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Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 29-10-2024


La faida interna al Grande Oriente d'Italia si arricchisce di un nuovo capitolo.
Le elezioni per il successore di Stefano Bibi come nuovo Gran Maestro, lo scorso marzo si erano concluse con la vittoria di misura di Antonio Seminario (in foto). A sfidarlo c'era Leo Taroni, che aveva incentrato la propria campagna elettorale promuovendo ufficialmente un’azione improntata sull’avversione ai tentativi d’infiltrazione della criminalità organizzata nelle logge.
Vi erano state asprissime polemiche fino al giorno del voto che di misura vide il successo di Seminario, annunciata con un comunicato, ma lo sconfitto Taroni aveva subito annunciato ricorso alla giustizia interna del Goi, per una riconta ufficiale, ma anche alla magistratura ordinaria.
La notizia di ieri è che il Tribunale civile di Roma, che più volte aveva rigettato le istanze, ha accolto il ricorso ed ha sospeso l’elezione di Antonio Seminario a Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia e l'installazione della Giunta.


Voti invalidati

In discussione erano state messe proprio le modalità di voto che avevano portato anche ad una richiesta ufficiale di riconta alla presenza di un notaio. 
Alla prima conta ad urne chiuse il risultato era di 6482 preferenze per Taroni e di 6467 per Seminario. La Commissione elettorale, però, aveva deciso di considerare nulle 245 preferenze (di cui 139 a favore di Taroni), capovolgendo il risultato. Il motivo? Le schede presentavano ancora il talloncino antifode. 
Il Tribunale, però, non è d'accordo e viene rilevata l'esistenza di gravi motivi per privare provvisoriamente di efficacia le delibere adottate.
Nell'ordinanza viene spiegato come "non è previsto in alcuna delle disposizioni costitutive e ordinamentali del Goi che la mancata rimozione del talloncino antifrode apposto sulla scheda elettorale possa essere considerata motivo di invalidazione del voto espresso. Le indicazioni contenute in circolari di natura interpretativa, che non hanno valore giuridico, non possono essere utilizzate per giustificare tale invalidazione".
"In ogni caso - si aggiunge - l'errore consisteva nell'inserire nell'urna la scheda senza rimuovere il talloncino antifrode non è ascrivibile all'elettore, ma all'ufficio elettorale, che avrebbe dovuto rimuoverlo una volta presa in consegna la scheda all'esito dell'espressione del diritto di voto".
Quindi, spiega il giudice, "deve essere privilegiato il favore voti, non potendo essere rimessa alla condotta dei componenti del singolo ufficio elettorale circoscrizionale (i quali, in ipotesi, potrebbero avere interesse a favorire i componenti di una determinata lista) ogni decisiva determinazione al fine di condizionare la validità del voto espresso".
Per questo motivo “in definitiva l’operato degli elettori, i quali hanno espresso liberamente il voto, non può essere fatto oggetto di censura non essendo rimesso agli stessi l’adempimento di rimuovere il talloncino antifrode prima di depositare la scheda nell’involucro di raccolta”.
Il futuro della principale Massoneria italiana è tutt'altro che delineato e definito perché entrambe le parti promettono di darsi battaglia.
Il Grande Oriente d’Italia ha commentato la notizia con una nota in cui spiega che “provvederà all’adozione degli atti conseguenti ai fini della esatta esecuzione del provvedimento cautelare in conformità alla legge, fatti salvi gli esiti del proponendo reclamo“. Ciò significa che Seminario si opporrà alla decisione del Tribunale.
Vista da fuori è evidente che in gioco ci sia molto di più che la sola nomina del Gran Maestro, ma anche la direzione futura della stessa massoneria.
Chiunque siederà al vertice dovrà fare i conti con una realtà che ormai è stata dimostrata da recenti e passate inchieste giudiziarie, ovvero lo stretto legame che c'è tra mafia e massoneria.
Se non si parte da questo non potrà mai esserci alcun riscatto.

Foto © Imagoeconomica

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