La vicenda avvenuta pochi giorni fa ha riacceso il dibattito sullo scudo penale per i poliziotti e sul ddl Sicurezza
“Quando sono stata portata in Questura ero da sola. Mi è stato detto di togliermi tutti i vestiti e fare tre squat per la perquisizione. Ho provato a chiedere informazioni, ma non mi sono state date”. A dirlo è Arianna, una delle attiviste di Extinction Rebellion fermata dalla polizia insieme ad altri giovani attivisti nella giornata di lunedì 13 gennaio. I ragazzi sono stati fermati a seguito del blitz organizzato davanti alla sede di Leonardo a Brescia, accusata dagli attivisti di fornire armi impiegate nei bombardamenti israeliani contro la popolazione palestinese. Per il sit-in, i ragazzi di Extinction Rebellion hanno realizzato un’azione di disobbedienza civile attraverso catene umane e scritte sui muri. La polizia di Brescia è intervenuta rapidamente, portando 22 manifestanti in Questura per i consueti accertamenti. Tuttavia, ciò che ha scatenato l’ondata di indignazione che sta imperversando sui principali media italiani è stato il trattamento riservato alle giovani donne arrestate, alle quali sarebbe stato chiesto di spogliarsi completamente e di eseguire alcuni piegamenti sulle gambe, presumibilmente per verificare l’assenza di oggetti pericolosi nascosti. La stessa procedura non è stata applicata agli uomini portati in Questura, circostanza che ha sollevato ulteriori interrogativi sia sulla proporzionalità che sulla natura dei controlli. Una delle attiviste ha denunciato pubblicamente l’accaduto, affermando di essersi rifiutata di eseguire gli ordini più degradanti. Altre giovani hanno invece accettato, pur descrivendo l’esperienza come umiliante. “Pensando a quei momenti provo molta rabbia”, ha detto Arianna parlando ai microfoni del quotidiano “La Repubblica”. “Mi è stato chiesto di spogliarmi, togliermi gli slip e piegarmi tre volte sulle gambe. Non è successo solo a me - ha specificato la 21enne - ma almeno ad altre 5-6 ragazze. Eppure, questa stessa richiesta non è stata fatta agli uomini, e ci chiediamo il motivo”. Riguardo ai locali dove è avvenuto il controllo, la giovane attivista ha detto: “Tutto è avvenuto in una piccola stanza con una panchina e un tavolo, dove sono stati radunati gli oggetti sottratti durante la perquisizione, inseriti in alcune buste di plastica. Mi sono stati tolti anche gli assorbenti e i farmaci per il ciclo. Durante le sette ore, ogni volta che dovevo andare in bagno dovevo chiedere di essere accompagnata da un’agente. Sono rimasta stupita dallo stato dei bagni: c’erano macchie di sangue ed escrementi sul pavimento. Ho visto che la Questura ha parlato di trattamento umano: mi chiedo quale sia. Ogni volta che andavo in bagno ero accompagnata da un’agente che mi controllava con la porta aperta. Per quello che è avvenuto - ha proseguito - provo tanta rabbia e stupore, perché quella che abbiamo fatto l’altro giorno reputo sia un’azione importante per generare cambiamento. Leonardo è un’azienda partecipata dallo Stato, legata al governo: come cittadini abbiamo voluto attivarci per dire che non siamo complici di quanto sta avvenendo a Gaza, a danno della popolazione palestinese”.
Le reazioni
La vicenda dei giovani attivisti di Extinction Rebellion fermati a Brescia, oggetto di presunti abusi compiuti dalle forze di polizia, ha suscitato una serie di reazioni non solo nell’opinione pubblica, ma anche a livello politico. La risposta delle forze dell’ordine è stata pressoché immediata: secondo la nota ufficiale della Questura di Brescia, le manifestanti avrebbero più volte intralciato la sicurezza pubblica, impedendo l’accesso ai camion dell’azienda, giustificando così il fermo. Tuttavia, rimane il fatto che sono state le procedure adottate durante la loro permanenza in Questura a sollevare accuse di abuso. L’avvocato Gilberto Pagani, che rappresenta gli attivisti portati in Questura, ha spiegato che “le ragazze sono sotto choc”, precisando inoltre che un trattamento così invasivo è stato sicuramente eccessivo, considerando che, in quel momento, non rappresentavano alcun pericolo. Dal mondo politico, diversi esponenti delle opposizioni hanno chiesto al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, di fare chiarezza sull’accaduto e di aprire un’indagine. Marco Grimaldi (Avs) e Gian Antonio Girelli (Pd) hanno presentato due interrogazioni parlamentari. In particolare, Grimaldi ha denunciato quello che ritiene essere un tentativo di intimidire le nuove generazioni, scoraggiandole dal partecipare a manifestazioni pubbliche. Mentre, Ilaria Cucchi, nota per il suo impegno sui diritti civili, ha parlato di un “clima di intimidazione” che minaccia i principi democratici del Paese.
Scudo penale e ddl Sicurezza: si riaccende il dibattito sul diritto al dissenso
L’episodio avvenuto lunedì mattina a Brescia sta sollevando parecchi dubbi e perplessità su questioni che, proprio in questi giorni, sono al centro del dibattito pubblico. Il caso delle attiviste di Extinction Rebellion si è verificato, infatti, a ridosso di una discussione particolarmente delicata: quella sullo scudo penale per le forze di polizia; la proposta che mira a limitare l’iscrizione automatica degli agenti nel registro degli indagati, riservandola a casi con prove evidenti di dolo o colpa grave durante il servizio. In pratica, si tratta di una circostanza che ha riacceso il confronto sugli equilibri precari tra sicurezza pubblica e libertà individuali, la gestione del potere istituzionale e il rispetto dei diritti fondamentali. Intervenendo sulla vicenda, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha parlato di “importanti tutele aggiuntive per il complesso lavoro delle forze dell’ordine”. Tuttavia, le sue parole non hanno placato le critiche. L’ex ministro del Lavoro ed esponente PD Andrea Orlando ha definito la misura una “prova generale per uno Stato di polizia”, mentre - ha fatto sapere “RaiNews” - Patrizio Gonnella, segretario di Antigone, ha dichiarato: “Ogni forma di protezione penale o immunità è ingiustificata. Si rischia di legittimare gli abusi con una protezione legale. La stragrande maggioranza dei poliziotti opera nel rispetto della legge e non ha bisogno di scudi penali. Come si distinguerebbe chi è stato accusato ingiustamente da chi è colpevole di violenze?”. Dunque, sembra che questa vicenda, insieme al trattamento riservato alle proteste non violente di Extinction Rebellion, ponga una questione di fondo: dove si colloca il confine tra il diritto di manifestare e il dovere delle autorità di garantire l’ordine pubblico? Nonostante la natura pacifica delle azioni degli attivisti, queste sono state trattate come una minaccia alla sicurezza; un approccio che, peraltro, sembra allinearsi al ddl sicurezza, il disegno di legge che, tra le altre cose, punta a limitare le manifestazioni considerate “illegali” o pericolose, restringendo ulteriormente gli spazi di dissenso.
ARTICOLI CORRELATI
Scudo penale, l'ex magistrato Settembre: ''Ci stiamo allontanando dallo Stato di diritto''
Ddl Sicurezza, l'allarme del Consiglio d'Europa: ''A rischio i diritti umani''
Ingroia: ''Ddl sicurezza pericolo per la libertà, si va verso autoritarismo''