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Riceviamo e pubblichiamo questo intervento esclusivo del professore e criminologo forense alla Tv tedesca RTL Aktuell

Che i minorenni siano la linfa vitale delle mafie è evidente, emerge da tutti gli indicatori antimafia a nostra disposizione.
Ragazzi che vanno dagli otto ai tredici anni sono utilizzati a scopo criminale dalle organizzazioni mafiose.
Sono lo strumento di una rete criminogena che scaraventa ragazzi e ragazze che vivono sulla strada e in condizioni di estremo disagio come manovalanza per il crimine organizzato. Ho più volte detto e dimostrato come le nuove mafie utilizzino anche i social per la comunicazione violenta e la loro attività di proselitismo.
Condivido ed apprezzo in modo particolare il lavoro di due magistrati come Roberto Di Bella e Claudia Caramanna che con la loro azione allontanano i ragazzi dalle famiglie dei criminali per strapparli alla mafia.
La loro attività dimostra come questa direzione sia efficace soprattutto sul piano della prevenzione.
Alla loro azione, ovviamente, deve aggiungersi il lavoro portato avanti nelle scuole, nelle famiglie e nel mondo del lavoro e delle politiche sociali.
Finalmente ci si occupa dei figli nati dalle famiglie mafiose che hanno spesso il loro destino già tracciato: saranno i nuovi mafiosi.
Allontanarli dal loro nucleo familiare è la loro salvezza, poiché il figlio di un mafioso diventerà a sua volta mafioso.
Salvare i minorenni e metterli al riparo dal loro inesorabile destino e da qualsiasi altra forma di pregiudizio, violenza e maltrattamento è una strategia di lotta al crimine organizzato particolarmente efficace anche dal punto di vista della politica criminale di lungo termine.
Ho analizzato nell’esercizio della mia attività professionale casi di minori usati per eludere la legge nei delitti di omicidio, di spaccio, di estorsione.
Avere un qualsiasi tipo di legame o contatto con la criminalità organizzata, significa finire inesorabilmente nelle grinfie mafiose.
I boss li utilizzano anche per eludere la legge, giacché i minori di quattordici anni non sono penalmente perseguibili.
La loro situazione di disagio rende questi adolescenti spesso ignari del valore delle loro condotte criminali.
Questi ragazzi vanno salvati e assolutamente allontanati dal genitore (o dai genitori) per affidarli ad una famiglia estranea alla mafia o a una comunità specifica per queste problematiche. I legami di sangue con le famiglie mafiose vanno spezzati senza se e senza ma. I figli minorenni di chi appartiene alla mafia sono parificabili a quelli che vivono con genitori violenti o tossicodipendenti.
Mi piace ed apprezzo il lavoro fatto da Roberto Di Bella con il suo programma “Liberi di scegliere” che, a mio giudizio, dovrebbe diventare una efficace strategia di lotta alla mafia a livello nazionale ed europeo. 

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