Possibile collaborazione tra 'Ndrangheta, mafia pugliese e albanese. Il criminologo: “Servono le giuste contromisure”
Dopo l'accordo tra il governo italiano di Giorgia Meloni e quello albanese di Edi Rama sui centri di accoglienza per migranti in Albania, la principale preoccupazione è che questa alleanza possa diventare un'opportunità per le organizzazioni criminali, che potrebbero arricchirsi sfruttando i flussi migratori. A lanciare l’allarme è il criminologo Vincenzo Musacchio sul quotidiano online “HuffPost”. “La costruzione dei due Centri per la gestione dei migranti salvati in mare, rispettivamente a Shengjin e Gjader - ha precisato Musacchio - sarà sicuramente importante dal punto di vista dei profitti economici per le due organizzazioni criminali. Chi non vede questa opportunità, per le consorterie criminali albanesi e italiane, poco o nulla sa delle ‘nuove mafie’ e delle loro attuali modalità operative”. Le due organizzazioni criminali citate dal criminologo Musacchio sono la ‘Ndrangheta e la mafia albanese, due realtà che, seppur in modo diverso, hanno vissuto negli ultimi anni una significativa evoluzione. La ‘Ndrangheta, tradizionalmente radicata in Calabria, ha saputo sfruttare il periodo in cui lo Stato italiano concentrava la sua attenzione sulla mafia siciliana, per espandere i propri affari nell'ombra, diventando un attore di primo piano nel traffico internazionale di droga e nel riciclaggio di denaro, infiltrandosi profondamente nell’economia legale. La mafia albanese, invece, ha acquisito un ruolo sempre più centrale nel traffico di stupefacenti, in particolare cocaina ed eroina, oltre che nel traffico di armi e esseri umani. Negli ultimi anni ha esteso la sua attività non solo nei Balcani, dove ha consolidato la sua presenza, ma anche in diversi Paesi europei, tra cui Germania, Olanda, Belgio, Regno Unito e Italia. Per quanto riguarda i due centri di accoglienza per migranti in Albania, citati da Musacchio, si tratta di quello di Gjader, situato in un'ex base militare a 70 chilometri a nord di Tirana, e di quello all'interno del porto di Shengjin. Entrambe le strutture sono nate da un accordo tra i due governi, quello italiano e quello albanese, e prevede l'accoglienza di 36.000 migranti all'anno, ma i lavori sono stati segnati da ritardi e costi elevati, con stime ridotte a 1.000 migranti al mese invece di 3.000.
Riprendendo l'allarme lanciato da Vincenzo Musacchio, le mafie potrebbero infiltrarsi nei processi di costruzione e gestione dei centri attraverso appalti e subappalti, specialmente in settori come l’edilizia, i trasporti, i noleggi, ma anche nella fornitura di manodopera, ristorazione e sicurezza: ambiti che offrono alla criminalità organizzata opportunità per mascherare le proprie attività illecite. Queste occasioni potrebbero attirare, oltre alla 'Ndrangheta e alla mafia albanese, anche l'attenzione della mafia pugliese. Va inoltre ricordato che la cooperazione tra mafia albanese e italiana è stata ampiamente documentata nel corso degli anni. Il cosiddetto “corridoio adriatico” ha spesso facilitato il traffico di armi, droga e di esseri umani, attività che, da ora in poi, potrebbero continuare utilizzando il traffico di migranti come copertura. Il primo ministro Edi Rama ha minimizzato l'importanza della mafia albanese, definendola un problema “marginale” e “sotto controllo”. Tuttavia, Musacchio ha sottolineato che questo atteggiamento non è adeguato per contrastare la mafia albanese, che nel tempo è riuscita a diventare un attore cruciale nel crimine organizzato internazionale. Per quanto riguarda i centri per l’accoglienza dei migranti in Albania si è espressa la premier Giorgia Meloni, che ha dichiarato: “Tra qualche settimana sarà pronto il Protocollo con l'Albania, e su questo progetto dovremmo essere molto attenti e scrupolosi perché abbiamo gli occhi del mondo puntati addosso”. Al di là degli “occhi puntati addosso”, il problema esiste e richiede un monitoraggio adeguato. “Se Italia e Albania non adotteranno le contromisure idonee - ha concluso Musacchio - si rischia di dare l’input (con dolo o colpa, questo lo vedremo nel tempo) ad affari e investimenti strettamente connessi con i flussi migratori proprio nell’Adriatico”.
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