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Circa cinquantaquattro anni fa Leonardo Sciascia spiegò a Giampaolo Pansa “la teoria della palma” per indicare l’espansione della mafia al Nord. Era l’ottobre del 1970. Scrisse Pansa nel suo famoso Bestiario: “Andai a trovare Sciascia a Palermo. Tra le verità che mi offrì, una soprattutto mi colpì per la carica profetica. Lo scrittore mi domandò: “Conosce la teoria della palma?”. Ammisi di no. Lui proseguì: “Secondo una teoria geologica, per il riscaldamento del pianeta la linea di crescita delle palme sale verso il nord di un centinaio di metri all’anno. Per questo motivo, fra un certo numero di anni, vedremo nascere le palme anche dove oggi non esistono”. Gli chiesi: “Che cosa c’entrano le palme con la mafia?”. Sciascia sorrise: “Anche la linea della mafia sale ogni anno. E si dirige verso l’Italia del nord. Tra un po’ di anni la vedremo trionfare in posti che oggi sembrano al riparo da qualsiasi rischio. E anche al nord la mafia avrà gli stessi connotati che oggi ha nel sud.” I recenti fatti che, a seguito di una imponente operazione del GICO della Guardia di Finanza, hanno visto l’arresto, nel torinese, di Franco D’Onofrio considerato il boss delle ‘ndrine calabresi in Piemonte: un vero e proprio “ambasciatore” degli interessi economici criminali in quella zona del nord Italia.

L’operazione ha svelato un controllo totale economico di appalti edili, trasporti, forniture, insomma una capacità pervasiva della ‘Ndrangheta calabrese nel tessuto sociale ed economico più profondo del Paese che “produce”.

Spicca tra l’altro il coinvolgimento di un sindacalista della Filca Cisl di Torino: la fotocopia di un suo documento sarebbe stata trovata nel covo del superbo Pasquale Bonavota, arrestato nel 2023 a termine di una lunga latitanza. A quanto pare il boss avrebbe usato l’identità del sindacalista per coprire la propria latitanza. Il sindacalista, inoltre, avrebbe svolto un ruolo attivo, tesserando diversi edili al proprio sindacato attingendo in ditte legate alle cosche. Insomma, uno scenario quantomeno inquietante: l’allarme è serio e la preoccupazione che i corpi intermedi - anche più sani - della società vengano infiltrati dalla criminalità è altissimo e l’esempio del coinvolgimento di una importante sigla sindacale ne è la conferma.

Con grande lungimiranza, ma anche capacità di lettura del contesto e dei fatti, la Fillea Cgil Sicilia, già da anni, per voce del proprio segr. gen. Giovanni Pistorio ha lanciato l’allarme: “Rispetto al modo in cui la criminalità controllo il tema degli appalti, posso dire che si tratta di un complesso, e strutturato, modus operandi che va dal condizionamento delle gare di appalto all’aggiudicazione per finire anche ai servizi e alle forniture di materiale e manodopera. Non è solo caporalato, le mafie si organizzano su tutta la filiera e il loro fine è l’arricchimento ma anche il controllo sociale e politico del territorio”.

Nel colloquio con Pansa, Sciascia concludeva il suo ragionamento: “Qui da noi il mafioso si è mimetizzato dentro i gangli del potere. Una volta in Sicilia c’erano due Stati, adesso non ci sono più. Quello della mafia è entrato dentro l’altro. Un sistema dentro il sistema”.
 
In foto: un dipinto di Gaspare Mutolo
  

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