L’avvocato della famiglia di Emanuela: “Perché finora le autorità vaticane hanno negato che esistesse un fascicolo?”
"Il dossier cui allude Pietro Orlandi, quello di cui parlò Paolo Gabriele, esiste, lo abbiamo trovato". E' quanto ha affermato con chiarezza il promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi (in foto), nel corso e a margine della presentazione del libro "Il trono e l'Altare". Tuttavia Diddi ha spiegato che il "contenuto è riservato". "Mi auguro che venga presto il giorno in cui potremo presentare la nostra attività di indagine e ognuno potrà dare la sua lettura, ora non è ancora arrivato il momento", ha aggiunto.
Il magistrato del Vaitcano ha rilevato che sul caso della ragazzina vaticana scomparsa a Roma il 22 giugno 1983 esistono almeno 5 piste e "se non tutte sono false, certamente non tutte possono essere vere, stiamo cercando innanzitutto di eliminare quelle che non sono attendibili". Le piste riepilogate da Diddi, tra loro "alternative", sono quella relativa "alle problematiche in ambito familiare", "c'è la pista dell'abuso in Vaticano, addirittura da ultimo con la vergognosa aggressione a Giovanni Paolo II", "c'è quella dell'intrigo internazionale", "quella del ricatto economico con coinvolti lo Ior e o il Banco ambrosiano" e quella della "Banda della Magliana". "C'è anche un rispetto dei confini - ha fatto presente - noi non ci mettiamo in competizione con la procura di Roma" che attualmente ha una sua inchiesta aperta, "tra noi c'è solo collaborazione". "Sono stato criticato anche quando ho detto che avevo trovato carte impolverate - ha detto ancora -, la metafora non è stata colta ma comunque abbiamo trovato anche questo famoso dossier di cui parla Pietro Orlandi e abbiamo cercato di capirne la genesi. Il problema nel cercare i documenti è anche quello di depurare i documenti da quelli che non sono veri. Sul contenuto del dossier mantengo il riserbo, spero un giorno di potermi dedicare a mettere a disposizione tutto e ognuno potrà trarre le sue conclusioni".
Pietro Orlandi con, sullo sfondo, la sorella Emanuela
Immediata la reazione della legale della famiglia Orlandi all’ammissione di Diddi sul dossier. “Pur rispettando il segreto istruttorio, va evidenziato che la famiglia Orlandi ha fatto richiesta di prendere visione ed estrarre copia di questo fascicolo sin dal 2017, mentre l'inchiesta vaticana è stata aperta solo nel gennaio del 2023, ben sei anni dopo. Perciò, è lecito chiedersi: chi ha custodito questo fascicolo fino ad ora, visto che in più occasioni, è stato riferito pubblicamente dalle autorità vaticane che non esisteva alcun fascicolo e che quello di Emanuela Orlandi era ‘un caso chiuso’?”, ha detto all'ANSA l'avvocato Laura Sgrò.
"L'ammissione da parte del Promotore di Giustizia dell'esistenza di un fascicolo in Vaticano su Emanuela Orlandi - afferma Sgrò - è un passo avanti importante verso la verità. È un fatto certo, infatti, a questo punto, che il Vaticano abbia compiuto delle attività aventi ad oggetto il rapimento di Emanuela Orlandi che non ha mai condiviso né con la famiglia Orlandi né con la procura di Roma. Tale circostanza, peraltro - aggiunge -, arreca molto dispiacere ai familiari della Orlandi, considerato che nel 2012 i magistrati romani conducevano la seconda inchiesta sul sequestro di Emanuela Orlandi e i magistrati stessi avrebbero potuto, in un'ottica di leale collaborazione, giovarsi delle risultanze vaticane". "Le dichiarazioni del Promotore di Giustizia - continua la legale -, destano poi qualche perplessità sulla ricostruzione stessa della storia di questo fascicolo. Il Comandante Giani, infatti, avrebbe redatto questa ‘ricostruzione storica’ nel 2012, che sarebbe adesso nella disponibilità del Promotore di Giustizia". "La famiglia Orlandi confida che vengano finalmente date delle risposte chiarificatrici - conclude quindi -, considerate le innumerevoli Istanze da loro formulate alle autorità vaticane e si augura sia giunto davvero il momento di fare chiarezza. Allo stesso modo gli Orlandi si augurano che la Procura di Roma nonché la Commissione Parlamentare di inchiesta si attivino quanto prima per chiedere l'acquisizione di questo fascicolo".
A commentare le parole del magistrato vaticano anche Pietro Orlandi. "Facciamo finta di credere che l'abbiano trovato ora e che non stava già in Segreteria di Stato dal 2012 ma va bene, l'importante è che ora hanno ammesso di averlo anche se dicono che 'il contenuto è riservato'... e naturalmente speriamo non modificato”, ha scritto sui suoi social il fratello di Emanuela.
Foto © Imagoeconomica
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