Il documentario è stato presentato al Prix Italia. Scarpinato: “Aveva un cuore e una mente diversi da tutti gli altri”
“Il mio nome è Battaglia” è il titolo del documentario dedicato a Letizia Battaglia, presentato durante il Prix Italia a Torino e in programmazione su Rai3 il 4 ottobre in seconda serata. Fotoreporter italiana, nota soprattutto per il suo lavoro di documentazione della mafia siciliana e delle sue conseguenze sulla società, Battaglia ha lavorato anche come editrice e curatrice di mostre fotografiche, diventando una figura di riferimento per il fotogiornalismo ispirato all’impegno civile. Nel documentario compare anche l'ex magistrato e attuale senatore Roberto Scarpinato, che ha descritto Battaglia come una persona straordinaria, sottolineando la sua visione del mondo unica e rara: “L'organo della vista non è l'occhio, ma la mente, il cuore. E lei aveva un cuore e una mente diversi da tutti gli altri”. Il documentario, scritto e diretto da Cécile Allegra, ripercorre la vita di Battaglia dagli anni ’60, quando, sposatasi giovanissima, viveva intrappolata nei ruoli tradizionali di moglie e madre nella Sicilia patriarcale. Dopo una grave depressione decide di trasferirsi a Milano, dove inizia a lavorare come fotogiornalista, documentando le proteste studentesche e la vita degli emarginati. Nel 1974 decide di tornare in Sicilia dopo aver accettato l’offerta del giornale “L’Ora”, una scelta significativa in un periodo in cui la mafia siciliana, guidata dai corleonesi, dominava Palermo con una sanguinosa guerra tra clan.
In quegli anni, infatti, la celebre fotoreporter, scomparsa il 13 aprile 2022, divenne una testimone diretta di eventi drammatici che hanno segnato profondamente la storia del Bel Paese. Negli anni ’80 ha seguito da vicino il lavoro del pool antimafia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, immortalando arresti e processi. Ma il periodo più difficile per Letizia Battaglia arriva però negli anni ‘90, quando le stragi di Capaci e via d’Amelio, con le scene drammatiche che ricordavano i peggiori teatri di guerra, la toccano profondamente nell'anima, al punto da farle decidere di cambiare rotta e smettere di fotografare scene del crimine. Fabrizio Zappi, direttore di Rai Documentari, ha spiegato che il documentario è un omaggio a una donna coraggiosa, un documentario in linea con la missione della Rai. “‘Il mio nome è Letizia Battaglià’ è il ritratto di una donna appassionata, piena di speranza e di entusiasmo, che non ha mai smesso di combattere per le sue idee - ha detto Zappi - . Il racconto della sua storia da un lato si inscrive nella nostra linea editoriale perchè è il ritratto di un personaggio di eccellenza che ha contribuito al progresso civile del nostro Paese e, dall’altro, contribuisce a rinsaldare il legame di Rai con France Tèlèvision con cui negli ultimi tre anni abbiamo sviluppato un rapporto molto proficuo di coproduzioni che è sfociato nella costituzione di un progetto di collaborazione duraturo”.
Fonte: Italpress
Foto © Franco Zecchin
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