È iniziata con una protesta simbolica la presentazione di Cronaca di un anno di cronaca, l’evento annuale organizzato dal Gruppo Cronisti liguri insieme all’associazione ligure dei giornalisti (aderente all’Fnsi).
La protesta è stata accompagnata da una intercettazione tra le più simboliche, che oggi non potrebbe più finire integralmente su un sito o su un giornale, un’intercettazione relativa al ponte Morandi, il cui crollo il 14 agosto 2018 ha provocato 43 vittime.
Nel corso dell’evento è intervenuto anche il procuratore capo di Genova Nicola Piacente in merito alla ‘legge bavaglio’. Cioè quella norma tanto voluta dal governo che impedisce ai cronisti di riportare fedelmente i contenuti delle ordinanze di custodie cautelari.
Un intervento rilevante dal momento che il suo ufficio si è contraddistinto per la sobrietà e la riservatezza: nessuna conferenza stampa è mai stata convocata dal magistrato dal giorno del suo insediamento in Liguria, il 12 ottobre di due anni fa. Nemmeno lo scorso 7 maggio, giorno dell’arresto dell’ex presidente Giovanni Toti, insieme ad Aldo Spinelli e Paolo Emilio Signorini.
Inoltre Piacente non ha mai nemmeno risposto agli attacchi della politica e della stampa di area centrodestra.
“Di solito attendo sempre qualche tempo prima di analizzare gli effetti di una legge - ha detto - ma in questo caso mi permetto di sollevare qualche dubbio su una riforma che di fatto attribuisce alla responsabilità dei giornalisti l’onere di una sintesi il più possibile attendibile rispetto al provvedimento di un giudice terzo mentre secondo me la pubblicazione di un provvedimento di un giudice terzo è sicuramente la forma di divulgazione più attendibile, non perché non mi fidi delle capacità di sintesi e di divulgazione della stampa ma perché purtroppo potrebbero verificarsi dei fraintendimenti rispetto a un testo che se pubblicato nelle sue parti essenziali può fornire un’idea più attendibile e veritiera del contesto in cui è maturato un reato”.
Il procuratore di Genova ha definito la stampa “baluardo della democrazia” e ha invitato a cominciare una riflessione nuova che coinvolga non solo la Procura (che comunica con la stampa proprio attraverso la figura del procuratore) ma anche i magistrati giudicanti: “Forse è arrivato il momento – ha suggerito Piacente – in cui anche i magistrati giudicanti si attribuiscano effettivamente il compito di dialogare con la stampa perché forse un ufficio stampa o un magistrato delegato possa spiegare il contesto in cui sono maturate determinate decisioni, non lasciando questo compito esclusivamente agli inquirenti. Sarebbe auspicabile una riforma generale ma già la Cassazione e la Corte costituzionale hanno emanato dei comunicati sintetici ma molto efficaci in cui spiegano le ragioni di determinate decisioni. Sarebbe auspicabile facessero altrettanto i giudici di merito”.
“Questa riforma dell’articolo 114 del codice di procedura penale – ha aggiunto la segretaria dell’Fnsi Alessandra Costante – che noi potremo scrivere che un indagato viene arrestato e possono esserci misure cautelare ma non potremo utilizzare quegli atti e virgolettarli e questo significa che i cittadini non potranno più avere notizie importanti. Vi faccio un esempio: è come se dopo il crollo del ponte noi non avessimo potuto aver accesso agli atti dell’indagine nel momento in cui i cittadini passavano in autostrada e cadeva la volta della galleria in A26 o i piloni di vari viadotti venivano ispezionati. E’ una violazione dell’articolo 21 della costituzione che garantisce il diritto dei cittadini di essere compiutamente informati”.
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