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L’intervento del conduttore di Report al “Capaci Book Festival”


Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 17-09-2024


Quello che mi preoccupa di più sono le leggi liberticide che ci porteranno verso una sorta di obblio di Stato”. Non ha usato giri di parole Sigfrido Ranucci, intervenuto domenica pomeriggio al “Capaci Book Festival” alla presentazione del suo libro "La scelta" (ed. Bompiani), per commentare la recente “Legge bavaglio” varata dal governo Meloni.

Le mele marce ci sono in tutti i settori - ha detto il conduttore di Report, riferendosi alla pena del carcere per i giornalisti in caso di diffamazione -, però pensare a dei colleghi che siano dei ricettatori o degli spacciatori di informazioni illecite mi viene difficile e complicato. Un’informazione se è utile alla collettività la dai, altrimenti desisti”.

E Report la sa lunga sul tema. Una notizia se utile alla collettività va data, ha spiegato il giornalista, nonostante le querele temerarie e le richieste di risarcimento danni che in casa Report hanno raggiunto record mondiali: “Addirittura abbiamo avuto, per la prima volta, un intero partito, Fratelli d'Italia, che ha denunciato un nostro inviato, Giorgio Mottola, assieme al responsabile della trasmissione, per il tipo di inchiesta che abbiamo fatto sull'infiltrazione mafiosa all'interno dei partiti”, ha aggiunto Ranucci.

Penso a tutti quei colleghi della stampa internazionale, dei consorzi di giornalismo investigativo internazionale, come l’International Center for Journalists, l’Organized Crime and Corruption Reporting Project o l’Investigative Reporting Project Italy con i quali Report ha collaborato - ha continuato -. Insieme a loro sono state realizzate delle inchieste importantissime come i ‘Panama Papers’ o i ‘Paradise File’ che denunciavano la sottrazione di risorse pubbliche messe nei paradisi fiscali. Significa meno sale di terapia intensiva, meno welfare, meno insegnamento, meno strade sicure. Soldi messi nei paradisi fiscali a beneficio di poche persone: politici, reali e imprenditori”.

Mentre negli Stati Uniti questi consorzi sono stati premiati con il Pulitzer, qui in Italia gli stessi giornalisti rischierebbero il carcere - ha spiegato Ranucci -. Poi c'è il divieto di pubblicare i nomi che sono all'interno delle ordinanze di custodia cautelare; ovvero degli arrestati. E quindi i rapporti che avevano con terzi. Questa è un'altra grande anomalia fatta in nome della presunzione d'innocenza… chi è che non è a favore della presunzione d'innocenza? Bisogna mettersi d'accordo se questa può avvenire attraverso una sottrazione di informazioni, quindi un segreto, o attraverso invece una maggiore quantità di informazioni. Io sono per la seconda ipotesi. E lo dice uno che ha accumulato 188 tra querele e richieste di risarcimento danno per 125 milioni”.

Ranucci ha inoltre aggiunto che “il segreto favorisce un vizio della democrazia. Se tra quelli arrestati c'è qualcuno che ha a che fare nella gestione delle cose pubbliche, il fatto che ci sia qualcuno che possa detenere quel segreto, e ci sarà sicuramente, può costituire un'arma per rendere questa persona ricattabile e può fare delle scelte che danneggiano la collettività a nostra insaputa, perché la collettività non sa queste informazioni”.

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