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Il 50enne palermitano frequentava mafiosi di spicco e si definiva un paciere: “Ho evitato che due persone si sparassero”

Toni Lo Manto, 50enne palermitano, sarebbe al centro di una vasta frode fiscale che ha coinvolto gruppi imprenditoriali sparsi tra Sicilia, Campania, Lombardia e altre regioni italiane, con la partecipazione di figure criminali legate al contesto mafioso. L’indagine, condotta dalla squadra mobile di Palermo e dalla Guardia di Finanza di Milano, ha portato all’arresto di 43 persone e al sequestro di beni per un valore complessivo di 520 milioni di euro. È stato così smantellato un sofisticato sistema di evasione dell’IVA comunitaria legato al commercio di prodotti informatici. Lo Manto si presentava come un esperto di pubbliche relazioni di alto livello, capace di mediare e risolvere conflitti in situazioni critiche e pericolose. “Una volta - ha ricordato - ho fatto parlare due persone che si dovevano sparare”. Tuttavia, il suo vero obiettivo sembra essere stato un altro: costruire legami solidi con esponenti mafiosi e inserirsi in attività imprenditoriali solo apparentemente lecite. Le Fiamme Gialle hanno infatti scoperto una complessa rete di società fantasma, utilizzate per emettere fatture false per un totale di 1,3 miliardi di euro. Una parte di questi fondi veniva poi riciclata attraverso investimenti immobiliari di lusso, come l’acquisto di due residence a Cefalù, operazione facilitata dallo stesso Lo Manto.
La natura dei suoi legami era evidente nei rapporti che Lo Manto è riuscito a costruire nel corso degli anni. Frequentava Francesco Guttadauro, nipote di Matteo Messina Denaro, e Luca Bellomo, marito di Lorenza Guttadauro (sorella di Francesco). Con loro, Lo Manto avrebbe pianificato attività imprenditoriali anche a Bucarest. La sua connessione con il mondo mafioso si è rafforzata ulteriormente grazie a legami familiari diretti: sua madre, Romina Capizzi, era sentimentalmente legata a Lorenzo Tinnirello, un noto killer al soldo dei Graviano. Nonostante la condanna all’ergastolo, Tinnirello continuava a esercitare una notevole influenza negli ambienti mafiosi, fornendo a Lo Manto una rete di contatti che lo ha aiutato a costruire il proprio ruolo: quello di un uomo deciso a trasformare le attività mafiose in “mafia imprenditoriale”. Forse per questo motivo, Lo Manto ha dimostrato una sorprendente capacità di muoversi tra realtà criminali diverse: dai camorristi ai mafiosi, fino ai colletti bianchi. Gestiva affari e relazioni con abilità, incarnando l’evoluzione della mafia in un’organizzazione sempre più imprenditoriale e sofisticata, senza però diventare meno pericolosa.

Fonte: La Repubblica

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