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I finanzieri del Comando provinciale di Palermo hanno sequestrato due imprese operanti nel settore delle gelaterie e pasticcerie, nonché del relativo marchio Sharbat. Il provvedimento è frutto delle indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria che ad agosto avevano già portato alla custodia cautelare in carcere di un esponente di spicco del mandamento di San Lorenzo, Michele Micalizzi, e del gestore di un brand di gelaterie cittadino, Mario Mancuso, a capo della Magi srl, dichiarata fallita nel 2021, nonché al sequestro di somme di denaro per circa 1,5 milioni di euro. Mancuso, il “re” del gelato di Palermo, aveva come autorevole socio proprio il boss Micalizzi. Le indagini del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo diretto dal colonnello Carlo Pappalardo raccontano che il capomafia di Partanna Mondello tornato in libertà dopo 20 anni di carcere inquinava pesantemente l’economia cittadina. Condizionando l’attività di Mancuso, ma anche incontrando altri commercianti e professionisti, con cui progettava nuovi affari. La vera forza di Micalizzi, genero del vecchio boss di Partanna-Mondello Rosario Riccobono, è nel patrimonio di famiglia, che la corte d’appello di Palermo ha restituito dopo la confisca di primo grado per un cavillo. Riccobono, ucciso da Totò Riina nel 1981, non ebbe mai la misura di prevenzione personale, che all’epoca era il presupposto di quella patrimoniale e la cassaforte di casa, la società “Magis”, che gestisce immobili a Palermo per dieci milioni di euro, è tornata ai Riccobono. Con evidenti ricavi mensili di affitti. “Le investigazioni svolte dal Gico hanno dimostrato il pieno coinvolgimento del mafioso nelle iniziative dell’imprenditore - dice un comunicato del comando provinciale delle Fiamme Gialle, diretto dal generale Domenico Napolitano - un coinvolgimento con riferimento all’apertura di altri esercizi commerciali a Palermo. L’insieme degli elementi raccolti – proseguono gli investigatori - ha permesso di delineare l’esistenza di un gruppo imprenditoriale di fatto tra i due soggetti, costituitosi e sviluppatosi negli anni, attraverso le citate imprese, potendosi rilevare dunque un’operatività tipica di imprenditorialità mafiosa”. Per la gestione dei beni aziendali sequestrati, il cui valore, commisurato ai fatturati stimati, supererebbe i 2 milioni di euro, è stato nominato un amministratore giudiziario.

Foto © Imagoeconomica

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