I nostri 007 potranno formare bande armate, orchestrare attentati terroristici, gestire reti di narcotraffico e commercio illegale di armi, infiltrarsi nelle organizzazioni criminali fino a prenderne il controllo, e molto altro ancora.
Non è una serie Netflix, è la realtà.
Nel cuore del dibattito politico attuale c'è il Disegno di Legge sulla Sicurezza (approvato alla Camera e ora in esame al Senato), con un articolo che attribuisce ai servizi segreti poteri sospetti e pericolosi, che vanno ben oltre l'infiltrazione nelle organizzazioni criminali con lo scopo di ottenere informazioni. Infatti i nostri 007 non si limiteranno più a stare in disparte, a fare il "cattivo" sotto copertura. Ora possono dirigere intere bande di terroristi e criminali.
La magistratura, inoltre, non potrà fare assolutamente nulla in quanto l’articolo 31 regalerà uno scudo d’impunità praticamente impenetrabile.
In passato abbiamo già visto i servizi segreti avere dei ruoli attivi nella strage di Piazza Fontana, Brescia, alla questura di Milano, di Bologna e via elencando.
Chi ci garantisce che non accadano più stragi di Stato?
L’unica certezza è che la nostra democrazia si trasformerà in una gigantesca Ovra (il vecchio servizio segreto fascista): infatti tutta la pubblica amministrazione (comprese le Università) sarà obbligata a fornire le informazioni che gli 007 chiederanno.
Un nuovo hobby nazionale verrebbe da dire.
Altro punto critico è il potere che avrà il presidente del consiglio: sarà lui infatti a conferire le autorizzazioni necessarie ai servizi segreti per svolgere le loro operazioni opache; potrà sigillare il tutto con il segreto di Stato per non permettere alla magistratura di indagare e avrà un illimitato accesso alle informazioni dei cittadini.
È facile intuire che con la riforma del premierato la figura del premier si trasformerà in una sorta di ‘Capo supremo’ che avrà nelle mani in parlamento e le attività coperte.
E poi ancora: quale sarà la fine delle opposizioni (anche extraparlamentari)?
Il governo potrà infiltrare movimenti sociali e farli passare per terroristi per giustificare operazioni repressive.
Questo varrà per cortei di studenti, formazioni politiche e associazioni non in linea il pensiero della maggioranza.
In conclusione questa riforma è davvero la risposta alla richiesta di un Paese più sicuro, o un'altra scusa per oscurare la verità? Se pensiamo ai rischi di abusi di potere, potremmo trovarci a chiedere: chi è veramente al comando, e a chi stiamo davvero dando il nostro consenso?
Il criminologo forense Federico Carbone, nella nota inviata alla nostra redazione, ha spiegato che le “recenti modifiche introdotte dall’articolo 31 del decreto legge, con il pretesto di rafforzare la lotta al terrorismo, sembrano nascondere un potenziale abisso di ambiguità e pericolo. L’espansione dei poteri conferiti ai servizi di informazione per la sicurezza, con autorizzazioni che sfumano la distinzione tra legale e illegale, rievoca le ombre del passato. Non si tratta solo di legislazione, ma di un sottile gioco di potere, dove i confini tra ciò che è giusto e ciò che è opportuno si confondono”.
Non solo: “Questa nuova possibilità per gli agenti di compiere azioni (come atti terroristi, creazioni di bande armate etc…) che normalmente sarebbero considerate reati si traduce in una pericolosa apertura a forme di devianza istituzionale. Non è un rischio teorico: la storia italiana insegna che l’assenza di controlli adeguati può trasformare il garante della sicurezza nello strumento di violazioni profonde. Un potere svincolato da ogni controllo non solo si presta all’abuso, ma lo legittima, con l’alibi della necessità”.
Verrebbe da dire: buona fortuna Italia.
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