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Sotto mirino il narcotraffico italiano, alla luce di nuovi scenari il report 2024 della DCSA

Nuovo report stessa storia, quella di un’Italia ormai forata e ferita dagli artigli dei vari rapaci, coloro i quali hanno condotto la vita di questo paese al collasso morale e strutturale. 

Stiamo parlando della criminalità in tutte le sue forme, dal nord al sud, ogni vicolo buglio è presenziato dai barbari della droga e della violenza, ma anche alla luce del giorno sotto i tetti dei palazzacci di potere, dove gozzovigliano aristocraticamente e ipocritamente i colletti bianchi, sta l’apice della piramide rovesciata, non da illuminati ma da ottenebrati. 

La narrazione è quella che si racconta dai tempi immemori, sino ad arrivare ad un unità d’Italia che già stava covando strutture criminali ancora acerbe ma potenzialmente un pericolo, fino ad arrivare ai giorni nostri con le mafie ed ogni sorta di criminalità organizzata, così ben intrecciata e filata questa rete da non riconoscersi più. Da elogiare l’incessante sforzo delle forze dell’ordine e dei centri di comando che quotidianamente lavorano per combattere, reprimere o per lo meno attenuare quel fiume travolgente putrito che attanaglia il Paese. 

Così un quadro abbastanza completo e dettagliato lo riporta la “Direzione Centrale per i Servizi Antidroga” nella “Relazione annuale DCSA 2024 (dati 2023) del 8 ottobre”, che approfondisce la situazione del traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope in Italia, ma non solo, sulla base dei dati e delle informazioni relative al 2023 – confrontati con quelli degli anni precedenti – forniti dalle Forze di polizia italiane ed estere, con il contributo delle Organizzazioni internazionali e Agenzie impegnate nell’analisi dei fenomeni legati alla produzione, traffico e consumo di sostanze stupefacenti.

Il documento è stato strutturato – anche con l’inserimento di box di approfondimento tematici – in una prima parte nel quale vengono analizzate le diverse tipologie di sostanze stupefacenti, fornendo per ciascuna un quadro di sintesi sull’attività di contrasto svolta ed esaminando le rotte seguite dai narcotrafficanti per trasferire le droghe dai Paesi produttori alle piazze di consumo. Nella seconda parte, la Relazione si sofferma sui risultati conseguiti dalle Forze di polizia italiane nella lotta al narcotraffico nel nostro Paese.

Dall’esame del fenomeno “droga” appare chiaramente come il carattere di transnazionalità continui ad essere confermato dai risultati delle maggiori operazioni di contrasto, da cui emerge l’impiego, da parte dei narcotrafficanti, di nuove strategie operative e la ricerca di rotte alternative per la movimentazione di carichi ingenti da un continente all’altro

Già è stato rilevante il contributo dato dalla DIA nel suo report 2023 sulle mafie nello specifico foggiane, siciliane, albanesi, nigeriane e laziali che avevamo contribuito a diffondere nel mese di giugno. In cui in entrambi rapporti a confronto si evidenziano le stesse caratteristiche dell'esistenza di un vero e proprio mezzo collante tra le organizzazioni criminali, il quale è la droga. Dalla produzione al suo smistamento attraverso la compravendita con mezzi non convenzionali, come deep web o dark web o altre forme di traffico. La droga è il motore dell’economia illecita insieme alle altre attività come riciclaggio, prostituzione e strozzinaggio, ma essa è la regina che muove ogni cosa.  

“ Il reato transnazionale per definizione, che non ha confini ma che, paradossalmente, gli assetti geografici rischiano di agevolare a causa di diversità, talvolta profonde, dal punto di vista culturale, economico, sociale, delle politiche giudiziarie e di sicurezza dei Paesi interessati.


iannotti pierangelo wiki

 - Scrive nella prefazione il Direttore Centrale il Gen. Pierangelo Iannotti - 

“Gli stessi soggetti coinvolti nelle attività connesse al narcotraffico presentano connotazioni differenti, frutto sia di tradizioni criminali locali sia di un’evoluzione determinata dalla globalizzazione. A ciò si aggiungono le opportunità offerte da internet, strumento estremamente funzionale, per caratteristiche, agli scopi delle consorterie malavitose: la rete ha creato una società digitale senza confini, in cui emergono fiorenti gli scambi commerciali, tra cui l’utilizzo delle criptovalute quale forma di pagamento e delle piattaforme criptofoniche per lo scambio di comunicazioni in piena sicurezza.

Si tratta di una problematica di non facile soluzione, aggravata sia dalla rete di protezione e connivenze di cui godono, in alcune zone, produttori e trafficanti di droga, talvolta contigui anche a gruppi terroristici, sia dai frequenti mutamenti degli scenari che vedono rotte e mercati gestiti da organizzazioni sempre più esperte, che giungono a frazionare i carichi illeciti per ridurre il rischio in caso di intervento delle Forze di polizia e che hanno assunto, ormai, connotazioni da multinazionali del crimine, favorite dalla vulnerabilità degli ambienti portuali.

 Questo commercio illegale, che rappresenta tra le attività sia lecite che illecite quella più remunerativa, non conosce crisi, come abbiamo sperimentato anche nelle fasi più restrittive del recente periodo di lockdown. Questi indicatori generali consentono di comprendere meglio le dinamiche del narcotraffico e di rendere più efficace l’attività di contrasto, come è possibile constatare nelle pagine che seguono analizzando i risultati del 2023, ma anche di introdurre un argomento sostanziale: un’adeguata azione di contrasto al fenomeno non può prescindere dall’adozione di mirate strategie, tra cui e in primis lo sviluppo di efficaci rapporti di cooperazione internazionale tra tutte le forze (istituzioni politiche e sociali, Magistrature, Forze di polizia e Agenzie) che agiscono nel segmento, proprio per superare quei confini geografici e politici che per le organizzazioni criminali, di fatto, non esistono. 

“Il mercato degli stupefacenti è diventato sempre più esteso, articolato e complesso, non solo per il proliferare di nuove sostanze psicoattive illecite o per l’apertura di nuovi mercati, ma soprattutto per la varietà delle relazioni che legano i gruppi criminali, alla costante ricerca di alleanze salde, strutture logistiche sicure e nuove opportunità per aumentare i guadagni. Anche nel 2023, il mercato è stato gestito da gruppi criminali che non pongono limiti ai confini geografici delle loro attività, dimostrando di essere in grado di superare qualsiasi difficoltà di comunicazione, trasporto e occultamento della droga. In aggiunta al coinvolgimento dei sodalizi mafiosi più volte riscontrato, le indagini condotte dalle Forze di polizia hanno documentato l’operatività di gruppi misti, costituiti da persone di diverse nazionalità, così come le interazioni tra componenti straniere e gruppi italiani, nonché tra sodalizi di matrice etnica diversa e tra gang di strada composte da giovani e giovanissimi che traggono la fonte principale del loro sostentamento proprio dallo spaccio di stupefacenti. Si tratta, a volte, di soggetti che, pur non essendo stabilmente inseriti in strutture criminali organizzate, hanno quelle capacità relazionali, logistiche, finanziarie e di comunicazione tipiche delle associazioni di tipo mafioso che puntano alla massimizzazione dei profitti.

Sempre nel 2023, il traffico di sostanze stupefacenti ha costituito uno dei principali reati-fine per tutte le organizzazioni criminali coinvolte, comprese quelle italiane. In questo scenario si è rafforzato il ruolo egemone della “'ndrangheta”, che ha rappresentato nuovamente l’organizzazione mafiosa italiana più insidiosa e pervasiva, nonché uno dei più potenti e pericolosi sodalizi criminali al mondo, contraddistinto da una pronunciata tendenza all’espansione su scala nazionale e internazionale. 

Grazie alla presenza di propri esponenti e broker operativi nei luoghi di produzione e nelle aree di stoccaggio temporaneo delle droghe situate in Europa, è l’organizzazione criminale più influente nel traffico della cocaina proveniente dal Sud America. La disponibilità di ingenti capitali di provenienza illecita e una spiccata capacità di gestione dei diversi segmenti e snodi del traffico le hanno permesso, nel tempo, di consolidare un ruolo rilevante nel narcotraffico internazionale, al quale altre reti criminali fanno riferimento per l’approvvigionamento della cocaina da destinare ai mercati di consumo. Per quanto riguarda l’organizzazione mafiosa cosa nostra, le indagini hanno attestato una sua persistente vitalità, un reiterato interesse per il traffico di stupefacenti, una notevole capacità di adattamento ai mutamenti di contesto e un approccio pragmatico al redditizio business del traffico di droga, che genera enormi introiti a fronte di minori rischi rispetto ad altri reati tipicamente mafiosi che di norma richiedono un elevato controllo del territorio, come ad esempio le estorsioni. 


narcotraf dossier dcsa

È stata proprio l’efficace azione di contrasto svolta dalle Forze di polizia contro il fenomeno estorsivo ad aver spinto le principali famiglie mafiose a recuperare il traffico delle sostanze stupefacenti quale voce fondamentale del bilancio criminale, sebbene in posizione di subalternità rispetto alle organizzazioni di tipo mafioso calabresi e campane sia per l’approvvigionamento dai Paesi produttori sia per l’importazione e la distribuzione sul territorio nazionale. 

Le indagini più recenti lasciano ipotizzare, tuttavia, l’avvio di una nuova fase dell’impegno di cosa nostra nel narcotraffico, caratterizzata dall’individuazione di canali di rifornimento da gestire autonomamente attraverso una propria struttura logistica, in modo da eliminare il ricorso alla partnership. Non è escluso, però, che le attività investigative possano subire ripercussioni negative in relazione al livello di complessità raggiunto dal narcotraffico all’interno di cosa nostra, essendo stata accertata la presenza di un numero molto consistente di soggetti coinvolti nelle diverse fasi del ciclo della droga, dall’approvvigionamento presso i fornitori fino allo spaccio al dettaglio. Anche la camorra ha proseguito la sua attività di importazione di stupefacenti, soprattutto hashish e cocaina, sfruttando per un verso le proprie proiezioni operative in Spagna e nei Paesi del Sud America, in Africa e nella penisola arabica, per l’altro verso la stretta collaborazione con le cosche calabresi. Dalle indagini più recenti emergono accordi e alleanze intrecciate con i trafficanti sia sudamericani che olandesi di origine marocchina attivi nei porti di Rotterdam (Olanda) e Anversa (Belgio). 

La “fluidità criminale” è sicuramente un elemento caratterizzante delle organizzazioni di camorra, un universo di clan e di gruppi spesso in conflitto tra loro per la gestione delle attività illecite sul territorio, dove si contendono le piazze di spaccio. La coesistenza nella stessa regione di gruppi criminali diversi per storia, struttura e scelte operative dà spesso vita a imprevedibili, quanto fragili, alleanze per il controllo delle aree di influenza. Ne conseguono equilibri precari, che vedono le leadership di alcuni clan in conflitto quasi perenne tra loro per l’acquisizione della totale egemonia sul territorio. Tale configurazione influisce anche sulle attività criminali legate alla droga. 

Le piazze si avvalgono del contributo di decine di affiliati, uomini e donne, tra capi piazza, pusher, pali, vedette, tra i quali giovani e giovanissimi, organizzati con turni regolari che assicurano la vendita di ogni tipo di stupefacente per 24 ore al giorno, procurando ai clan fatturati milionari. Si tratta di un modello criminale di forte penetrazione nel tessuto sociale di riferimento, che assicura ricambio di manovalanza e fidelizzazione anche solo tramite condotte emulative. 

In questo contesto anche la pubblicizzazione di alcuni cantanti neomelodici e trap, con l’apprezzamento dei contenuti delle canzoni tramite messaggi inviati da esponenti, anche giovanissimi, dei clan è un sistema per ostentare l’agiatezza e le ricchezze che ruotano intorno al mondo dello spaccio di stupefacenti, senza escludere l’ulteriore funzione promozionale e divulgativa finalizzata al reclutamento di nuove leve e al procacciamento di nuovi clienti per le piazze di spaccio. Le organizzazioni criminali pugliesi restano distinte sulla base delle zone geografiche in cui operano: la “mafia foggiana”, nelle diverse espressioni della “società foggiana”, della “mafia garganica” e della “malavita cerignolana”; la “criminalità barese”, predominante nel capoluogo di regione, e la “sacra corona unita”, tuttora radicata nel Salento. 


criminali puglia ia

Generata con I. A.


Insieme hanno continuato a rappresentare un multiforme, eterogeneo e difficilmente classificabile universo criminale, caratterizzato anche dall’assenza di leadership. Tutti questi fattori sono alla base della struttura frammentaria e mutevole delle consorterie pugliesi, incentrata sulla presenza di fazioni, e della loro composizione prevalentemente familiare. Al loro interno spicca la posizione sempre di maggiore spessore ricoperta dalle figure femminili, quasi sovraordinate rispetto agli altri consociati. Questa configurazione ha inciso anche sulla conduzione dei traffici e dello spaccio da parte dei clan pugliesi, con ruoli talora autonomi e talora “di servizio” nei confronti di gruppi criminali di diversa estrazione territoriale, anche mafiosi. E spesso con non rare, violente frizioni per il controllo delle piazze. 

Nel 2023, le strutture criminali di matrice etnica hanno continuato a sviluppare una loro autonomia operativa acquisendo capacità logistiche e relazionali idonee a gestire l’intera filiera dell’attività illecita, dal momento dell’acquisto della droga presso i grandi “cartelli” nei luoghi di produzione o di stoccaggio fino alla distribuzione al dettaglio. Tra le più agguerrite organizzazioni criminali straniere del narcotraffico attive sul territorio italiano e in tutta l’area del continente europeo troviamo le formazioni nigeriane che, riproducendo il modus operandi degli omologhi gruppi presenti in patria, sono risultate la componente più strutturata, ramificata e pervasiva. I sodalizi albanesi, strutturalmente organizzati in piccoli gruppi con una matrice familiare, sul modello di quanto avviene nei loro luoghi d’origine, hanno conquistato posizioni di tutto rispetto e di crescente insidiosità. Le organizzazioni criminali balcaniche, in particolare le compagini serbo-montenegrine, hanno assunto peculiare pericolosità avendo accumulato notevoli risorse finanziarie utili a potenziare la solida organizzazione e struttura paramilitare, nonché intessuto qualificate relazioni con i fornitori sudamericani.

 Le aggregazioni delinquenziali sudamericane, dal marcato profilo gangsteristico e composte da giovani e giovanissimi, hanno fatto registrare accesi contrasti interni per il controllo dei territori di spaccio nelle più importanti città metropolitane della Penisola, mutuando il modello tipico delle bande criminali salvadoregne. I sodalizi cinesi continuano, invece, a mostrare una significativa presenza nei settori della logistica, dei trasporti e della vendita al dettaglio di stupefacenti all’interno delle proprie comunità. Con riferimento alle organizzazioni nordafricane, invece, queste continuano a essere principalmente attive nel traffico e nello spaccio della cannabis e dei suoi derivati”.

Gli scenari non si esauriscono qui, ci vorrebbero interi volumi dedicati all’argomento nello specifico, tuttavia si è cercato di portare alla luce parte di ciò che si sapeva e parte più riservata, per far conoscere le dinamiche criminali che sottostanno e di fatto organizzano l’intera nostra struttura sociale. Il grande obiettivo delle forze dell’ordine nazionali ed internazionali in costante presa al contrasto ed alla diffusione degli illeciti e del crimine, nella fattispecie nel commercio delle droghe è quello il più possibile di fronteggiare un mostro che divora ogni cosa, soprattutto la speranza in un mondo migliore. Pertanto è nostro sacrosanto dovere difendere la verità, l’informazione e la giustizia che tutti meritano. 
  
Immagine di copertina generata con I. A.
  
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