostro sistema e non ha fatto nulla. Nessuno dovrebbe aspettare così a lungo per un processo. Non ci aspettiamo un trattamento speciale: questo è un problema importante che riguarda tutti”.


I punti ancora da chiarire

Le prove e la testimonianza del pentito Melvin Theuma, ex tassista, allibratore clandestino, usuraio e tuttofare del cocainomane conclamato Fenech, nell'autunno del 2019 strinsero il cerchio attorno al tycoon. Le indagini per due anni, dal 16 ottobre 2017, giorno in cui Daphne era stata fatta a pezzi dalla bomba piazzata da sicari sulla sua auto, avevano segnato il passo dopo l'arresto dei tre manovali del crimine ingaggiati. Il governo di Jospeh Muscat, sotto pressione degli Usa e della Fbi che aveva partecipato alle prime indagini, fu costretto a smettere di rallentare l'inchiesta. E dopo le rivelazioni dei collegamenti di Fenech con il capo di gabinetto Keith Schembri ed il potentissimo pluriministro Konrad Mizzi (entrambi a libro paga della '17 Black', la società creata a Dubai e scoperta dai Panama Papers con cui Yorgen Fenech faceva i suoi giochi corruttivi, quelli sì nel frattempo processati) Muscat fu costretto alle dimissioni.
Una inchiesta pubblica due anni fa ha sentenziato i colpevoli ritardi e le omissioni del governo nella protezione della giornalista che con il suo blog Running Commentary aveva scoperto non solo i collegamenti di Fenech con la politica, ma anche con la criminalità organizzata.
Con la mafia siciliana che fornì agli 'artificieri' le bombe comandate a distanza affidate ai sicari. In 7 sono in galera. Ingaggiati da chi e per conto di chi? La giustizia maltese non ha ancora dato una risposta.

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