Intervista di ANTIMAFIADuemila al criminologo e docente

In che modo la criminalità organizzata albanese è riuscita a emanciparsi dalle mafie italiane, acquisendo un ruolo autonomo nel traffico internazionale di stupefacenti?
La produzione e il traffico di sostanze stupefacenti le hanno portate a guadagni considerevoli. Tali introiti sono serviti al potenziamento militare ed economico dell’organizzazione criminale. Oggi queste mafie agiscono alternando violenza a corruzione, sono silenti e mercatistiche. Sono molto difficili da combattere. Chi pensava che fossero soltanto violenti, brutti e sporchi si sbagliava. Sono intelligenti, cattivi e soprattutto eccellenti calcolatori.


Secondo la DIA, la mafia albanese ha rapporti diretti con i cartelli sudamericani. Come si sono consolidati questi legami e qual è il ruolo specifico degli albanesi nella
filiera del narcotraffico?
Le mafie albanesi nel tempo hanno sviluppato una capacità operativa e un potenziale d’investimento economico che ha permesso di raggiungere una maggiore indipendenza. La loro reputazione di affidabilità e puntualità nel traffico e nel commercio di stupefacenti di alta qualità a un prezzo molto competitivo ha inevitabilmente accelerato il loro status di narcotrafficanti di primo livello. Gli albanesi garantiscono i carichi di droga fino al punto di consegna, non hanno pentiti tra le loro fila, non si affidano mai a terzi e ciò rassicura molto chi fa affari con loro. Offrono cocaina, eroina e cannabinoidi di alta qualità, a prezzi competitivi. Dopo il ritorno dell’Afghanistan sotto il dominio dei talebani, l’Albania ha un ruolo ancora più importante nelle rotte della droga dall’Oriente verso l’Europa. Svolgono un ruolo importante anche nei traffici di fentanyl dalla Cina in Europa e in America Latina. I clan albanesi, anche tramite l’iniziale intermediazione della ’Ndrangheta, hanno oggi rapporti diretti in America Latina (Brasile, Colombia, Ecuador e Venezuela), e hanno contatti nei porti di Anversa (Belgio) e Rotterdam (Paesi Bassi), verso i quali si fanno spedizioni dall’America Latina.


Qual è il legame tra le organizzazioni criminali albanesi e le altre reti di trafficanti attivi sulla rotta balcanica?
Gli albanesi sono in stretto rapporto di collaborazione con le mafie turche, serbocroate e con quelle cinesi. La rotta balcanica è un canale strategico per la droga, in particolare l’eroina e le altre droghe (fentanyl in primis) in transito dalla Cina e dall’Afghanistan all’Europa occidentale. La maggior parte della droga è trasportata su strada. Vale la pena notare che i tassi d’intercettazione per l’eroina nei Balcani occidentali sono relativamente bassi. Elevate quantità di eroina sono sequestrate anche in Turchia e Iran prima di raggiungere i Balcani. Ci sono numerosi sequestri di eroina anche nell’Europa occidentale. I gruppi albanesi tuttavia non subiscono grandi danni e sembra controllino la maggior parte delle rotte (avendo occupato il posto di gruppi curdi e turchi lasciati vacanti in passato). Secondo l’UNODC, gli albanesi sono coinvolti non solo nel commercio ma anche nei trasporti e nella logistica. Mentre l’eroina si sta spostando dall’Afghanistan all’Europa attraverso i Balcani, gli albanesi sono già all’opera per produrre eroina dall’oppio e si stanno muovendo anche nella direzione delle droghe sintetiche. 


pistola impugnata pixabay


Crede che l’accordo tra Italia e Albania per la costruzione di Cpr possa in qualche modo influenzare le attività della mafia albanese?
Sicuramente s’infiltreranno nel sistema di aiuti nazionali ed europei.  Con altissima probabilità la costruzione e il mantenimento delle strutture può essere un boccone ghiotto poiché arriveranno ingenti flussi di denaro che consentiranno alle organizzazioni criminali coinvolte di poter accrescere i propri introiti con diverse modalità operative.  Il commercio ingrosso-dettaglio; la fornitura di alloggi di breve durata presso alberghi, resort, motel, aparthotel (hotel-residence), pensioni, hotel attrezzati; i servizi di ristorazione; le costruzioni di edifici e di opere d’ingegneria civile, l’installazione nei cantieri di edifici prefabbricati o di strutture e le costruzioni di natura temporanea, saranno sicuramente tra i loro obiettivi principali.


La criminalità albanese è particolarmente solida perché basata su legami di parentela e un forte codice dell’omertà. È possibile ipotizzare strategie efficaci per incoraggiare le collaborazioni con la giustizia?
Ritengo che il Governo albanese dovrà attuare nel prossimo futuro serie modifiche al codice penale e di procedura penale, per rafforzare le misure repressive nei confronti dei membri delle organizzazioni mafiose. Il modello cui ispirarsi è senza dubbio quello italiano. Un’efficace normativa sui collaboratori di giustizia sarà indispensabile. Occorrerà rafforzare la sicurezza delle carceri; combattere la criminalità organizzata e le connessioni con la politica e il mondo economico; lottare con efficacia contro la corruzione; utilizzare il totale isolamento dei detenuti pericolosi, per impedire la loro comunicazione all’esterno con le organizzazioni criminali; rendere più efficace il sistema dei sequestri e delle confische dei beni ai mafiosi. Un altro dei problemi che l’Albania dovrà affrontare è il suo sistema giudiziario che va riformato e migliorato salvaguardandolo soprattutto da corruzione e ingerenze politiche che ne minano la credibilità e l’efficacia.


Quali sono le principali sfide che le forze dell’ordine e la magistratura dovranno affrontare nei prossimi anni nella lotta alla mafia albanese?
La prima grande sfida sarà quella della cooperazione internazionale con l’Albania. Occorrono strumenti di contrasto efficaci, come, ad esempio, le intercettazioni adeguate alla loro lingua (con un’infinità di dialetti diversi) e le confische dei beni anche all’estero, di cui per ora gli albanesi sono sprovvisti. Sarà difficile lottare con efficacia contro questa mafia poiché i capi delle organizzazioni, che sono numerosi, continueranno a spadroneggiare e a imporre la loro legge non più con la violenza ma con la forza del denaro e della corruzione. Se si cominceranno a percorrere queste strade poc'anzi messe in evidenza sono sicuro che i risultati non tarderanno ad arrivare.

VINCENZO MUSACCHIO - CRIMINOLOGO
Associated to the Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) in Newark.
Researcher and member of the Strategic Hub for Organized Crime (SHOC) at Royal United Services Institute (RUSI) in London. 

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