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Stragi, Servizi deviati e il pericolo di nuovi depistaggi 

Il Ddl Sicurezza continua a infiammare il dibattito pubblico e politico, sollevando questioni di cruciale importanza per lo Stato di diritto e la tutela delle libertà fondamentali. Ne ha parlato ieri ‘Byo Blu’ - rubrica ‘Che idea ti sei fatto?’ Condotta dalla giornalista Arianna Graziato - con il saggista Enzo Pennetta, il giornalista di ANTIMAFIADuemilaLuca Grossi e Ludovico Vicino di Pro Italia.
L'articolo 31, in particolare, ha catalizzato critiche e timori, ponendo l'accento sull'aumento dei poteri dei servizi segreti e sull’erosione delle garanzie democratiche. Una misura che ha riaperto le cicatrici delle famiglie vittime delle stragi e si parla infatti della legalizzazione “dei servizi deviati”. Si parla di concedere al Presidente del Consiglio un controllo diretto sui servizi di intelligence, trasformandoli di fatto in uno strumento politico sotto il suo comando. Questo significa che l’attività di indagine e di controllo, storicamente soggetta a contrappesi istituzionali, potrebbe diventare un’arma nelle mani di una singola figura.
Lo scenario tracciato rievoca i modelli degli Stati autoritari. A chi pensa che queste siano solo ipotesi allarmistiche, la storia italiana offre spunti di riflessione inquietanti. Le stragi di Piazza Fontana, della questura di Milano, di Piazza della Loggia e di Bologna, sono episodi tragici in cui, secondo sentenze definitive, i servizi segreti dell’epoca hanno giocato un ruolo ambiguo, se non attivo. I nomi di Federico Umberto D’Amato, Gianadelio Maletti e altri sono indissolubilmente legati a un passato di depistaggi e connivenze che ancora oggi fa discutere. Un altro aspetto critico riguarda il ruolo economico dei servizi di intelligence. Con il PIL italiano che include anche i proventi delle attività illegali – droga inclusa – il controllo su organizzazioni criminali potrebbe trasformarsi in una leva politica ed economica senza precedenti. Chi gestisce il traffico di droga, gestisce inevitabilmente flussi di denaro immensi, connessi a reti criminali globali, dalle foreste amazzoniche alle piazze europee. Non è un caso che il Ddl Sicurezza si accompagni a un ridimensionamento del ruolo della magistratura. La giustizia, pilastro di uno Stato democratico, viene indebolita a favore di un potere esecutivo che assume sempre più prerogative, riducendo lo spazio per il controllo e il bilanciamento tra istituzioni. Come evidenziato da numerosi esperti, togliere potere alla magistratura significa automaticamente concentrarlo altrove, e quel "altrove" sembra oggi essere rappresentato da un esecutivo sempre più forte e meno controllato.

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