Cade l'aggravante dell'agevolazione camorristica al processo d'appello per l'esplosione di due ordigni al ristorante "Pizza, cozze e babà", a Firenze la notte del 23 febbraio 2021. Così ha deciso la corte presieduta da Angelo Grieco, che ha ridotto anche le pene inflitte nel processo di primo grado nel luglio 2023, ai quattro imputati. Michele Cuomo, ritenuto il leader dell'omonimo clan di Nocera Inferiore, è stato condannato a 7 anni (8 in primo grado). I giudici hanno inflitto 3 anni e 6 mesi a Domenico Rese (contro i 4 anni e 3 mesi in primo grado) e 3 anni e 4 mesi a Vincenzo Ruffolo (invece di 3 anni e 6 mesi). Infine il parrucchiere Andrea Cutarelli è stato condannato a 2 anni e 4 mesi contro i 3 inflitti dal tribunale.
La notte del 23 febbraio 2021, due ordigni artigianali fecero saltare il bandone del locale di via Gabbuggiani, poco distante dalla Stazione Leopolda, legato ai Cuomo. Secondo la procura antimafia di Firenze l'attentato era stato pianificato da esponenti del clan rivale dei Piedimonte. La pizzeria, secondo l'accusa, era diventata la base delle riunioni dei Cuomo, che tendevano a espandere gli affari in Toscana. Le indagini portarono all'arresto di 10 persone. Il processo in abbreviato per l'attentato si concluse con la condanna di tre presunti mandanti per detenzione e porto illegale di esplosivi e danneggiamento aggravati dall'agevolazione del clan dei Piedimonte. Con il rito ordinario a processo andarono Cuomo, Rese, Rufolo e Cutarelli con l'accusa di associazione per delinquere con l'aggravante mafiosa finalizzata alla ricettazione, al furto, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco ed esplosivi, violazione della normativa sulla immigrazione, al riciclaggio. Il tribunale aveva già riqualificato il reato di associazione per delinquere in concorso di persona finalizzato alla violazione della normativa sugli stupefacenti, sulle armi la ricettazione di bici e usura con l'aggravante di aver agevolato la camorra e aveva fatto cadere l'accusa di violazione della normativa sull'immigrazione. Ora la Corte d'appello ha fatto cadere anche l'aggravante mafiosa.