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La libertà di stampa torna nuovamente sotto attacco in Italia, con il rischio di sanzioni pesantissime per i giornalisti che pubblicheranno atti giudiziari. Le proposte legislative attualmente in discussione prevedono multe che potrebbero arrivare fino a mezzo milione di euro, sollevando un’ondata di preoccupazione tra i difensori della libertà di informazione e gli operatori del settore.


Le nuove misure: sanzioni pesanti per i cronisti

La proposta di legge nasce dall’iniziativa delle Camere Penali, il sindacato degli avvocati per un rafforzamento della presunzione di innocenza, già ribattezzato “bavaglio” dai suoi critici, che è in discussione in Parlamento.
In particolare si vorrebbe vietare la pubblicazione delle informazioni contenute negli atti giudiziari introducendo sanzioni pesanti (con multe che oscillerebbero tra i 25mila ed il mezzo milione di euro) per quei cronisti che decidessero di violarla.
La norma godrebbe del sostegno della maggioranza politica di destra, composta da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega e se ne sta discutendo nelle Commissioni Giustizia di Camera e Senato, per un parere, non vincolante, sul decreto attuativo.
Questa manovra rappresenta un chiaro tentativo di limitare il ruolo della stampa nel monitoraggio del sistema giudiziario e nella diffusione di informazioni di interesse pubblico.


Una norma che limita la trasparenza

Il cuore della questione riguarda il controllo sulla pubblicazione delle informazioni legate alle inchieste giudiziarie.
Da un lato gli avvocati delle Camere Penali, con in testa il presidente Francesco Petrelli, sostengono che l’introduzione di sanzioni severe sia necessaria per proteggere il diritto alla presunzione di innocenza degli imputati. Dall’altro, i giornalisti e le associazioni di categoria vedono in queste proposte una minaccia diretta alla libertà di informazione.


Un attacco diretto ai giornalisti

La proposta si muove in un contesto più ampio di restrizioni alla libertà di stampa. La legge attualmente in vigore prevede sanzioni modeste, da 51 a 258 euro, per chi pubblica atti coperti da segreto, cifre che le testate giornalistiche sono disposte a pagare.
Ma l'idea è quella di andare oltre, vietando ogni tipo di informazione.
L'ipotesi di incrementare drasticamente queste multe spaventa, in quanto potrebbe avere un effetto intimidatorio sui cronisti, dissuadendoli dal pubblicare notizie di grande rilevanza pubblica.
Il dibattito si intensifica ulteriormente con l’idea di applicare le sanzioni non solo ai giornalisti, ma anche agli editori, rendendoli responsabili penalmente, come previsto dal decreto legislativo 231 del 2000.


Un clima di incertezza

Le conseguenze di queste misure potrebbero essere devastanti per il giornalismo d’inchiesta, uno dei pilastri della democrazia. La pubblicazione di atti giudiziari, quando giustificata da un interesse pubblico prevalente, è una prassi fondamentale per informare i cittadini sugli sviluppi di vicende giudiziarie che coinvolgono personaggi pubblici o istituzioni rilevanti.
Le sanzioni proposte pongono una minaccia concreta alla capacità della stampa di svolgere il suo ruolo di “cane da guardia” della democrazia.
La discussione è ancora aperta, ma il rischio che le nuove norme vengano approvate in tempi brevi è alto. La decisione finale spetterà al governo, che dovrà scegliere se mettere in pratica un ulteriore giro di vite sulla stampa. Mentre i sostenitori della norma chiedono una maggiore protezione per gli imputati, è importante ricordare che la libertà di stampa è un diritto costituzionalmente garantito e fondamentale per la tenuta democratica del Paese.


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