Il sostituto procuratore generale di Cassazione lancia l’allarme sull’evoluzione tecnologica delle mafie: “Siamo in ritardo, vanno rivisti i nostri strumenti di indagine”
“C’è stato un profondo cambiamento del modo di operare della criminalità organizzata, tanto che oggi a livello internazionale si parla di ‘Organized cybercrime’, crimine informatico organizzato. A quel tipo di criminalità organizzata che abbiamo conosciuto negli anni ’80 e ’90 si è affiancata una criminalità organizzata che opera sul web, divenuto la nuova frontiera delle mafie”. Così in un’intervista a L’Espresso, Antonio Balsamo, sostituto procuratore generale di Cassazione, ha parlato del nuovo delle mafie. L’evoluzione, ancora in corso, della criminalità organizzata avvenuta negli ultimi anni ha vissuto tre tappe secondo il magistrato. “La prima è l’emergere di quella che Nicola Gratteri e Antonio Nicaso hanno definito la ‘Google generation criminale’. La criminalità organizzata ha adottato una strategia di presidio del web simile a quella di presidio del territorio, con cui provvede al reclutamento di nuove leve, costruisce una subcultura criminale e crea una post verità fatta della narrazione del mafioso come una sorta di antieroe. Il secondo momento è quello del riciclaggio massiccio attraverso gli strumenti delle criptovalute e di altre risorse tecnologiche che hanno consentito di diversificare i canali del lavaggio del denaro sporco. Il terzo momento è quello dell'utilizzo di nuovi mezzi di comunicazione, come i criptofonini, molto simili ai cellulari di cui disponevamo all'inizio degli anni 90, che non accedono a Internet, non scattano fotografie e non consentono di usufruire dei servizi Google nè della geolocalizzazione”.
Si tratta di apparecchi che “costano 1,500 euro al semestre. Il motivo di questo prezzo è che in molti casi hanno permesso di sfuggire a tutte le tecniche di intercettazione, sia quelle tradizionali, sia quelle più moderne”. “In Italia - ha spiegato Balsamo - ne hanno fatto uso circa 7,000 persone, parecchie decine di migliaia in tutto il mondo”. Si tratta di “esponenti della ‘ndrangheta o di gruppi criminali di origine straniera, per esempio, albanese, attivi nell’ambito del traffico di stupefacenti anche a livello internazionale”.
“Evidentemente - ha aggiunto sul punto il magistrato - abbiamo di fronte un fenomeno completamente diverso rispetto al passato. E la nostra nuova frontiera dell'antimafia deve essere questa”. Secondo Antonio Balsamo “siamo in ritardo” negli strumenti di contrasto al cybercrime. “Abbiamo bisogno di rivedere i nostri strumenti di indagine. Nel dibattito in materia di intercettazioni si è parlato molto della tutela della privacy. Non si è parlato invece abbastanza della modernizzazione delle tecniche di indagine. Ad esempio in Francia è stata data la possibilità alla polizia di accedere alle piattaforme criptate su cui operano i criptofonini”, ha ricordato. “In Italia dovremmo rivedere la disciplina delle intercettazioni in maniera da rendere possibile l'uso delle più moderne tecnologie rispetto anche a questo fenomeno assolutamente nuovo. Noi attualmente possiamo installare il captatore informatico, il Trojan horse, su un cellulare, ma non su un'intera piattaforma. E poi dobbiamo prendere in considerazione nuove forme di attività criminale sviluppate attraverso l'intelligenza artificiale, come la disinformazione che è un problema serissimo anche di agibilità democratica”. Secondo il Sostituto Procuratore Generale della Corte di Cassazione “è assolutamente indispensabile internalizzare nell'amministrazione della giustizia competenze informatiche ed economiche di alto livello. Abbiamo bisogno di contrastare la dimensione economica del cybercrime introducendo una precisa regolamentazione sul sequestro di criptovalute, in attuazione della nuova direttiva europea”. Balsamo ha inoltre sottolineato la difficoltà che incontrano gli inquirenti quando si trovano a contrastare reati nella dimensione virtuale a livello internazionale, quindi non solo in Italia. “Nella maggioranza delle indagini occorre fare ricorso a prove elettroniche transfrontaliere, cioè che si trovano in un altro Stato. Abbiamo bisogno di rivedere completamente la cooperazione giudiziaria internazionale, non soltanto nell'ambito europeo ma anche al di fuori dell'Unione europea perché proprio la de-territorializzazione, che è tipica della criminalità informatica, rende necessaria una cooperazione ad amplissimo raggio”. Entro quest'anno - ha ricordato l’ex presidente del Tribunale di Palermo - “dovrebbe essere adottata la nuova Convenzione Onu sulla criminalità informatica, che è il primo strumento di questo tipo con portata universale. C’è una coscienza da parte di tutti i Paesi della necessità di uno sforzo comune. Fra le altre cose, c'è la prospettiva di organi investigativi comuni e di procedure di cooperazione in materia di sequestro e di confisca che potrebbero veramente segnare una svolta”. Sempre sul tema dei reati online, Balsamo ha risposto a una domanda se è compatibile l’esigenza degli investigatori di tracciare le attività illecite che si realizzano nel web con la tutela del diritto di privacy. “Credo proprio di si, anche perché la criminalità informatica è essa stessa una grossa minaccia per la privacy. E uno degli strumenti più preoccupanti di sfruttamento delle persone fragili e di intromissione nella libertà di ciascuno di noi”, ha affermato. “I traffici illeciti di dati personali possono avere una precisa incidenza sull'assetto economico e politico-istituzionale dei Paesi coinvolti. Quindi la lotta al cybercrime è lo strumento necessario per l'affermazione dei diritti fondamentali pubblici e privati”, ha aggiunto. Venendo all’attualità, Balsamo ha parlato, senza entrare nel merito delle indagini, delle recenti inchieste sugli accessi illegali a banche dati. “In termini generali, come diceva l'ex coordinatore antiterrorismo dell'Unione Europea Gilles de Kerchove, più siamo connessi più siamo vulnerabili. E’ indubbio che tutto ciò provoca una maggiore vulnerabilità proprio nei settori strategici”. Il secondo aspetto, a detta di Antonio Balsamo, “è che può esserci una presenza di funzionari infedeli. Anche per questo è importante reclutare le migliori professionalità nell’ambito dello Stato, con un investimento adeguato di risorse economiche. Poi c’è anche un problema di controlli, specialmente su quelle tecnologie in cui c'è una gestione mista pubblico-privato. In molte indagini sono stati dati compiti significativi a ditte private per la necessità di un continuo adeguamento tecnologico, ma è evidente che ci deve essere un controllo estremamente forte”.
Infine, rispetto alle intercettazioni, essenziali nella lotta a mafia e corruzione che il governo attuale (come il precedente guidato da Mario Draghi) stanno cercando di indebolire, Antonio Balsamo è netto: “Bisogna assolutamente evitare di depotenziare questo strumento, che è indispensabile per tutte le indagini sui reati gravi, dalla mafia alla corruzione e alle forme di violenza. Il giusto punto di equilibrio è stato indicato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo che sostanzialmente dà un giudizio positivo sul nostro sistema di intercettazione e però evidenzia un problema serio su cui intervenire: quello della tutela dei terzi, delle persone che non sono indiziate di reati e che possono essere intercettate in indagini che riguardano altri soggetti, senza essere informate e senza potere tutelare i propri diritti dopo la conclusione dell'attività investigativa. Su questo io credo che sia importante attuare una piena conformità rispetto alle indicazioni che vengono dalla Corte europea. Occorre anche un forte impegno di modernizzazione dello strumento delle intercettazioni che devono essere tecnologicamente adeguate alle più moderne forme di comunicazione utilizzate dalla criminalità organizzata. Oggi - ha concluso - è importantissimo riscrivere le norme che riguardano le tecniche investigative più avanzate, in modo da rendere possibile l'accesso di questi strumenti di indagine anche alle piattaforme telematiche criptate”.
Foto © Imagoeconomica
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