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Il traffico di cocaina tra Reggio Calabria e Palermo avrebbe generato un giro d’affari di 10 milioni di euro l’anno

Otto arresti e beni per un milione e mezzo di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Palermo su mandato della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), nell’ambito di un’operazione antidroga che ha portato alla luce le connessioni tra la mafia calabrese e quella siciliana. In particolare, le indagini della GdF si sono concentrate sulla figura di un narcotrafficante palermitano, Fabio Santangelo, il quale avrebbe intrattenuto rapporti d'affari con alcuni referenti della criminalità organizzata calabrese attivi nella zona della Locride e della Piana di Gioia Tauro. Santangelo, ritenuto il vertice dell’organizzazione in Sicilia, avrebbe importato ingenti quantitativi di cocaina dalla Calabria. Per la sua vita da criminale si sarebbe ispirato a Tony Montana, il protagonista del celebre film “Scarface”, interpretato dall’attore premio Oscar Al Pacino. Nel suo appartamento, infatti, oltre a vari oggetti di lusso, sono stati ritrovati una poltrona d’oro e porpora dietro la sua scrivania, un leone d’oro e d’argento e un quadro alla parete che raffigura proprio Al Pacino in una scena del celebre film hollywoodiano. L’operazione antidroga, che ha portato anche al sequestro di ingenti quantità di denaro e sostanze stupefacenti, ha rivelato come il traffico di droga tra Calabria e Sicilia garantisse la fornitura di ben 15 chili di cocaina al mese per rifornire le piazze di spaccio palermitane. L’accordo vigente tra i componenti delle due organizzazioni criminali avrebbe generato un giro d’affari di 10 milioni di euro l’anno. Inoltre, le indagini hanno evidenziato come i membri della ‘Ndrangheta, insieme a quelli della mafia siciliana, avessero messo a punto un sistema di comunicazione altamente sofisticato per aggirare il rischio di intercettazioni telefoniche, utilizzando dispositivi criptati in grado di schermare le conversazioni. La droga, invece, veniva trasportata dalla Calabria a Palermo, viaggiava su strada da Reggio Calabria, Messina e Palermo, nascosta in doppi fondi ricavati all’interno di auto spesso noleggiate e condotte da corrieri. Una volta arrivata a Palermo, veniva portata nella casa del capo dell'organizzazione oppure in quella di suo nipote, per poi essere suddivisa in dosi destinate alle piazze di spaccio cittadine.

Fonte: Ansa

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