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Assassinata nel 2017, la giornalista era diventata un bersaglio dopo le inchieste su corruzione, riciclaggio e narcotraffico

Non si è mai tirata indietro, nemmeno quando denunciare abusi di potere poteva costituire una seria minaccia per la sua vita. Daphne Caruana Galizia, giornalista investigativa e blogger maltese, era nota per le sue indagini su corruzione politica, riciclaggio di denaro e criminalità organizzata. Viene uccisa a 53 anni, il 16 ottobre 2017, con una bomba piazzata sotto il sedile della sua auto. Tra i suoi lavori più celebri ci sono le inchieste sui Malta Files e i Panama Papers, entrambe legate a fughe di documenti finanziari che hanno rivelato complesse strutture di evasione fiscale e corruzione globale, coinvolgendo anche politici maltesi. Galizia aveva spesso criticato il governo maltese nei suoi articoli, incluso il primo ministro dell’epoca, Joseph Muscat, e altri membri del suo governo, accusandoli di essere coinvolti in attività illecite. Il suo lavoro le aveva procurato molti nemici, tanto da ricevere minacce e atti intimidatori per anni. La sua morte, un omicidio brutale ed efferato, ha scosso l’opinione pubblica internazionale, attirando l’attenzione sulla libertà di stampa, la corruzione anche ai più alti livelli del potere e sull’impunità. Dopo la morte di Galizia, i fratelli George e Alfred Degiorgio sono stati condannati a 40 anni di prigione dopo essersi dichiarati colpevoli dell'omicidio della giornalista maltese, evitando così la condanna all’ergastolo. Per quasi quattro anni i due fratelli avevano mantenuto il silenzio, nonostante le accuse e le rivelazioni fatte da alcuni pentiti. Tra questi, l'intermediario Melvin Theuma, un ex tassista e usuraio, che ha ottenuto il condono totale in cambio delle prove che hanno incastrato anche il mandante, il tycoon maltese Yorgen Fenech. Quest'ultimo è stato arrestato nel novembre 2019 e rinviato a giudizio come mandante dell’assassinio, grazie alla confessione di Theuma. Anche Vince Muscat, un tuttofare che ha patteggiato 15 anni di carcere, ha contribuito al caso, facendo emergere il nome di Theuma.


L’Europa celebra il giornalismo di qualità con il Premio Daphne Caruana Galizia, ma l’Italia?

In memoria della giornalista maltese assassinata nel 2017, il Parlamento europeo ha istituito nel 2020 un premio giornalistico dedicato a Daphne Caruana Galizia. L’obiettivo è onorare il giornalismo di qualità che difende valori fondamentali come la libertà di stampa, i diritti umani e lo Stato di diritto. Ogni anno, il 3 maggio, in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, viene annunciata una nuova edizione del premio. Con il “Premio Daphne Caruana Galizia”, l’Unione Europea celebra il giornalismo coraggioso che combatte la corruzione e difende i diritti fondamentali. L'Italia, come membro dell'Unione Europea, dovrebbe aderire pienamente a questi principi. Tuttavia, le recenti leggi e riforme, dall’era Cartabia fino all’attuale governo, hanno sollevato non poche preoccupazioni riguardo a un possibile deterioramento della libertà di stampa. Infatti, nonostante l’intento dichiarato di queste riforme sia la tutela della privacy e dell’ordine pubblico, è essenziale che non diventino un pretesto per limitare il giornalismo indipendente. L’attuale governo, guidato da Giorgia Meloni, ha introdotto ulteriori modifiche legislative che hanno intensificato il dibattito sulla libertà di stampa. Le nuove restrizioni, soprannominate “legge bavaglio” dagli addetti ai lavori, riguardano la diffamazione a mezzo stampa, la pubblicazione di informazioni riservate e l'uso delle intercettazioni nelle inchieste giornalistiche. Questi provvedimenti sono stati percepiti come un potenziale ostacolo alla stampa investigativa, creando un ambiente intimidatorio per i giornalisti e mettendo a rischio il loro ruolo di “cani da guardia” della democrazia. Inoltre, c'è il timore che queste leggi possano favorire un clima di autocensura tra i giornalisti, preoccupati dalle possibili ripercussioni legali delle loro inchieste. Sembra dunque che, con le sue restrizioni, l’Italia rischi di non onorare adeguatamente la memoria dei giornalisti “caduti in battaglia” come Daphne Caruana Galizia. Invece di proteggere e promuovere il giornalismo indipendente, le leggi attuali potrebbero minarne la libertà di stampa, compromettendo il ruolo fondamentale dei media nella difesa della democrazia e della trasparenza.

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