L'analisi del criminologo Federico Carbone su Dark Side - Storia segreta d'Italia
"Una guerra sotterranea tra poteri invisibili". È questo ciò che si cela, secondo il criminologo Federico Carbone, dietro l'omicidio dell'agente di Polizia Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio (incinta) avvenuto il 5 agosto '89 a Villagrazia di Carini.
"Mafia, servizi segreti deviati e ambienti istituzionali corrotti si sono intrecciati in una fitta rete di depistaggi, un intreccio di silenzi e omertà che ha impedito per oltre tre decenni di fare chiarezza su una vicenda dove la violenza mafiosa si unisce a una strategia del silenzio gestita da chi, nello Stato, aveva tutto da perdere", scrive su Dark Side - Storia segreta d'Italia.
Lo scorso 7 ottobre, i giudici della Corte di assise di Palermo, presieduti da Sergio Gulotta, hanno condannato il boss dell'Acquasanta Gaetano Scotto all'ergastolo. Mentre in un procedimento parallelo (con rito abbreviato), a ottobre dello scorso anno la 2° sez. della Corte d’Assise d’Appello di Palermo, presieduta da Angelo Pellino, ha condannato all’ergastolo il boss del mandamento di Resuttana Nino Madonia.
Nel corso del processo è emerso che l’agente Agostino - al tempo in servizio al Commissariato di San Lorenzo - raccoglieva informazioni sui latitanti nel territorio del mandamento di Resuttana. "Un fatto importante da risultare decisivo nella valutazione di quella che deve essere la responsabilità di chi faceva parte di questa compagine criminale", hanno detto le difese di parti civili, gli avv. Monastra e Repici, nelle scorse udienze. 
"Questo ruolo, svolto al margine delle strutture ufficiali, lo aveva portato a operare in quella 'zona grigia' dove mafia e Stato deviato si sovrappongono, dove chi cerca la verità diventa inevitabilmente una minaccia per entrambi i mondi - scrive Carbone -. Il suo omicidio, avvenuto con precisione militare, mentre era insieme alla moglie incinta, non fu un semplice 'delitto di mafia'. [...] Subito dopo l’omicidio, uomini legati a 'strutture dello Stato' fecero sparire dalla sua abitazione documenti e appunti cruciali. Quell’intervento dimostra un altro livello di complessità: Agostino non fu ucciso solo per volere di Cosa Nostra, ma perché sapeva troppo, e parti dello Stato stesso avevano interesse a far tacere chi, come lui, era entrato in contatto con segreti troppo pericolosi.
"Le modalità operative con cui venne eliminato Nino Agostino riflettono un meccanismo ben collaudato, una strategia che rientra nelle operazioni coperte condotte da settori deviati dei servizi segreti italiani. In quegli anni, i servizi di sicurezza non solo collaboravano con Cosa Nostra, ma utilizzavano la mafia per eseguire operazioni sporche, eliminare oppositori o uomini scomodi con una precisione che gli apparati istituzionali non potevano permettersi di eseguire direttamente - continua il criminologo -. Uno degli elementi più caratteristici delle operazioni dei servizi segreti deviati è l’abilità nel creare depistaggi e confusione. Dopo l’omicidio di Agostino, la prima versione ufficiale parlava di un 'delitto passionale', un tentativo di ridurre il caso a un fatto di cronaca nera comune". 
Emanuele Piazza
"Queste operazioni si inseriscono nella più ampia strategia della tensione, dove attentati, omicidi mirati e azioni di destabilizzazione venivano orchestrate non solo per colpire la mafia, ma anche per proteggere equilibri di potere nascosti - spiega -. Gli omicidi di Nino Agostino ed Emanuele Piazza, avvenuti a pochi mesi di distanza, seguono un modus operandi simile: eliminare chi era diventato una minaccia per i legami tra Stato e mafia. Entrambi gli uomini stavano lavorando su informazioni delicate e riservate che collegavano Cosa Nostra e apparati deviati dello Stato".
L’omicidio di Emanuele Piazza, giovane agente del Sisde, "è il tassello mancante che rende questo mosaico ancora più inquietante". "Piazza, come Agostino, aveva accesso a informazioni riservate che riguardavano i legami tra mafia, massoneria e servizi segreti. Venne ucciso e il suo corpo sciolto nell’acido nel marzo 1990, pochi mesi dopo l’omicidio di Agostino. Anche in questo caso, la mafia eseguì il delitto, ma il vero mandante era da cercare altrove - scrive Carbone -. Piazza era in contatto con il 'Centro Skorpione di Trapani', una struttura formalmente legata a Gladio, l’organizzazione segreta della NATO. Anche qui, come nel caso di Agostino, l’obiettivo era chiaro: eliminare chi stava per scoprire o rivelare la rete di collusioni tra mafia e Stato. La vicinanza temporale tra i due omicidi e la somiglianza delle modalità operative indica una strategia ben definita, orchestrata da chi voleva mantenere i propri interessi intoccabili".
Vincenzo Agostino ed Agusta Schiera, genitori dell'agente Nino Agostino
Da un punto di vista criminologico, spiega Carbone, "l’omicidio di Nino Agostino rientra in quella che viene definita una 'strategia di contenimento' messa in atto da poteri occulti per eliminare le minacce alla loro stabilità. La mafia, in questo contesto, non agisce da sola, ma diventa uno strumento nelle mani di settori deviati dello Stato. Il delitto si configura come un esempio perfetto di crimine di potere, in cui l’obiettivo principale non è solo eliminare fisicamente un individuo, ma soprattutto annullare le sue informazioni, impedendo che esse possano destabilizzare il sistema di potere consolidato". Carbone, infine, chiosa scrivendo che "l’analisi di questo caso potrebbe trovare riscontro nei metodi di profiling criminale sviluppati da pionieri come John Douglas, uno dei fondatori dell’Unità di Scienze Comportamentali dell’FBI. Secondo Douglas, per comprendere il profilo psicologico di chi opera dietro questi crimini complessi, bisogna analizzare la 'firma' del crimine, ovvero ciò che lo rende unico. Nel caso Agostino, la 'firma' non si trova solo nell’esecuzione fisica dell’omicidio, ma anche nel complesso apparato di depistaggi e connivenze istituzionali che lo hanno seguito. Come suggerito da Douglas nel suo lavoro, spesso i crimini più intricati sono commessi da individui o gruppi che agiscono per proteggere segreti e consolidare il proprio potere".
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