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Le dichiarazioni del procuratore capo di Napoli sulle recenti riforme della giustizia, tra abuso d'ufficio e intercettazioni

Durante la festa de Il Fatto Quotidiano a Roma, Nicola Gratteri, procuratore capo di Napoli, ha criticato duramente le recenti riforme della giustizia. In particolare, ha evidenziato i rischi legati all’abolizione del reato di abuso d'ufficio e alla nuova gestione delle intercettazioni telefoniche, avvertendo che queste misure potrebbero agevolare la corruzione e indebolire la lotta contro la criminalità organizzata.


Abuso d’ufficio

Innanzitutto, l’abolizione dell’abuso d'ufficio è un regalo ai raccomandati”. Lo ha dichiarato il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, durante il suo intervento alla festa de Il Fatto Quotidiano a Roma, riferendosi al provvedimento voluto dal governo guidato da Giorgia Meloni, che ha suscitato fin da subito numerose critiche, incluse quelle della Commissione Europea per la Giustizia, la quale ha avvertito sui rischi legati alla depenalizzazione della lotta alla corruzione. Per giustificare l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, spesso si è parlato dei sindaci e della loro “paura per la firma”. “Ma hanno paura di cosa? Quando si hanno dei dubbi riguardo alla firma di un atto amministrativo, nei comuni superiori ai 15mila abitanti c’è il segretario comunale; poi, a livello provinciale, c’è il prefetto e il viceprefetto che possono dare consiglio. Per questo motivo - ha aggiunto Gratteri - la paura della firma sembra quasi una foglia di fico per non assumersi delle responsabilità, ma soprattutto perché il potere non vuole essere controllato”.


Le intercettazioni

Durante il suo intervento, Nicola Gratteri, intervistato dai giornalisti Marco Lillo e Antonio Massari, ha parlato anche di intercettazioni telefoniche. Su questo tema, il governo ha detto che costano troppo. Tuttavia, Gratteri ha smentito le parole del Guardasigilli, Carlo Nordio, con un esempio concreto: “Il ministro Nordio ha detto che costano 170 milioni l’anno. Vi faccio solo un esempio: a Napoli abbiamo sequestrato 280 milioni di Bitcoin, che abbiamo poi convertito in euro e trasferiti nel Fondo Unico di Giustizia. Quando la sentenza sarà definitiva questi soldi potranno essere spesi. Quindi con una sola operazione ci siamo pagati un anno e mezzo di intercettazioni telefoniche”. Per questo motivo, la realtà è ben diversa: “Con le intercettazioni - ha sottolineato Gratteri - lo Stato ci guadagna”. Soprattutto se si considerano “tutti i sequestri di beni di lusso, come oro, argento, orologi e pietre preziose, che potrebbero essere venduti all’asta”.  E aggiunge: “Il ministro Nordio ha detto che le intercettazioni relative a mafia e terrorismo non saranno toccate. Tuttavia, non ha chiarito cosa intende fare riguardo alle intercettazioni sui reati di corruzione, concussione e peculato: reati che spesso coincidono con la mafia e con una certa politica. In molti ambienti e territori - ha proseguito Gratteri - i reati di mafia e quelli della pubblica amministrazione si uniscono e diventano un'unica cosa. Quindi finiamola di fare queste distinzioni di comodo”.


Le riforme della giustizia dal governo Draghi a oggi

Durante la festa del Fatto Quotidiano, il procuratore Gratteri non ha risparmiato le critiche a editori e giornalisti accusati di essere stati troppo “timidi” nel denunciare i problemi legati alla riforma Cartabia e le sue disposizioni in materia di diritto di cronaca e di presunzione di innocenza. Del fatto che potrebbero essere situazioni in cui l'opinione pubblica non viene adeguatamente informata sui fatti, riducendo così la trasparenza nelle indagini e nei procedimenti giudiziari. “Io farei solo una cosa - ha spiegato Gratteri -: tutte le riforme, dal governo dei migliori a oggi, vanno abolite. Poi ricominciamo a parlare di giustizia”.

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