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Condannato a 20 anni Domenico Salvatore Papalia, figlio di Antonio Papalia, storico referente delle ‘ndrine in Lombardia

Sei anni di condanna per il broker della droga Raffaele Imperiale e venti per Bartolo Bruzzaniti, anche lui uno dei principali intermediari del narcotraffico internazionale. Queste sono le pene principali, insieme ai 20 anni inflitti a Domenico Salvatore Papalia, figlio di Antonio Papalia, il referente della 'Ndrangheta in Lombardia. Le condanne sono il risultato del processo che ha messo in luce la convergenza di interessi tra ‘Ndrangheta e Camorra. Bruzzaniti, considerato uno dei principali intermediari del narcotraffico, è stato arrestato e successivamente estradato dal Libano in Italia nell'agosto 2023. Il narcotrafficante era coinvolto in un vasto giro di droga, cocaina in modo particolare, proveniente dal Nord Europa. La cocaina veniva trasportata in Italia e distribuita ai clan mafiosi operanti nella zona di Milano. I carichi erano enormi: fino a 200-300 kg per viaggio, trasportati da camion provenienti dall'Olanda e immagazzinati a Gerenzano, vicino Varese. Imperiale, originario di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, noto anche come il “boss dei Van Gogh” per il suo coinvolgimento in un clamoroso furto di opere d'arte, ne ha fatta di strada. Da giovane era conosciuto come “Lelluccio Ferrarelle” per il suo lavoro di venditore di bibite, prima di diventare uno dei principali riferimenti per il traffico di droga a livello mondiale. Imperiale è stato arrestato nel 2022 e successivamente ha deciso di iniziare a collaborare con la giustizia. La condanna inflitta a Imperiale si somma a un’altra già emessa in precedenza, portando la sua reclusione complessiva a 15 anni e 6 mesi. Entrando nel dettaglio dell’indagine condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Milano, in collaborazione con le Fiamme Gialle, il numero totale degli arrestati - ha reso noto la “Gazzetta del Sud” - è di 38 persone. Si tratta di un filone investigativo rilevante, che si intreccia con quello della Dda di Reggio Calabria e con un’altra operazione simile svolta a Genova, che ha portato ad ulteriori arresti. L’accusa sostiene che molte delle persone condannate fossero, in realtà, “espressione diretta” della ‘Ndrangheta e che operassero nell'area lombarda per coordinare l'importazione e lo stoccaggio della droga. Non sorprende, quindi, che quanto emerso rappresenti una sorta di “joint venture” tra la 'Ndrangheta e la Camorra, una vera e propria alleanza tra le due organizzazioni criminali per gestire il traffico di cocaina. Questo ha permesso loro di dominare una parte significativa del traffico internazionale di droga e, allo stesso tempo, consolidare la loro posizione finanziaria e territoriale nel controllo dello spaccio.

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