L'inchiesta di ‘Presadiretta’ sull’impero dei broker calabresi nel mondo. Il direttore di Antimafia Dos Mil: "L'Uruguay è un narcostato"
Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 14-10-2024.
“Abbiamo oggi una componente di 'Ndrangheta di rango molto elevato che, ovviamente, è diventata una sorta di holding che opera nel mercato mondiale degli stupefacenti”, a dirlo è il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo. Il magistrato calabrese è stato intervistato dai giornalisti di “Presadiretta” nell’ultima inchiesta “La Mafia dei soldi” del programma condotto da Riccardo Iacona, andata in onda ieri sera su Rai3, sulla criminalità organizzata e sull'intreccio tra economia legale e illegale in Europa come in Sud America. Droga e sangue, telefoni criptati e fiumi di denaro, sentieri del narcotraffico e grattacieli lussuosi, persino un’isola di fronte a Dubai, oggi sequestrata dallo Stato italiano. Sono tante e inaspettate le sfaccettature, illustrato con interviste e puntuali approfondimenti da ‘Presadiretta’, dell’holding internazionale della criminalità organizzata. Specialmente la ‘Ndrangheta, unica mafia presente in tutti i continenti, della quale Lombardo mette in allerta da anni rispetto alla sua ascesa internazionale e ai nuovi metodi che adotta per fare affari indisturbata. Come le criptovalute. “L’immagine che ho della 'Ndrangheta in questo momento è proprio riferibile a un termine tipico delle criptovalute. Mi sembra una grande blockchain criminale che trasforma il crimine a livello mondiale in una sorta di macromafia”, ha detto il pm alle telecamere di ‘Presadiretta’. “È vero che non ammazza come ammazzava prima, probabilmente anche grazie ai risultati raggiunti nell'azione di contrasto alle mafie italiane, ma è anche vero che quell'enorme disponibilità che oggi le grandi componenti mafiose hanno può essere paragonata a un insieme di bombe finanziarie sganciate sui mercati”. Il magistrato riporta che gli aggregati criminali "non hanno più territori, non hanno più confini". Si trascinano su tutti i continenti "con gli stessi modelli".
“È infatti una sorta di localizzazione mafiosa che diventa sistema globale”. E la mafia calabrese, sotto questo aspetto, spiega, “è particolarmente avanti perché ha capito che rimanere legata, mi verrebbe da dire imbrigliata, all'interno di determinati territori tradizionali era ovviamente una limitazione eccessiva rispetto alla capacità criminale che è in grado di esprimere. Certamente non comandano i picciotti. Certamente non comandano neanche i generali, che normalmente vengono identificati con i grandi capi. Le logiche sono di rango molto più elevato. Qui siamo, voglio dire, di fronte a strutture criminali che oggi hanno logiche finanziarie. Quindi necessariamente bisogna andare a ricercare le linee di comando a un livello molto alto”. “I centri di potere reale sono quelli in cui - ha aggiunto - chi ha grandi disponibilità finanziarie tenta di interloquire. Quell'interlocuzione deve essere impedita”. E a proposito di interlocuzione, Giuseppe Lombardo è il magistrato che ha guidato l’operazione "Eureka", un’operazione antimafia e antidroga imponente (la più grande operazione mai realizzata contro la ‘Ndrangheta in Europa) che ha svelato la strategia globale della 'Ndrangheta, evidenziando la sua capacità di operare su scala internazionale. Grazie alla decriptazione di messaggi scambiati tra i mafiosi tramite criptofonini, gli investigatori hanno tracciato la rete di approvvigionamento di cocaina, con 6 tonnellate trasportate tra il 2020 e il 2022. L'indagine ha portato all'arresto di 108 persone in Italia e ha coinvolto 8 paesi: Italia, Belgio, Germania, Spagna, Portogallo, Francia, Romania e Slovenia.
Antimafia Dos Mil: l’Uruguay è un narcostato
L’inchiesta Eureka ha toccato i livelli più alti dell’organizzazione criminale, permettendo anche di ricostruire la fuga e la latitanza (complessivamente durata 27 anni) del super boss Rocco Morabito, detto “Tamunga”, uno dei più grossi broker insieme al camorrista Raffaele Imperiale (‘Presadiretta’ approfondisce gli affari di entrambi). Nel 2019 Morabito riuscì incredibilmente a scappare dal carcere di Montevideo (Uruguay) con una fuga da film hollywoodiano e grazie alla complicità di agenti penitenziari. Sul tema, la giornalista Elena Stramentinoli, ha intervistato, direttamente a Montevideo, il direttore di Antimafia Dos Mil Jean Georges Almendras, che ha offerto uno spaccato dell’infiltrazione della mafia calabrese nel Paese.
“Parlare di narcotraffico in Uruguay significa affrontare il sistema politico. E il sistema politico è cooptato, infiltrato dai narcotrafficanti”, ha esordito Almendras. “Lo abbiamo visto con la fuga di Rocco Morabito. Sono passati cinque anni e nessuno è stato indagato dalla Procura. Lo abbiamo visto con il passaporto rilasciato a Sebastián Marset (grande narcotrafficante uruguaiano fuggito negli Emirati, ndr) a Dubai. Quando parlo di narcomafia, di sistema politico contaminato, dicono che sono esagerato, che da noi non è così. Ma dobbiamo aspettare che ammazzino i giudici per strada? Che il sistema mafioso internazionale si sia insediato qui da noi? Nessuno lo può più negare”, ha affermato. Secondo il direttore di Antimafia Dos Mil si è iniziato a parlare di ‘Ndrangheta “quando c'è stato l'arresto e poi la fuga di Rocco Morabito e la ‘Ndrangheta, da parola vuota, senza significato concreto, è diventata reale, una faccia precisa, un nome, quello di Rocco Morabito. Ma l'infiltrazione nella nostra società era già avvenuta”.
“Il traffico di droga - ha spiegato - ha bisogno di vie di trasporto per muovere tonnellate di cocaina e questo significa controllo delle dogane, controllo della rotta degli aerei, dei porti, e la corruzione dei funzionari pubblici nel nostro paese è facile perché c'è molta povertà; anche questo la mafia lo sa e ne approfitta”.
I soldi delle mafie nei paradisi fiscali sono più del debito italiano
Tra le varie personalità impegnate nel mondo dell’antimafia intervistate da ‘Presadiretta’ c’è anche Michele Albanese, giornalista calabrese che scrive per Quotidiano del Sud e ANSA che vive sotto scorta dopo le minacce di un boss della Piana di Gioia Tauro. Albanese spiega l’importanza, per le organizzazioni criminali globali, specialmente quelle sudamericane in affari con le locali di ‘Ndrangheta, l’importanza del Porto di Gioia Tauro (il più grande d’Italia, l’ottavo in Europa). Albanese fornisce un quadro netto della dimensione degli affari, in termini economici, della ‘Ndrangheta negli ultimi due anni.
“Nel 2022-2023, la Guardia di Finanza sequestrò circa 40 tonnellate di cocaina e, secondo il Questore di Reggio di allora, i sequestri ammontavano circa al 20% di quella che in realtà passava. Pertanto, se qui sono state sequestrate 40 tonnellate di cocaina, in quei due anni ne sono passate almeno 150-160. Si tratta quindi di 600 milioni di dosi di cocaina, che, se tu moltiplichi 600 milioni per esempio per 80 euro come media a dose, ti esce una somma che è il doppio della finanziaria approvata dal governo italiano quest'anno”. Cifre ciclopiche. “Si gira intorno ai 48-49 miliardi di euro e importanti istituti di ricerca ci dicono che il valore complessivo dell'economia illegale prodotta dalle mafie supera i 150-160 miliardi di euro all'anno”. Questi soldi, ha aggiunto, “vengono poi riciclati attraverso i paradisi fiscali e meccanismi sofisticatissimi”. Quindi “si ripuliscono e tu compri tutto. C’è uno studio che ipotizza che il solo valore, dei depositi bancari depositati nei paradisi fiscali riconducibili alle mafie italiane arrivi a circa 3000 miliardi di euro. Significa più del debito pubblico italiano. E questi sono numeri - ha concluso - che non possono non farci riflettere”.
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