L’intervista del figlio del Generale assassinato da Cosa nostra a Repubblica Palermo
“È importante andare nei luoghi dove è stata fatta la storia". Così il professore Nando dalla Chiesa sulle colonne di Repubblica Palermo. Il figlio del generale Carlo Alberto dalla Chiesa oggi era presente a Palermo durante la commemorazione della strage di via Carini. Assieme a lui anche un gruppo di 40 studenti universitari di scienze politiche di Milano. "Vorrei che i miei studenti incontrassero mio padre nei luoghi simbolo che visiteremo — spiega — da via Carini, teatro della strage del 3 settembre 1982, alla prefettura, alla Legione carabinieri, al palazzo di giustizia, alla caserma di Corleone". "Il titolo del nostro percorso è Palermo, capitale di mafia e di antimafia. Vorrei che si capisse la complessità della storia di questa città. Perché nella storia, in realtà, non si riparte. Questo ho imparato, c'è un flusso nella storia. E bisogna saperlo orientare, nel modo migliore, con i propri comportamenti", continua. "Non bisogna dimenticare che Palermo è stata capitale di mafia - aggiunge -: se in Italia è esistito uno Stato parallelo, a volte intrecciato con quello ufficiale, la sua capitale è stata Palermo. Non Roma, come spesso si dice. E la mafia si è articolata in varie fasi, anche questo è importante non dimenticare, per cogliere le evoluzioni del fenomeno: dalla strage di Portella della Ginestra all'assassinio dei giudici, alle stragi del 1992-1993. Oltre al sangue, ci sono state le collusioni, le relazioni. Penso a una figura come quella di Michele Sindona, che ha messo insieme la finanza sporca, la mafia, gli affari che vanno oltre oceano, la massoneria". E ancora: "Oggi l'antimafia ha bisogno di nuove narrazioni, perché troppo spesso i racconti sulla mafia sono stereotipati. L'antimafia deve continuare a confrontarsi con la storia vera. Era l'intuizione di Francesca Serio, la madre del sindacalista Salvatore Carnevale, quando diceva a Carlo Levi: ‘Lei lo deve fare passare alla storia’. E non è che non avesse fiducia nella giustizia, perché era andata a denunciare gli assassini del figlio. La storia passa dai posti dove hanno vissuto i nostri martiri, Falcone, Borsellino e tutti gli altri. Ecco, io mi sento un testimone di quella storia, e continuo a raccontarla ai miei studenti".
Presente alla commemorazione in via Carini anche Simona dalla Chiesa, una delle figlie del Generale. “Sapevamo perfettamente la situazione di pericolo e, soprattutto di isolamento, in cui mio papà era stato lasciato dalla politica del tempo - ha detto -. Eravamo consapevoli ma per me che ero sua figlia era invincibile ed ero convinta che anche in quella situazione così complessa ce l'avrebbe comunque fatta”.
Foto © Davide de Bari
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